In questa occasione un’antologica dell’artista, che coprirà quasi un trentennio a partire dal 1990, sarà allestita negli adiacenti spazi espositivi del Blavatnik Building progettato da Herzog & de Meuron.
Olafur Eliasson: in real life non ricreerà l’installazione fortemente suggestiva in cui lo spazio era interamente occupato dalla rappresentazione del sole e del cielo realizzata con la luce e la foschia, ma comprenderà circa trenta opere singole, 29 delle quali mai presentate finora in Gran Bretagna. Tra le opere in mostra Your Blind Passenger (2010), un’installazione in cui i visitatori si incrociano in una lunga galleria satura di foschia luminosa.
La scelta, come suggerisce il titolo della mostra, vuol mostrare come l’opera di Eliasson si estenda ben oltre il mondo dell’arte per affrontare problemi giganteschi come il riscaldamento globale.
Come ‘preliminare’ alla mostra – l’artista ha dichiarato nel corso della conferenza stampa alla Tate – all’esterno del museo londinese sulla riva del Tamigi è stata installata Ice Watch. L’opera, che fa parte di una serie, comprende 24 blocchi di ghiaccio in corso di scioglimento, prelevati in Groenlandia dalla banchisa che si sta liquefacendo.
Com’è tipico dell’artista l’opera, come tutte quelle comprese nella mostra, si fonda sull’esperienza sensoriale.
“Le opere di Olafur”, dichiarano a Domus i suoi collaboratori, “privilegiano in generale l’esperienza e l’incontro che i visitatori creano con esse, in uno spazio condiviso e reciprocamente mediato.”
In molte opere la sintesi coincide con il corpo del fruitore, attraverso il verificarsi di una reazione personale all’opera che spesso non si traduce in un’immagine, come osservano i curatori Mark Godfrey ed Emma Lewis. “Nemmeno il fotografo più straordinario può cogliere ciò che prova nell’esperienza fisica di un’opera d’arte o nel vedersi intorno amici, familiari, estranei che provano la stessa cosa”, dichiarano a Domus.
“Nell’intenzione di Olafur”, commentano i collaboratori di Eliasson, “l’adeguarsi alle formule di Instagram non è certo un criterio di creazione artistica. Ma contemporaneamente Olafur, e in generale chi lavora con lui, cerca di accettare i social media come un nuovo modo dei fruitori di entrare in contatto e collaborare con l’opera: non lo consideriamo come qualcosa che sminuisce l’‘aura’ dell’opera d’arte”.
“Inoltre l’esperienza senza mediazioni dell’hic et nunc offerta dalle installazioni è ciò che i fruitori troveranno convincente, come nel caso di Ice Watch, dove le persone entrano in contatto diretto con qualcosa di cui per la maggior parte hanno solo letto o che hanno solo visto in fotografia. E questa, per Olafur, è da tempo un’attenzione centrale.”
Eliasson, integrando ulteriormente la sua attività nella vita reale, farà una chiamata via Skype una volta la settimana per svelare ai visitatori i meccanismi del suo studio, collegando le opere compiute alle idee attualmente in corso di realizzazione.
L’attività artistica si infiltrerà anche negli spazi della Tate, dove il Terrace Bar offrirà un menu ispirato alle famigerate colazioni di lavoro di Eliasson, portando nel museo piatti biologici e sostenibili.
Olafur Eliasson: In real life sarà inaugurata alla Tate Modern l’11 luglio 2019 e resterà aperta fino al 5 gennaio 2020.
Olafur Eliasson torna alla Tate
L’artista dano-islandese Olafur Eliasson ritorna la prossima estate alla Tate Modern di Londra, a sedici anni da quando la Turbine Hall si illuminò del suo fondamentale Weather Project.
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- Jessica Mairs
- 04 febbraio 2019
- Olafur Eliasson: In real life
- Mark Godrey and Emma Lewis
- Tate Modern
- Bankside, London, UK, SE1 9TG
- 11 July 2019 - 5 January 2020