This love of mine, my Valentine

Cupido è il simbolo d’amore: ecco come è stato rappresentato nell’arte di Correggio, Caravaggio, Manfredi e Parmigianino, tra luce e ombra, passione e fragilità.

Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque è dato per il desiderio e l'aspirazione all’intero.

Platone, Simposio 192e

Nel tripudio commerciale di San Valentino, mentre l'aria è satura di inviti all'acquisto e i cuori sono preda del marketing, il pensiero comune corre a Cupido, nume alato che saetta i mortali con frecce di passione. Oltre l'immagine divenuta icona di una festività consumistica, si cela un'entità psichica complessa, emanazione di desiderio e passione che dimora nell'animo umano. Un'energia che si rivela attraverso simboli e metafore, un linguaggio che dialoga con la coscienza: frecce, arco, faretra, elementi che svelano una dimensione interiore di passioni e affetti che trascende la logica. Cupido, presente nell'arte e nella mitologia, è una delle innumerevoli forme in cui l'anima si manifesta, invitandoci a esplorare le profondità del nostro essere e interrogarci sul significato arcano di amore e desiderio.

Nelle opere di Correggio, Caravaggio, Manfredi e Parmigianino, Cupido si mostra in fogge diverse, ognuna con peculiarità e valore simbolico.

Correggio, Venere con Mercurio e Cupido, 1525 circa

Correggio lo dipinge come un putto paffuto e giocondo, intento a suggellare l'unione tra Venere e Marte, simbolo dell'amore che amalgama e armonizza. La sua presenza è discreta, ma imprescindibile, la pennellata morbida e sfumata, la luce calda e avvolgente, creando un'atmosfera di serena intimità. Un Cupido innocente e giocoso, espressione di un amore puro e spontaneo.

Caravaggio, invece, rappresenta Cupido come un fanciullo abbandonato al sonno, in una posa che evoca fragilità e vulnerabilità, la luce cesella il suo corpo, creando un contrasto netto con l'oscurità circostante, il realismo è accentuato da elementi simbolici, come le frecce e la faretra, un Cupido vulnerabile e fragile, simbolo dell'amore che può essere ferito e deluso, un amore tormentato e ambiguo, sospeso tra luce e ombra, un sentimento intenso e passionale, capace di gaudii supremi ma anche di patimenti profondi.

Cupido, presente nell'arte e nella mitologia, è una delle innumerevoli forme in cui l'anima si manifesta, invitandoci a esplorare le profondità del nostro essere e interrogarci sul significato arcano di amore e desiderio.

Nel dinamico fermento del primo Seicento romano, un artista emerge con un linguaggio pittorico che, pur nutrendosi della rivoluzionaria lezione caravaggesca, se ne distacca con orgogliosa originalità: Bartolomeo Manfredi. La sua tela, "Venere, Marte e Cupido", ne è un fulgido esempio.

Manfredi sovverte l'impianto compositivo tradizionale, dispiegando le figure in un triangolo dinamico, i cui vertici sono animati da moti concentrici di una vibrante energia.

Parmigianino, Cupido che fabbrica l'arco, 1523-1524

La Venere di Manfredi non è la Venere ieratica e composta della tradizione classica. È una dea sensuale, dalle forme piene e dai colori vividi, che sembra animarsi sotto lo sguardo dello spettatore. L'uso del colore è un altro elemento che caratterizza lo stile di Manfredi. La sua tavolozza è ricca di tonalità intense e smaltate, i contrasti sono netti e decisi, come il blu elettrico che fascia il corpo di Cupido. Le superfici dei corpi sono levigate, quasi a voler sottolineare la loro carnalità.

Accanto a Venere, troviamo Marte, il dio della guerra, che con un gesto di veemenza afferra il braccio di Cupido.

La figura di Cupido, il dio dell'amore, è raffigurata con una vivacità e un realismo che catturano l'attenzione dello spettatore. Il suo corpo, in tenera età, è modellato con una precisione che rivela la maestria di Manfredi nel rendere la plasticità delle figure.

Bartolomeo Manfredi, Cupido castigato, 1613

La critica ha evidenziato come il pugno di Marte, che afferra con veemenza il braccio di Cupido, sia un gesto di grande forza espressiva. Un dettaglio che rivela la capacità di Manfredi di infondere drammaticità e pathos nelle sue figure.

Infine, nel Parmigianino, Cupido è intento a forgiare il suo arco, strumento di seduzione e di conquista, la sua figura è caratterizzata da una grazia e da una raffinatezza che ne sottolineano la natura divina, un Cupido costruttore di strumenti d'amore, un simbolo del potere seduttivo e conquistatore dell'amore, l'attenzione ai dettagli e la cura nella resa dei materiali testimoniano l'abilità tecnica dell'artista, un amore artificiale e raffinato, espressione di una società alta e sofisticata, un sentimento complesso e contraddittorio, un gioco di seduzione e di potere

Queste opere, pur nella loro diversità, ci narrano di un'unica realtà: l'amore è una forza potente, capace di trasmutare la nostra esistenza e di dischiuderci in una dimensione di significato più profonda. L’arte non è la rappresentazione della realtà, ma la sua interpretazione.

Immagine di apertura: Caravaggio, Cupido che dorme, 1608

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