A Venezia, Punta della Dogana mostra il proprio carattere paesaggistico. A dieci anni dalla sua apertura, la settima mostra della creatura di Tadao Ando è intitolata Luogo e Segni. La collezione Pinault è stata premiata nel 2007 e ha affidato il restauro dell’imponente complesso all’architetto giapopnese. Nel giugno del 2009, dopo 14 mesi di lavori, Punta della Dogana ha riaperto al pubblico. Sede di una dogana del diciassettesimo secolo, trasformata in museo all’inizio del XXI secolo, questo edificio ha una duplice temporalità. E oggi sembra in costante movimento.
I fenomeni naturali e meteorologici sono onnipresenti. Circondato dall’acqua e situato nel punto di confluenza del Canal Grande e del Canale della Giudecca, l’edificio è in costante cambiamento in relazione all’ora del giorno, alla luce, al cielo, al mare, al vento, alla pioggia e alle stagioni. Così “Luogo e Segni” apre spazi narrativi, creando nuove possibilità di abitare l’edificio, trasformando la memoria in un oggetto e l’oggetto in memoria, oltre che attraverso relazioni dirette o indirette tra artisti, sulla base di della poesia di Etel Adnan e di altri scrittori.
La mostra prende il nome da un’opera d’arte di Carol Rama esposta nella mostra. I percorsi presentano cambiamenti e metamorfosi, sottolineando la forza senza precedenti delle energie che emanano da questa ambientazione. Basti pensare a come la lunga bandiera di Wu Tsang è disposta nel Torrino che risponde alla figura di Fortune, fluttuando nel vento e intensificando i suoi colori iridescenti alla luce del giorno.
La luce, simbolo di grazia, si diffonde ovunque, evocando mondi di sogni. Come nel pezzo di Ann Veronica Janssens composto da polvere glitterata sparsa sul terreno, che mette in discussione la luce e la sua materialità. Un corpo senza corpo, al tempo stesso incerta e definita sembra, a seconda della direzione della luce, fluttuare, muoversi e spostarsi sul terreno. Agisce quindi fisicamente sullo spettatore, suscitando sensazioni molteplici. L’installazione di Roni Horn, Well and Truly, ci offre “la pace e la tranquillità per immaginare” un nuovo azzurro. Situato nel “Cubo” di Punta della Dogana, questo lavoro è immaginato come il cuore pulsante della mostra.
“Luogo e Segni” è l’itinerario di una geografia interiore in cui natura, creazione e poesia si intrecciano e trae particolare ispirazione dagli scritti del poeta e artista Etel Adnan, con il quale molti artisti in mostra condividono un legame forte. Facendo eco alla poesia di Adnan, la mostra evoca il carattere apparentemente sfuggente degli elementi naturali, mettendo in scena i vari cambiamenti atmosferici e le trasformazioni ambientali che pervadono lo spazio: l’azzurro del cielo e l’oscurità della notte, i suoni e i profumi.
La mostra comprende il riflesso del cielo di Venezia nelle lastre di vetro di Roni Horn e negli specchi d’acqua di Nina Canell, i riflessi di luce del Canale della Giudecca proiettati nello scintillio di Ann Veronica Janssens o nei dipinti di Rudolf Stingel e Édith Dekyndt. In alcuni casi, però, è al contrario una relazione paradossale, in contrasto con il contesto, come nel caso delle opere di Dominique Gonzalez-Foerster o Philippe Parreno, che mascherano il punto di vista che si dovrebbe avere sul Grand Canal o il Canale della Giudecca e sostituiscono il paesaggio della città con i paesaggi interiori.
La celebrazione decennale di Punta della Dogana esalta e stratifica le vicende legate al ricordo del luogo, innestando in modo raffinato ogni singola opera attraverso l’evocazione delle mostre susseguitesi nei suoi dieci anni di attività. Da “Mapping the Studio” (Felix Gonzalez-Torres) a “Accrochage” (Nina Canell, Cerith Wyn Evans), “Elogio del dubbio” (Roni Horn) e “Slip of the Tongue” (Lee Lozano). Come un’ouverture nella musica, la prima stanza espone tutti i temi e le atmosfere che attraversano la mostra.
La memoria degli scambi di visioni tra Roni Horn e Felix Gonzalez-Torres introducono uno dei principali leitmotiv di “Luogo e Segni”, quello dei rapporti di amicizia, amore, ispirazione, ammirazione e dialogo (reale o semplicemente sognato) tra artisti. Tributi, citazioni (presi fino al punto di ripetizione di Sturtevant), la visione di un artista del lavoro di un altro (Liz Deschenes e Berenice Abbott), un invito da un artista all’altro (Philippe Parreno e Etel Adnan) e opere di collaborazione, come quelle di Julie Mehretu e Tacita Dean, Anri Sala e Ari Benjamin Meyers, Charbel-Joseph H. Boutros e Stéphanie Saadé.
Estremamente sensibile ai propri livelli di lettura, la mostra potrebbe rappresentare un ibrido tra scrittura e pittura che si apre come un ampio panorama le cui sequenze si armonizzano, secondo combinazioni sistematicamente diverse. Numerose sono anche le opere collaborative in mostra, come le leporelli (La linea respiratoria) di Anri Sala e Benjamin Ari Meyers, così come i lavori ideati congiuntamente da Julie Mehretu e Tacita Dean o Artists’s Breaths (omaggio a Piero Manzoni), il pallone in cui Charbel-joseph H. Boutros e Stéphanie Saadé hanno mescolato le loro esalazioni.
Questa nuova aria, quella della coppia, gradualmente, nel corso della mostra, si fonde discretamente e sottilmente nell’atmosfera di Punta della Dogana. Inaspettate e commoventi, tutte queste collaborazioni producono spazi intimi. Elementi che invitano i visitatori ad entrare in spazi di dialogo semplici ed evidenti, dove tutti sono in grado di creare opere congiunte.
- Titolo mostra:
- Luogo e Segni
- Date di apertura:
- Dal 24 marzo al 15 dicembre, 2019
- Concepito da:
- Mouna Mekouar e Martin Bethenod
- Sede:
- Punta della Dogana
- Indirizzo:
- Dorsoduro, 2, 30123 Venezia