È piuttosto raro vedere un museo ospitare un altro museo, ancor più se il museo ospite è in realtà un romanzo ed entrambi sono, di fatto, case-museo che raccontano le vite dei loro rispettivi proprietari. Ma questo è esattamente quel che sta accadendo nel cuore di Milano, dove fino al 24 giugno il Museo Bagatti Valsecchi espone 29 delle 83 teche che contengono gli oggetti, ossia l’hardware, del Museo dell’Innocenza di Istanbul.
Milano. Al Bagatti Valsecchi il Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk
In mostra a Milano, 29 delle 82 teche del Museo dell’Innocenza dello scrittore Premio Nobel Orhan Pamuk danno vita a un “museo nel museo” e creano un dialogo con le straordinarie collezioni di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi.
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- Stefano Pirovano
- 31 gennaio 2018
Per capire l’eccezionalità dell’evento bisogna però fare qualche passo indietro, ovvero tornare all’inizio del secolo, quando il Nobel turco Orhan Pamuk partorisce l’idea di scrivere un libro che sia anche un museo, oppure un museo che sia anche un libro. Così Pamuk comincia a raccogliere oggetti di varia natura, prendendoli un po’ ovunque intorno a sé, e li usa come fossero punti che la narrazione letteraria man mano connette.
“Più oggetti raccoglievo, e più scrivevo”, dice l’autore, insistendo sul fatto che romanzo e museo “fisico” sono nati e cresciuti simultaneamente. Entanglement creativo. Il libro esce nel 2008, e racconta di un amore nabokoviano che è soprattutto il percorso attraverso cui il protagonista, Kemal, colleziona e poi sublima gli oggetti che racconteranno ai visitatori del Museo dell’Innocenza la sua storia d’amore con la bella e sensuale Füsun.
I toni sfiorano il melodrammatico, ma chi ha saggiato la Turchia capirà che questa distanza dai modi occidentali è una cifra molto importante nell’economia del romanzo, e forse anche la sua più istruttiva criticità. Il museo apre al pubblico solo nel 2012, nella casa che è stato il luogo degli incontri tra i due amanti (qui potrebbero accendersi le immagini dell’appartamento di Ultimo Tango a Parigi o di quello che Carlo Mollino usava per scattare i suoi nudi). Ma il ritardo rispetto al libro, spiega Pamuk, è dovuto a banali complicazioni di carattere pratico.
Negli ultimi fondamentali capitoli, Kemal analizza, più che raccontare, tanto il motivo per cui ha deciso di creare un museo – qui il tema della memoria si fa escatologico e l’amante si rivela per quel che in realtà è, un collezionista –, quanto i modelli che, viaggiando in lungo e in largo, ha trovato più adatti al suo fine supremo: rappresentare l’eterno amor che move il sole e l’altre stelle. Per fortuna, per magia, o per astuzia, il primo tra questi modelli è proprio il Bagatti Valsecchi di Milano. “Mi ero reso conto che la vera casa di un autentico collezionista deve essere il suo museo”, dice a un certo punto Kemal (nel capitolo 81). Quale posto migliore, dunque, della casa-museo di due straordinari collezionisti come i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi?
Pamuk aveva visitato per la prima volta l’impareggiabile residenza di via del Gesù nel 2000, e poi ancora nel giugno del 2007, poco prima dell’uscita del romanzo, quando sul libro d’oro del museo ha lasciato scritte queste parole: “È la terza volta che visito questo straordinario museo. Amo questa casa, l’idea e la fantasia che si celano dietro queste pareti. Mi hanno ispirato molto per il romanzo che sto scrivendo, The Museum of Innocence. Sono felice di essere qui per la teza volta”. Tutto è connesso. Il genio, come la natura, non fa salti.
- Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano
- 19 gennaio – 24 giugno 2018
- Museo Bagatti Valsecchi
- via del Gesù 5, Milano