Aubagne è già Provenza, anche se non si sentono ancora quel profumo di lavanda e quell’atmosfera tipica resa celebre dalle pitture di Cézanne e Van Gogh. In questa cittadina – tra Marsiglia e Aix-en-Provence – per tutta l'estate, è installato il Centre Pompidou Mobile, nell’ambito di Marsiglia capitale europea della cultura 2013.
Pompidou Mobile
Il museo itinerante progettato da Patrick Bouchain conclude il suo tour per mancanza di fondi: è la fine di un progetto intelligente che dal 2011 ha riscosso un grandissimo successo di pubblico.
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- Emanuele Piccardo
- 29 agosto 2013
- Aubagne
Percorriamo le vie seguendo il cartello giallo e rosso con il simbolo del famoso centro d’arte parigino fino allo spiazzo con i tre tendoni. Quello che ci troviamo davanti è una sorta di circo progettato dall’architetto Patrick Bouchain, vincitore di un concorso, che comprende tre strutture di 200 mq ciascuna, realizzate in travi metalliche e concepite come tende colorate: arancio, rosso, blu e azzurro.
Non mi soffermo sull’architettura che – nell’enfasi tutta francese – viene paragonata alle utopie radicali degli Archigram, il cui esito architettonico poteva essere meno scontato se pensiamo al Pompidou Metz di Shigeru Ban. Tuttavia, in una dimensione storica che ricorda il padiglione della mostra della Rivoluzione fascista progettato da Libera e De Renzi (non è un caso che sia la destra di Sarkozy ad avallarlo), che diffondeva il pensiero politico attraverso l’arte, il Pompidou Mobile è nato dalla necessità di affermare il principio della cultura per tutti. Principio testimoniato dal sondaggio di TNS Sofres che individua in impiegati e dipendenti, ovvero la classe media, i maggiori visitatori. Peccato che, dopo la tappa di Aubagne, il tour finirà per mancanza di fondi. Come scrive Florence Evin su Le Monde, la sottovalutazione dei costi di ogni tappa – che prevede assicurazione, vigilanza, montaggio, smontaggio e trasporto – passati da 400.000 a 600.000 euro, insieme con la riduzione del budget statale, che nel 2011 aveva stanziato 1,5 milioni di euro su un costo totale di realizzazione pari a 2 milioni, insieme alla mancanza di sostegno degli sponsor (Fondazione Total, GDF Suez, Galeries Lafayette, La Parisienne assicurazioni) determina la fine di un progetto intelligente.
Il progetto nasce da un’idea di Alain Sebain, presidente del Centre Pompidou dal 2007, con l’obiettivo di diffondere il verbo della cultura laddove non arriva. Partito da Chaumont nel 2011 il Pompidou Mobile ha proseguito il viaggio nelle città di Cambrai, Boulogne-sur-mer, Libourne e Le Havre con l’intento di presentare quindici opere originali delle collezioni museali e instaurare un dialogo anche con opere di artisti presenti sul territorio ospite. I numeri sono impressionanti: 200.000 visitatori con grande partecipazione dei ragazzi in età scolare a dimostrazione di quanto sia importante per le nuove generazioni avvicinarsi a luoghi ‘anomali’ come i musei. Certo è che la facilità di accesso gratuito e il nome del Pompidou hanno suscitato la curiosità di molti, soprattutto chi è poco avvezzo alla cultura.
Stabilire un rapporto diretto con le opere di Marcel Duchamp, Max Bill, Daniel Buren o Victor Vasarely nel contesto della Francia periferica ha un profondo significato politico che va ben al di là delle appartenenze partitiche. Ma il progetto del Pompidou Mobile essendo pensato soprattutto per il pubblico più giovane diviene strumento didattico indispensabile per raccontare la storia dell’arte e, quindi, la storia della società del Novecento. L’uso di concetti semplici come il cerchio e il quadrato, affrontati nella tappa di Aubagne, consentono, attraverso la contrapposizione delle due forme pure, la visione di opere pittoriche sul tema del quadrato di Theo van Doesburg, Max Bill, Joseph Albers, Francois Morellet, e di lavori più contemporanei come il pavimento di piastrelle quadrate di stagno di Carl Andre, l’installazione di neon colorati di Dan Flavin o Daniel Buren, autore di un telaio quadrato di legno al cui interno sono collocati teli bianchi a righe gialle a formare una capanna. Invece, nella forma del cerchio prevale la ruota (rovesciata) di bicicletta di Duchamp, della quale ricorre il centenario nel 2013, contrapposta alle composizioni in bianco e nero di Vasarely, a Le Pont du remarquer di Léger, ai grafismi Sur le points di Kandinsky, e ancora la composizione fortemente tipografica di Auguste Herbin fino ai Disques de Newton di Kupka.
Il Pompidou, maestro nella didattica, forma in ogni città gli operatori delle visite guidate attraverso l’uso di strumenti ad hoc, come piccoli cannocchiali per guardare i dettagli della capanna di Buren o applicare occhiali colorati per alterare i colori dell’opera di Flavin. In questo modo, si apprende l’arte come un gioco, si rendono semplici e comprensibili concetti complessi anche se, come conferma la nostra guida, spiegare ai bambini l’opera di Leger è impossibile e risulta più facile spiegare i quadrati della pittura di Van Doesburg, dove la si scompone in frammenti per poi ricomporla.
Il processo avviato con il museo itinerante è diventato un modello per le realtà culturali delle comunità locali che, in alcuni casi, hanno attivato una collaborazione con il Pompidou. Però, resta il fatto che è un progetto costoso per essere un’architettura temporanea senza rifiniture con gli impianti tecnologici a vista. Nonostante Bouchain abbia dichiarato che costa 2.000 euro al mq (quanto un alloggio sociale in Francia), se oggi non sarà più possibile portarlo nelle periferie francesi rimarrà un bel progetto, ma incompiuto. Uno spunto interessante che i nostri musei – a partire dal Maxxi – dovrebbero prendere come esempio.