Con una scelta appropriata, l'ultimo libro di Slavoj Zizek s'intitola Benvenuti in tempi interessanti. Il 2011 è stato senz'altro un anno denso di avvenimenti, mediatici e non: con la Primavera Araba e il movimento Occupy a scuotere le piazze e i social network di tutto il mondo. Il filosofo sloveno propone delle osservazioni interessanti su questi recenti sviluppi, mettendoli in prospettiva e, al tempo stesso, facendone emergere il potenziale rivoluzionario, se non altro come immagini di un futuro utopico. Anche per quanto riguarda la tanto discussa "Eurocrisi", Zizek evidenzia l'importanza dell'idea; e, nella fattispecie, il valore emancipatore dell'Europa, che adesso ha ceduto il passo alle bacchettate dei tecnocrati invece di offrire un ideale comune.
Con così tanta carne al fuoco, il famoso intellettuale di Lubiana era stato invitato ad Amsterdam per la conferenza annuale del Nexus Institute, intitolata senza mezzi termini "How to Change the World".
Sfortunatamente, Zizek non ha potuto accettare l'invito per motivi di salute, ma è riuscito a farsi sostituire all'ultimo, degnamente, da un altro rinomato hegeliano materialista come Alain Badiou, la cui "Teoria dell'evento" ha molto a che fare con il cambiamento.
Nello storico e centralissimo palazzo dello Stadsschouwburg a Leidseplein, subito dopo un'introduzione del fondatore di Nexus Rob Riemen, il filosofo francese ha parlato davanti a una folla ben vestita di più di mille persone. Ha cominciato con il relativizzare i concetti di "mondo" e "cambiamento", per poi buttarsi sull'Evento e su come esso sia un'interruzione della ripetizione del mondo (per esempio dei cicli del capitalismo). L'Evento è uno squarcio attraverso il quale il Reale può mostrarsi, creando uno spazio per nuove possibilità e, di conseguenza, un nuovo mondo.
Come cambiare il mondo
L'ambiziosa conferenza organizzata dal Nexus Institute ha concentrato, in una giornata di discussione intensa e stimolante, diversi approcci alla complessità contemporanea e ne ha sottolineato il potenziale rivoluzionario.
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- Nicola Bozzi
- 10 dicembre 2012
- Amsterdam
Citato anche da Zizek nel suo libro, il filosofo vede le proteste del 2011 come visioni dal futuro dove nuovi soggetti possono emergere, andando oltre le proprie identità chiuse (nel caso del movimento Occupy il nuovo soggetto comprende sia gli studenti sia i lavoratori). Mostrando un esempio di Reale positivo, le conseguenze di questi Eventi sono realizzazioni dell'impossibile. Partendo da questi esempi, Badiou ha poi proseguito elaborando altri concetti come Libertà, Soddisfazione e Felicità. La prima sta nella creazione, mentre la seconda significa accontentarsi della ripetizione che l'Evento serve a rompere, equivalendo quindi alla morte soggettiva. La Felicità, invece, viene proprio dall'insoddisfazione, dal divenire parte soggettiva delle conseguenze dell'Evento. La creazione non è cosa facile, comunque, e qui Badiou chiama in causa l'artista come esempio paradigmatico di una figura che produce qualcosa di nuovo, pagando però il prezzo nella propria auto-disciplina quotidiana. Il fatto che il filosofo parli dell'arte come mezzo per cambiare il mondo non stupisce, dal momento che l'immaginazione politica è stata frequentemente oggetto di discussione in ambienti artistici negli ultimi anni. Potrei fare molto esempi, dall'ultima edizione della Biennale di Berlino a progetti come SCEPSI (la Scuola Europea per l'Immaginazione Sociale) o pubblicazioni come The Populist Imagination, ma la lista sarebbe troppo lunga. A ogni modo, l'arte non è l'unico atto rivoluzionario che possiamo compiere, dal momento che – per Badiou – anche innamorarsi è un modo per cambiare il mondo.
Dopo la presentazione principale, ci sono state due sessioni di dibattito separate: la prima sulla crisi della modernità e la seconda più incentrata su tecnologia e impegno civile, con speaker che spaziavano da filosofi politici a scrittrici e politici di professione. Prevedibilmente, due dei nodi più cruciali del primo dibattito sono stati il fallimento dell'ideale comunista e l'impasse della democrazia moderna, che – secondo Badiou – è un'illusione e uno strumento di potere che impedisce il cambiamento radicale (cioè il cambiamento delle relazioni capitalistiche). Se per l'autore di L'essere e l'evento lo scandalo è la distanza tra quello che l'essere umano è e il suo potenziale, il pensatore conservatore Roger Scruton ha dato invece la colpa all'ateismo, in quanto rifiuto del giudizio, del sacro e della naturale mortalità umana. Rispondendogli (e sostenendo di non credere nel progresso), la filosofa politica Agnes Heller ha invece insistito sul fatto che i concetti di giusto e sbagliato esistono e che la morte di intere parti della società non è accettabile. A proposito di cambiamenti sociali, il pubblicitario Rory Sutherland ha fatto notare come sia stata l'urbanizzazione a cambiare radicalmente i valori rurali, e che – per diffondere meglio le norme sociali nelle insoddisfatte e sovrappopolate città che amministrano – i governi moderni dovrebbero ispirarsi ai regimi totalitari passati (che facevano un ottimo branding) e spendere di più in pubblicità.
Le cose si sono fatte più interessanti con il secondo dibattito: se la scrittrice Margaret Atwood ha insistito che l'ambiente è la cosa più importante da tutelare e il filosofo John Gray ha invece ricordato che il cambiamento sociale è reversibile (portando all'attenzione la situazione di donne e gay nell'Iraq prima e dopo Saddam), per il resto tecnologia e politica l'hanno fatta da padrone. In particolar modo, il famoso scettico di Internet Evgeny Morozov e il cantore tecnologico Parag Khanna si sono scontrati sull'idea di "pax tecnologica", auspicata da quest'ultimo. Il concetto è che, in futuro, l'accessibilità della tecnologia renderà la società sempre più universalmente moderna e offrirà maggiori possibilità agli individui di tutto il mondo di costruirsi una vita migliore. Morozov, che ha scritto un libro intitolato L'ingenuità della rete e si autodefinisce un "cinico dall'Est Europa", rilancia invece dicendo che il problema di un mondo in cui funziona tutto (un mondo soddisfatto, per usare un concetto di Badiou) è che non permette l'imperfezione e la realtà. Più avanti nella conversazione, l'autore bielorusso ha portato un buon esempio: cosa sarebbe successo se Rosa Parks – che ha dato inizio alle battaglie che portarono alla fine della segregazione razziale negli Stati Uniti rifiutandosi di spostarsi in fondo a un bus (come prevedeva la legge) – avesse viaggiato su un veicolo high-tech che sistemava i viaggiatori in modo automatico a seconda del colore della pelle? Il paragone è un po' estremo, però è servito anche a spostare la discussione sulla tendenza dei governi a impedire ogni tipo di crimine. La tesi di Morozov è invece che sia necessario lasciare lo spazio per alcune azioni illegali, in modo da testarne i confini sociali e studiare le conseguenti contromisure. Come anche Zizek nel suo libro, lo studioso bielorusso ha fatto notare il rifiuto del movimento Occupy di trasformarsi in partito politico e impegnarsi in quelle attività che consentono ai politici di raggiungere il proprio pubblico. Anche il politico conservatore Rory Stewart ha espresso la propria frustrazione verso l'attuale diffidenza nei confronti della politica e dei politici. Secondo il parlamentare britannico, l'impegno politico è l'unico compromesso che può portare a un cambiamento reale, anche se solo su base locale. Se le persone diventassero un pubblico migliore, più informato ed esigente, anche i politici dovrebbero di conseguenza diventare migliori. Quando i filosofi ci dicono che il meglio che possiamo fare è credere alle visioni dal futuro, forse non dobbiamo fare altro che dar loro fiducia.