Anish Kapoor alla Serpentine Gallery

Un'ampia personale con le sculture di grande formato dell'artista indiano Anish Kapoor ha da poco inaugurato a Kensington Gardens.

Perché ci piacciono gli specchi? Dalle vecchie lastre deformanti dei baracconi da fiera alla sontuosa Galleria degli specchi di Versailles, da Narciso affascinato dal suo riflesso nell'acqua ai Mirrored Cubes minimalisti di Robert Morris, gli specchi possiedono un potere arcano. Oltrepassando il cangiante bagliore rosso del padiglione di Jean Nouvel (che, incidentalmente, dà il meglio di sé proprio allo spegnersi del tramonto delle giornate autunnali) e inoltrandomi nel cuore dei Kensington Gardens, vado in cerca di quattro sculture della superstar dell'arte nata a Bombay: Anish Kapoor.

Ne scorgo una in lontananza: un gruppo di persone in adorazione intorno a un monolito scintillante. Stanno lì compunti, come in una specie di rituale pagano: un manipolo di Narcisi che contemplano il loro riflesso capovolto, attratti nella misteriosa orbita della scultura come le scimmie di 2001: Odissea nello spazio. Si intitola C-Curve ("Curva a C"), ed eccomi qui, appesa a testa in giù a un cielo d'erba fangosa, sospesa su un lago di alberi pendenti. È un effetto semplice, divertente, secondo me un po' deludente, sul momento, ma comunque magico. "Adesso la cosa veramente divertente è camminare intorno ai lati", avverte una signora, e così faccio, guardando insieme la superficie concava e quella convessa, a testa in giù e nella giusta posizione contemporaneamente. La curva posteriore della scultura riflette la distesa serena e ordinata del parco retrostante e mi stupisco della mia forma incinta che diventa sempre più incinta gonfiandosi nello specchio… Ma l'incantesimo si spezza quando noto un uomo dall'aria minacciosa, vestito di nero, con occhiali da aviatore anni Ottanta. È la guardia, e sta dicendo a qualcuno con aria severa che ci vogliono più transenne intorno all'opera. Si turba parecchio quando uno appoggia il minuscolo cavalletto della sua macchina fotografica sul sacro basamento di cemento: il cemento è noto per essere di natura fragile. Una bambina cerca di arrivare un poco più vicino alla scultura ma viene rapidamente quanto bruscamente allontanata, e decido di andarmene anch'io.

La prossima è Sky Mirror, Red ("Specchio celeste in rosso"), che è abbastanza deludente nelle sue capacità di riflessione e di rovesciamento del mondo. Sulla tetra superficie rossastra si delineano vagamente le tenui nubi soprastanti, ma così debolmente da essere quasi invisibili. Quello che salta all'occhio è la perfetta rotondità, insediata presso la riva del Round Pound, lo stagno del parco. Un gruppo di cigni lo oltrepassa scivolando lieve nell'argenteo tramonto autunnale che fa scintillare la superficie dell'acqua, e l'unica cosa che guasta la perfezione della scena è un'orda di studenti americani in tempesta ormonale che la ritrae: "Mi sento, come dire, in un momento così ispirato", mormora uno. Anish Kapoor non è responsabile di nessuna di queste circostanze, ovviamente, ma ha scelto la collocazione, e quella creata dal cerchio rosso nello stagno circolare è una situazione interessante. Una coppia di sposi giapponesi compare, intrusa, davanti ai cigni per farsi la fotografia sulla riva. La sposa assomiglia ai cigni con il suo abito che intorno al collo fa volteggiare una lunga fascia simile a un collo di cigno. Scelgono di tagliar fuori dall'inquadratura la scultura di Kapoor. "In effetti pare un po' scura, minacciosa, no?", dice una signora al suo accompagnatore. Credo che sia per questo che comincia a piacermi: non è luccicante e vistosa come ci si aspetterebbe, è opaca e aspra, più tesa di quanto non mi aspettassi da Kapoor in questo scenario. Come specchio celeste è insignificante (almeno con questa luce) ma funziona bene come opera d'arte, per lo meno finché non ci si aspetta che sia uno specchio celeste. A mano a mano che il sole cala spicca sulla scena sempre più oscuro, un buco nell'immagine, un vuoto, un'assenza.

E adesso il cappello della strega: Non-Object (Spire) ["Non oggetto (Guglia)], che mentre mi avvicino viene sottoposto a una perfetta lucidatura. Girandogli intorno a distanza osservo una grande guglia da chiesa che si staglia contro il cielo oltre lo stagno, eco visiva a chilometri di distanza. La sostanza usata per lucidarla ha un odore forte e l'inserviente è l'unico essere umano riflesso sulla superficie della scultura: tutti gli altri sono rigorosamente tenuti a distanza da una transenna simile a quelle dei musei. Immagini degli alberi circostanti e del cielo si delineano eleganti sulla ripida punta dell'opera a forma di cono, ed è qualcosa di semplice e di bello… Se mi riuscisse di non vedere il gigantesco cumulo di stracci sporchi e di polish ammassato sul prato vicino. E sarebbe anche di bellezza più serena se non ci fosse la transenna. Una signora in giacca rossa si dirige con decisione verso l'inserviente… e scoppia in lacrime: "Ma Angus, è incredibile", esclama. "Tutte le impronte sono andate via?". La preoccupazione di riportare alla natura originaria queste sculture è grande. Opere così contemplative e serene causano tanta costernazione e tante lacrime. Il cielo vieta che il pubblico entri in contatto con l'arte pubblica.

L'ultima tappa della visita è un altro Sky Mirror, un altro "specchio celeste", questa volta molto più grande e molto più riflettente: un disco gigantesco, perfettamente tondo, che riflette l'azzurro pallido del cielo e le nuvole bianco-grige. Mi fermo a guardare oltre l'acqua della Serpentine verso la riva erbosa di fronte, con il cerchio perfetto che ritaglia una sezione di cielo argenteo sull'erba… Arrivano altri studentelli rumorosi e una coppietta comincia a farsi le coccole sulla panchina accanto, spezzando ancora una volta il mio momento di serena meditazione. Ma la scultura in un parco pubblico è così, e non posso lamentarmi (anche se tutte quelle coccole diventano insopportabili).

E allora che cosa c'è di tanto affascinante nel riflesso? In fondo dentro di noi siamo tutti delle gazze, attratte dalle superfici brillanti? È solo il trucco visivo che apprezziamo, perché ci aspettiamo una cosa e ne vediamo un'altra? Il grande Specchio celeste fa fermare la gente: è in certo qual modo l'opera di maggior successo. Forse a causa delle sue proporzioni monumentali. È abbastanza grande da contenere una quantità di cielo sufficiente a essere davvero impressionante. Ho pensato che forse appariva più riflettente e più interessante perché era uscito il sole, ma ora si è nascosto dietro le nubi e l'opera è ancora affascinante. È l'unica che si vede da molto lontano – grande perché il cielo richiede qualcosa di molto grande che lo rifletta – e, in fin dei conti, è il tentativo di catturare un frammento di infinito. Rosie Spencer

Anish Kapoor Turning the World Upside Down
Kensington Gardens
28 settembre 2010 – 13 marzo 2011
Anish Kapoor 
Sky Mirror, Red 2007
Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor Sky Mirror, Red 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor 
Sky Mirror, Red 2007
Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor Sky Mirror, Red 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor 
C-Curve 2007
Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor C-Curve 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor 
Non-Object (Spire) 2007
Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan
Anish Kapoor Non-Object (Spire) 2007 Installation view Kensington Gardens, London. © 2010 Dave Morgan

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