Da quando Giuseppe Pagano e Guarniero Daniel inseriscono nella copertina del catalogo della celebre VI Triennale di Milano una variazione dell’antico trullo pugliese, questa architettura, spontanea da ben prima che Rudofsky la definisse anonima, o “senza architetto”, ha catturato la curiosità e la passione di innumerevoli progettisti, antropologi, e studiosi in generale.
Le loro forme, l’alfabeto di astuzie costruttive che incarnano, gli spazi interni che ricreano e i materiali di cui sono fatti alludono a un nuovo modo di vivere la contemporaneità: quello di chi, come nel caso di questa residenza per vacanze, decide di sganciarsi temporaneamente dagli incessanti, e spesso frivoli, stimoli delle routine per riscoprire un senso del tempo e dello spazio irrimediabilmente perduti ma non per questo meno rigeneranti.
Sembra essere questo il filo tematico a guidare Studio Sospeso nel progetto di Trullo Otium: una residenza di vacanza che non guarda solo al necessario tempo dell’inutile, o dell’ozio appunto, ma estende il suo campo semantico a ritmi e attività in sintonia con l’idea di benessere come stato fisico e mentale; quello che anziché saturare i ritagli di tempo difende gli spazi e i tempi delle passeggiate, delle letture, della meditazione, dell’esercizio fisico, della vita sociale e conviviale, come affermano i progettisti.
Il trullo vero e proprio si trova incastonato tra due volumi geometrici caratterizzati dalle classiche campiture bianche dell’architettura mediterranea e dalla forte presenza della pietra locale, finita a spacco, anche nella pavimentazione esterna in modo da rafforzare il senso di continuità materica.
Gli interni, invece, sembrano enfatizzare il contrasto tra la rugosità lapidea delle pareti, resa drammatica dalla selezione di lampade, la liscezza degli intonaci, la morbidezza del lino, e la vetrosità lucente delle ceramiche impiegate nei bagni. Gli arredi, tra oggetti di recupero e scelte originali, nutrono il racconto simbiotico tra folklore ed essenzialità, passaggio catartico lontano dalle insidie della quotidianità.