“A Dubai ho visto per la prima volta come una città possa essere progettata per il profitto, non per le persone”. In New Capital: Building Cities from Scratch, il fotografo documentarista Nick Hannes racconta le capitali di nuova costruzione. “Questo modello si sta diffondendo ovunque. Queste città non sono fatte per vivere, ma per generare profitti”, spiega a Domus il fotografo, protagonista al prossimo Utopian Hours, il festival di citymaking di Torino.
Le foto delle capitali nate dal nulla scattate da Nick Hannes
Dal Brasile alla Corea del Sud, dal Kazakistan all’Egitto, le nuove città di fondazione sono raccontate per immagini dal fotografo documentarista belga. Lo abbiamo incontrato in occasione del prossimo Utopian Hours.
Foto Nick Hannes
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- Eugenio Lux
- 16 ottobre 2024
Le capitali nel progetto fotografico di Hannes dialogano strettamente con “il” capitale. “Non credo nell’idea neoliberale di città, in cui l’obiettivo è solo il profitto”, dice. I recenti cambiamenti globali – crisi climatiche, cambiamenti politici e gentrificazione dilagante – hanno influenzato profondamente l’approccio di Hannes al suo lavoro. “La maggior parte delle città che vediamo oggi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, spesso senza un vero controllo democratico, stanno diventando macchine per fare soldi, guidate dalla corruzione e dalla disuguaglianza”.
New Capital esamina la creazione di alcune capitali monumentali come Astana (Kazakistan), Abuja (Nigeria), Brasilia (Brasile), Cairo (Egitto), Nusantara (Indonesia) e Sejong (Corea del Sud). Queste città, spiega Hannes, sono simboli dell’identità nazionale ma incarnano anche le contraddizioni della pianificazione urbana moderna. “Mi concentro sulle capitali perché rappresentano l’intera nazione. Sono progettate per proiettare potere, ricchezza e progresso”.
Ma sotto la superficie, Hannes vede una realtà più oscura. “Le città utopiche sono spesso distopiche nella pratica”, afferma. “Architetti e urbanisti sognano in grande – grandi viali, grattacieli futuristici – ma spesso si dimenticano delle persone. Queste città mancano di spazi sociali. Non sono costruite per attività incentrate sull’uomo, ma solo per automobili e centri commerciali”.
Nella capitale del Kazakistan, Astana, Hannes ha visto una città caratterizzata da un’architettura stravagante e da vasti spazi vuoti. “È una città costruita sui soldi del petrolio”, dice. “C’è molto simbolismo, ma non c’è un vero tessuto sociale. Si tratta solo di apparenza”. Allo stesso modo, nella Nuova capitale amministrativa (NAC) egiziana, Hannes ha visto come il progetto si rivolga all’élite, rafforzando la disuguaglianza. “La NAC è modellata su Dubai, ma è stata costruita per una minoranza privilegiata. Non risolve i problemi del Cairo, ma crea una nuova bolla esclusiva”.
Il passaggio di Hannes alla fotografia documentaria è iniziato nel 2006, dopo quasi otto anni di lavoro come fotoreporter. I primi passi mossi nel campo della fotografia documentaria sono stati un viaggio nell’ex Unione Sovietica, seguito da un’esplorazione della costa mediterranea della Spagna, dove il turismo di massa aveva rimodellato il paesaggio. Tuttavia, è stato a Dubai che ha trovato il suo obiettivo centrale: l’ascesa delle città neoliberali.
Quando fotografo una città, la immagino come un palcoscenico, con le persone che recitano la vita quotidiana. Sono solo un osservatore, che cattura i momenti mentre si svolgono. Non metto in scena nulla, voglio la spontaneità della vita reale.
Nick Hannes
Le sue fotografie possono sembrare spontanee, ma spesso sono il risultato di ricerche approfondite. “Mi informo sulle città che visito, leggo giornali, libri, riviste e consulto molto in rete, ma mi affido anche agli incontri casuali. Fotografare è un equilibrio tra pianificazione e improvvisazione”. Hannes ha ben chiaro il suo ruolo all’interno della più ampia tradizione della fotografia documentaria. “Faccio parte della tradizione documentaristica, catturo la realtà come la vedo. La chiamo storiografia visiva. Proprio come oggi guardiamo alle vecchie foto per capire come sono cambiati i nostri paesaggi, le generazioni future guarderanno al mio lavoro per vedere cosa c’era una volta. Non metto in scena nulla: è tutto reale, anche se è la mia interpretazione soggettiva della realtà”.
Nick Hannes e il suo progetto sulle capitali saranno tra i protagonisti di Utopian Hours 2024, a Torino dal 18 al 20 ottobre.