Negli ultimi decenni per limitare il consumo di suolo si sono incoraggiati il riuso, la trasformazione e la densificazione di ciò che già esiste, e l’architettura ha risposto spesso con pratiche progettuali “parassitarie”: facendo attenzione a tenere un'accezione positiva del termine, parliamo di strategie per cui la città cresce su sé stessa, facendo leva sull'inserimento di corpi architettonici nuovi in strutture preesistenti, a cui l’”organismo parassita” si lega per necessità (di suolo, di impianti, di accesso…), ma da cui resta formalmente e spazialmente distinto.
É il caso di questo organismo progettato da Agencia Tpba e arroccato sul tetto di un fabbricato multipiano nel fitto tessuto di Rio de Janeiro, che recupera uno spazio residuale trasformandolo in una “non-casa” senza specifiche funzioni se non quella di offrire il lusso (antico e oggi ancora più prezioso) dell’otium.
L’intervento riguarda un’area con impianto ad “L” che ospita un ampio ambiente centrale privo di partizioni, collegato ad una zona di accesso esistente ad est – con cucina, servizi e un piccolo atelier – e affacciato su un giardino pensile a nord che, come nella Maison de Beistegui di Le Corbusier a Parigi (1931), si configura come una stanza all’ aperto nel cuore della metropoli, con il prato come pavimento e pareti che inquadrano il cielo.
Il volume etereo, perimetrato da vetrate scorrevoli senza telaio e scandito da una sottile struttura modulare di colonne binate di acciaio inox lucidate a specchio, a supporto di una copertura in vetro e griglia in legno da cui filtra la luce, evoca memorie miesiane, il Padiglione di Barcellona del 1929 per citare la più evidente, nel contrasto tra l’evanescenza delle superfici e delle strutture verticali e la matericità della piastra orizzontale apparentemente fluttuante nel vuoto.
Al centro del giardino pensile, disegnato da pavimentazioni in legno e fioriere che proseguono all’interno della costruzione, campeggia un cilindro a specchio che nasconde il volume tecnico e un armadio di manutenzione e che conferisce, con la sua scultorea presenza, un carattere vagamente surreale a questo paradiso dell’indeterminatezza che sopravvive tra gli edifici consolidati.
- Team di progetto:
- Thiago de Almeida, Priscila Bellas
- Architettura del paesaggio:
- Rodrigo Oliveira Paisagismo
- Strutture:
- Marcio Pompei
- Illuminazione:
- Chiaradia+Gayoso
- Costruzione:
- Osborne Construtora