Se nei secoli l’arte pubblica si è prevalentemente identificata con il “monumento” inteso come strumento agiografico, a partire dal XX secolo ha cominciato ad abbandonare le velleità celebrative per perseguire obiettivi più generalmente comunicativi e correlati al contesto di riferimento. Insediandosi nel tessuto urbano, le opere d’arte pubblica site specific – progettate in relazione ad una precisa realtà ambientale e socio-culturale – hanno determinato un risultato bivalente: da un lato, hanno consentito alla cultura di scivolare via dalle teche dei musei e penetrare, a beneficio di pubblico più ampio (anche se a volte inconsapevole o sospettoso), nelle piazze e nelle strade; dall’altro, sono state in grado di impattare considerevolmente sul processo di costruzione o rafforzamento dell’identità di un luogo e della sua riconoscibilità, tanto da diventare “simboli” di quella città. Ovviamente non sfugge come alcuni interventi, al di là del valore artistico, rischino di rimanere espressioni auto-referenziali e avulse dal contesto o siano talvolta smaccate operazioni di marketing finalizzate solo a raccogliere il consenso del turismo e degli investitori. Tuttavia è certo che laddove queste opere riescono a interagire efficacemente con la comunità che le accoglie, le vive e le riconosce come parte integrante della propria città, rappresentano un successo non solo per l’artista ma anche per l’intero territorio. È il caso di alcune realizzazioni contemporanee che, sulla scia di emblemi storici inconfondibili (Statua della Libertà a New York, Cristo Redentore a Rio, Merlion a Singapore), sono icone universalmente rappresentative delle loro città, indipendentemente dal linguaggio espressivo: dalle sculture “trash” (Koons a Bilbao, Gullichson a Turku) e giocose (Barragán in Messico, Indiana a Philadelphia; Tinguely, de Saint Phalle a Parigi; Oldenburg a Milano; Peeing statues a Bruxelles), poetiche (Chillida a San Sebastián, opere diffuse a Jeddah) o dissacranti (Cattelan a Milano), fino alle opere d’arte da vivere e sperimentare (Kapoor a Chicago e Napoli; Tresoldi a Reggio Calabria).
15 opere di arte pubblica che sono il simbolo di una città
Integrate nel contesto e vissute dalla comunità, queste opere non sono semplice divulgazione artistica, ma diventano l’icona di una metropoli: dalla Statua della Libertà al dito di Cattelan a Milano alle realizzazioni del maestro del genere, Anish Kapoor.
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Henry Moore, Large Spindle Piece, 1968
Alexander Calder, Flexibility of Balance, 1974
Arnaldo Pomodoro, Rotating First Section n.3, 1975
Manneken-Pis, 1619. Foto Marco Crupi Visual Artist da Wordpress
Jeanneke Pis, Foto Trp0 da Wordpress
Het Zinneke. Foto THEfunkyman da Wordpress
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- Chiara Testoni
- 19 febbraio 2024
Foto di apertura: Chicago city reflects di beatrice preve, da Adobe Stock
Donata dai francesi per celebrare l’indipendenza americana, con i suoi 93 m di altezza la Statua della Libertà domina l’intera baia di Manhattan dal 1886: fino dai tempi in cui appariva, per molti migranti, come il primo “volto” degli Stati Uniti d’America, l’iconico monumento è diventato non solo il simbolo della città ma anche della possibilità di realizzare i propri sogni.
La statua in pietra saponaria alta 38 m che si erge dalla cima del Corcovado è per antonomasia “il” simbolo di Rio de Janeiro e dell’intero paese: raffigura Gesù Cristo a braccia aperte e tese che abbraccia in un gesto ideale l’intera città, redimendo l’umanità.
Situata nel vivace Merlion Park, la scultura alta 8,6 m che sputa acqua rappresenta il Merlion, una creatura mitica con la testa di leone e il corpo di pesce considerata come la mascotte e il simbolo nazionale di Singapore. Poco più lontano, si colloca una seconda statua alta 2m, che raffigura un cucciolo (sempre di Merlion, ovviamente).
Le cinque torri prismatiche in cemento, dalle altezze variabili (fino a 52 m) e dai colori sgargianti sono una efficace sintesi di architettura e scultura: originariamente ideati come una fontana alle porte del comparto urbano di Ciudad Satélite, alle porte di Città del Messico, ancora oggi questi “aghi” conficcati nel cielo sono un potente landmark territoriale.
Nel parco dedicato a John Fitzgerald Kennedy nel cuore di Philadelphia, la scultura in rosso acceso e di forma ammiccante è stata ideata per celebrare, nel luogo della loro fondazione, la nascita degli Stati Uniti d’America e lo spirito della “città dell’amore fraterno”.
Alla punta estrema ovest della Bahia de la Concha si situa una delle composizioni più note di Chillida e fortemente rappresentativa della città: El Peine del Viento, un insieme scultoreo composto da terrazze di granito rosa e da tre elementi di ferro arrugginito incastonate sugli scogli, intesi come un tutt’uno con il vento, l’acqua e le onde. Nelle giornate molto ventose, l’aria passa attraverso un sistema di tubi emettendo un suono magico e surreale.
Collocata nella piazza Igor Stravinsky nei pressi del Centre Georges Pompidou, la gioiosa fontana composta da un bacino di 580 mq e da 16 colorate sculture in alluminio che si muovono grazie ai getti d’acqua è una piacevole attrattiva per adulti e bambini.
In piena linea con il linguaggio espressivo di Koons, il monumentale cucciolo di West Highland terrier situato di fronte al museo Guggenheim e ricoperto di petunie, calendule e begonie su una struttura di acciaio inossidabile fa del kitsch un efficace strumento di marketing. Oltre che di Bilbao è simbolo, secondo l’artista - di “amore, calore e felicità”.
La statua, collocata vicino all'area del campus dell'Università di Turku e del Turku Student Village,è un ibrido tra un maiale di marzapane ("possu") e una papera di gomma ("ankka"): ogni inverno, la tradizione vuole che le venga messo un cappello di Babbo Natale e nella Notte di Valpurga un berretto da studente, per celebrare giocosamente il ritorno della primavera e lo spirito (goliardico?) del luogo.
Nell’ambito del progetto di riqualificazione della Stazione Cadorna e della piazza circostante su progetto di Gae Aulenti del 1997, la scultura è intesa come un monumento celebrativo di Milano: dall’allusione ai colori delle linee della metropolitana, alle forme dello stemma della città, agli strumenti “sartoriali” e creativi da cui origina la “capitale della moda”.
Situata al centro della AT&T Plaza nel Millennium Park, la scultura a forma di fagiolo rivestito da 168 lastre di acciaio inossidabile, senza saldature esternamente visibili,si ispira alla consistenza fluida del mercurio: la superficie riflettente distorce lo skyline della città e moltiplica i giochi di riflessi, captando l’attenzione e la curiosità di chi vi passa sotto e intorno.
La dissacrante opera in marmo di Carrara alta 11 m che campeggia di fronte alla sede della Borsa, con la grande mano a dita mozzate tranne il medio, è un gesto irriverente rivolto al potere finanziario. L’acronimo che la intitola significa non “amore”, come si potrebbe pensare, ma “Libertà, Odio, Vendetta, Eternità”.
L'installazione permanente sul lungomare di Reggio Calabria, attraversabile e completamente fruibile da cittadini e visitatori, è caratterizzata da una macroscopica struttura in rete metallica ed è un omaggio al rapporto contemplativo tra l’individuo e il paesaggio, qui evocato attraverso un linguaggio architettonico classico e trasparenze materiche.
La gigantesca scultura a forma di imbuto rovesciato in acciaio situata all’uscita della stazione di Monte Sant’Angelo completa l’installazione ideata circa vent’anni fa da Kapoor e composta da un’altra opera posizionata all’ingresso principale. L’intento dell’artista è creare un’opera d’arte che non sia solo contemplativa ma di cui fare esperienza attiva, passandoci attraverso e vivendola.
Grazie alla visione lungimirante dei suoi amministratori, tra gli anni ‘70 e ‘80 Jeddah ha attivato un processo di sviluppo urbano con, al centro, l’arte contemporanea: oltre 600 sculture, commissionate ai più grandi artisti di fama internazionale – tra cui Arnaldo Pomodoro, Henry Moore, Alexander Calder,… - sono state posizionate in piazze, strade e rotatorie con l’obiettivo di evocare un senso di meraviglia e porre i riflettori sulla città come luogo di cultura e innovazione artistica.
Le tre “statue che fanno pipì” - Manneken Pis (1619), la sua sorellina Jeanneke Pis (1985) e il cagnolino Het Zinneke (1998) - formano un monumento iconico della città. Le opere, collocate ai vertici di un immaginario triangolo nel centro storico, si rifanno ad un immaginario espressivo - quello della figura che urina - che evoca i concetti di fantasia, innocenza e spavalderia e, in questo caso, anche i valori di accoglienza della città e la sua capacità di interscambio e di integrazione.