Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1073, novembre 2022.
Inaugurato a inizio 2022 per le Olimpiadi invernali di Pechino, lo Shangri-La Shougang Park Hotel di Lissoni Casal Ribeiro partecipa alla riattivazione di un sito ex industriale, rifunzionalizzando le sue architetture di grande scala come spazi dell’accoglienza – un tema già affrontato dallo studio milanese per esempio con il Mamilla di Gerusalemme (2009) e il Conservatorium di Amsterdam (2012).
Le 282 camere si organizzano nel Guestrooms Building, volume parallelepipedo movimentato da fenditure verticali, dagli aggetti di tettoie, baldacchini e finestre ‘spesse’, oltre che dalla texture dei suoi prospetti in mattoni. Passerelle in quota lo collegano al Main Building delle aree comuni, fulcro concettuale e funzionale del progetto, che colonizza lo scheletro di un’antica centrale elettrica. Un’elegante facciata di vetro dalla tessitura complessa racchiude un’aula di circa 20.000 m2 per 20 m di altezza, che Lissoni Casal Ribeiro trasforma in uno spazio piranesiano, polisemico, controllatissimo, ma non minimalista.
Al suo interno sopravvivono as found le monumentali strutture in calcestruzzo, sovradimensionate e inconsapevolmente brutaliste; galleggiano i volumi di legno della reception e delle aree lounge, sospesi sull’open space dei bar e dei ristoranti; si avvita una rampa color rosso Cina, plastica e sgargiante. Qui, come altrove nell’hotel, riferimenti globali (gli chandelier e molti arredi), locali (grafiche e colori della tradizione cinese) e site-specific (impianti e strutture a vista) propongono un’estetica complessa per gli spazi del lusso contemporaneo.
Echi di raffinate architetture non-occidentali moderne e contemporanee, da Lina Bo Bardi a Vo Trong Nghia, risuonano nell’accostamento potente tra la natura – la vegetazione rigogliosa e lo specchio d’acqua – e le rovine industriali. Come spiega Piero Lissoni, “il Main Building è una piazza coperta, un mercato e soprattutto un grande giardino d’inverno”.