Il rapporto tra pieni e vuoi è il tema progettuale che definisce la Casa di ConFine. Simone Subissati disegna un edificio compatto, allungato e dall’iconico tetto a falda, in modo da reinterpretare le architetture rurali del centro Italia, caratterizzate da spazi abitativi disposti linearmente
La residenza è composta da due blocchi sovrapposti che si relazionano con l’esterno in modo diverso. Il piano terra si presenta come un volume compatto, rivestito da lisci pannelli di ferro verniciato dal caratteristico color ruggine. È completamente apribile e attraversabile in vari punti, in modo da diventare uno spazio aperto-coperto in continuità con gli spazi verdi circostanti. Il volume superiore invece sembra dissolversi e ricomporsi, con zone chiuse e compatte affiancate da uno spazio aperto pergolato.
L’architetto utilizza in modo elementare gli elementi costruttivi e strutturali per comporre gli spazi: “si possono individuare i blocchi e le singole parti che costituiscono l’edificio, aventi le proporzioni di un kit di una scatola di montaggio, un gioco di costruzioni fuori scala composto di pezzi nei due colori, bianco e rosso, di cui se ne può immaginare persino il processo di montaggio,” racconta Subissati.
Gli interni sono essenziali e progettati completamente su misura. Gli arredi sono in legno di frassino dipinto di bianco o in pannelli listellari di pino (le porte e le ante). Piani di lavoro e lavelli sono invece di cemento e quarzo.
“Ho cercato di disegnare degli interni autentici, immaginandoli quasi come temporanei; spazi leggeri, flessibili, come fossero preesistenti e di cui all’improvviso ci si può riappropriare; senza orpelli e senza lusso, come gli edifici casa-lavoro della tradizione contadina,” dice l’architetto.
- Progetto:
- Casa di ConFine
- Tipologia:
- residenza unifamiliare
- Architetto:
- Simone Subissati
- Completamento:
- 2019