Appena fuori Milano: scoprire la Villa Bagatti Valsecchi di Varedo

Progettata alla fine dell’Ottocento, al posto di una cascina preesistente, questo palazzo e il suo giardino, dove è stata ricostruita la porta del Lazzaretto manzoniano, hanno tanto da raccontare.

Dietro un lungo muro di cinta in mattoni a vista che, partendo da una cortina edilizia, circonda per lunghi tratti una vasta area semiprivata e periurbana, si nasconde un grande parco che si intravede da vari angoli, regalando scorci mozzafiato.

Nel centro storico di Varedo, in quella Brianza che fu nei secoli passati dolce territorio di villeggiatura, svago e delizia per l’aristocrazia milanese, un’isola verde oggi semipubblica custodisce brani di storia, arte, design, architettura e paesaggio.

Foto Naeblis da Adobe Stock

Per parlare e capire la portata del progetto della villa qui presente bisogna partire dalla cornice in cui si trova immersa: un grande giardino eclettico fatto di aree a prato fiorito e zone piantumate boschive, che contemplano la straordinaria compresenza dei due tipici giardini antitetici del passato: all’italiana - ordinato, geometrico, orizzontale, aperto - nella parte centrale e all’inglese - intricato, informale, verticale, chiuso - nelle parti laterali.

Completano l’impianto paesaggistico un galoppatoio alberato e un’area di orti e serre, una ghiacciaia cavernosa nascosta sotto un dosso ricoperto di vegetazione, oltre a uno speciale trattamento ondulatorio del giardino, con una collina artificiale piantumata e una conca ellittica con fontana, che segna un centro visivo altrettanto significativo. Da questo punto passa un lunghissimo e prospettico viale verdeggiante sulla direttrice nord-sud che parte dal centro della facciata della villa: più di mille metri che tracciano una linea retta e netta, e che ancora oggi lascia l’impressionante segno della potenza e della visione che la famiglia Bagatti Valsecchi mise in questa opera.

Foto Naeblis da Adobe Stock

Inoltre, come se non bastassero tutte queste sorprese, nei pressi di un lato del parco si trova la ricostruzione con i materiali originali della Porta di San Gregorio del Lazzaretto di Milano, mentre in un altro angolo si “incrociano”, scavalcandosi, il fiume Seveso e il canale Villoresi, due linee d’acqua che in lungo e in largo caratterizzano tutto questo territorio e lo uniscono direttamente a Milano.

Per capire la portata del progetto bisogna partire dalla cornice in cui si trova immersa: un grande giardino eclettico fatto di aree a prato fiorito e zone piantumate boschive.

Non sono molti gli esempi paragonabili di parchi ancora conservati intorno a delle ville del genere e sicuramente la capostipite più celebre è la cosiddetta Villa Reale di Monza, che però dovrebbe essere chiamata più propriamente Reggia, con tutte le conseguenze, differenze e paragoni del caso.

Foto Garden Tourist da Flickr

La storia della villa Bagatti Valsecchi in sé è relativamente recente, in senso storico potremmo dire moderna, con una costruzione dei manufatti odierni che parte nel 1880 circa, mentre già dal XVI secolo gli avi della famiglia si stabilirono qui con una grande cascina agricola dove si trasferirono per fuggire dalla peste milanese del 1600.

Furono i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, nati alla metà dell’Ottocento, che decisero di trasformare quest’area in un complesso “monumentale” con uno slancio senza precedenti, che li vide impegnati in prima persona anche creativamente mentre in contemporanea anche nel cuore di Milano attuavano la ristrutturazione della casa di famiglia - oggi Casa Museo Bagatti Valsecchi - dove iniziarono a collezionare opere e manufatti ispirandosi al Cinquecento lombardo, tra neoclassicismo, eclettismo e avanguardie tecniche di fine secolo. Mentre a Milano si concentravano sulla trasformazione della dimora storica urbana in un “museo da abitare”, a Varedo si dedicarono con un atteggiamento più libero alla costruzione di un luogo di accoglienza e rappresentanza extraurbano. 

Foto Alessandro da Adobe Stock

Date le ali preesistenti di servizio verso il centro abitato che contenevano le scuderie, il deposito carrozze e le case coloniche, e che definivano il cortile d’onore con l’accesso principale, le energie si concentrarono sul recupero di un corpo centrale settecentesco e simmetrico, che venne sopraelevato e ampliato unendolo ad una foresteria per mezzo di un porticato continuo che creava anche un passaggio coperto fin dall’ingresso dell’area. L’insieme dei nuovi fabbricati costituisce una aggregazione di più corpi indipendenti e distinti ma interconnessi da una continuità di percorsi anche interni e sotterranei.

Gli interni ormai spogli degli arredi mobili originali mantengono serramenti, pavimenti e alcuni dettagli come decori su paramenti tessili, affreschi, lesene, balconate e alcune attrezzature di servizio.

Villa Bagatti Valsecchi in occasione di Alcova alla Milano Design Week 2024. Foto Daniele Ratti

L’intero complesso della villa con il parco venne venduto nel 1991 dai Bagatti Valsecchi alla ditta Tecno dei fratelli Borsani, Osvaldo e Fulgenzio, che per il design e l’architettura furono dei riferimenti assoluti della contemporaneità e di cui, sempre a Varedo, si ricorda anche la villa di famiglia costruita negli anni Quaranta vicino al laboratorio artigiano di arredamenti del padre.

Nel 2011 la villa è stata acquisita dal Comune che la gestisce per il tramite di una fondazione, La Versiera 1718, che apre il parco al pubblico e affitta gli edifici per eventi speciali.

Nel 2024, Alcova, ente privato di design contemporaneo che si definisce propriamente come una “piattaforma per designer, aziende, istituzioni e ricercatori che indagano sul futuro dell’abitare e del fare”, durante la Design Week ha deciso di organizzare in questi spazi un evento espositivo straordinario di design contemporaneo e arti decorative che ha permesso al grande pubblico di riscoprire questo incredibile sito legato alla antica narrazione della nascita del design milanese proprio nel territorio della Brianza.

Immagine di apertura: Foto Naeblis da Adobe Stock

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