Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1070, luglio-agosto 2022.
Ogni scrittore sa che, una volta deciso il titolo da dare a una conferenza, un articolo o un libro, il più è fatto: un titolo perfetto fa cogliere il progetto che è frutto di un’analisi. I titoli risuonano, sono parole che riverberano, scatole magiche che aprono interi universi.
Provo un certo disagio e scarsissimo affetto per l’espressione “riuso adattivo”. Il termine non è per nulla armonioso: la sua goffaggine linguistica richiama più un intervento odontoiatrico (per di più doloroso) che un’opportunità architettonica. ‘Riciclo’ offre l’efficienza di un’unica parola, ma ricorda cassonetti, scatole di cartone, lattine e bottiglie sciacquate. ‘Recupero’? Fa pensare a relitti marini, a traversine della ferrovia o a banchi di chiesa riutilizzati come arredo per caffè chic. ‘Stratificazione’ fa riferimento alla molteplicità dei materiali in progetti di riuso adattativo, ma per chiunque abbia studiato alla fine degli anni Ottanta e Novanta, non può non evocare palinsesti e altre sovrapposizioni, soprattutto orizzontali e temporali.
Non sono del tutto sicura che “Sintesi organica” colpisca nel segno con quella particolare, magica precisione che apre orizzonti intellettuali e mondi nuovi, ma cattura lo straordinario talento che Neri&Hu possiedono quando si tratta di combinare elementi. Tuttavia, propongo questo elogio della combinazione con una certa cautela: a parte l’attuale propensione svizzero-belga a creare progetti con singolari tavolozze di materiali, la maggior parte dell’architettura contemporanea in tutto il resto del mondo fa poco più che amalgamare.
Waterhouse
Waterhouse, South Bund Shanghai, Cina, 2010
Avvicinandosi alla costruzione, un ex edificio militare usato dall’esercito giapponese negli anni Trenta, la storia scritta sulle sue superfici risulta facilmente visibile. Pertanto, il vero sforzo in questo progetto è stato contenere l’intervento di restauro e resistere all’impulso di correggere ogni difetto. Siamo stati molto attenti a individuare dove inserire nuovi elementi e dove preservare i vecchi: alcuni spazi sono stati rifiniti e levigati, altri invece sono stati lasciati intatti, con i mattoni sbrecciati e i delicati lavori di lattoneria visibili dietro l’intonaco deteriorato. Protette da uno schermo di vetro, queste sezioni evocano la qualità documentale di un’esposizione museale, trasformando l’aspetto trascurato e banale del muro in qualcosa di prezioso. Scrostare gli strati delle diverse finiture è come eseguire un’autopsia: permette di scoprire le vite e le narrazioni nascoste in ogni imperfezione, di scavare tracce che porteranno alla luce i momenti più intimi dell’abitare. La volontà di rispettare la demarcazione tra il vecchio e il nuovo è uguale, per converso, a quella di cancellare il confine tra pubblico e privato. Ci interessa abbattere i confini visivi, acustici e fisici dello spazio personale su vari livelli. Questa ricerca si manifesta nella progettazione del ristorante dell’hotel, pensato come un’estensione della strada che prosegue fino al cortile interno. In questo modo, l’ambito pubblico penetra profondamente nel cuore della sfera privata.
Waterhouse, South Bund Shanghai, Cina, 2010
Un taglio nel soffitto del ristorante consente persino agli ospiti delle camere di partecipare, a distanza, alla vivace attività dei commensali sottostanti. Le finestre apparentemente fuori contesto (come quella posizionata sopra la reception principale della hall), le superfici riflettenti sapientemente posizionate e i percorsi di circolazione inaspettati offrono costantemente l’emozione di una vista rubata e di uno sguardo sfuggente. Nella sua stessa concezione, la Waterhouse si propone di ridiscutere la tipologia dell’albergo, il modo di interpretare le nozioni di ‘casa’ e di domesticità in un ambiente estraneo e di dare un significato all’esperienza del viaggiatore. Per farlo, abbiamo attinto alla ricca atmosfera del tipico longtang (‘vicolo’) di Shanghai, dove la vita quotidiana è piena di sorprese e dove il concetto di privacy non esiste. Sfidando i più elementari rituali di ogni giorno e trasformando la loro normalità in qualcosa di totalmente imprevedibile, come la vasca da bagno racchiusa in una scatola di vetro, amplifichiamo il gioco tra i concetti di comfort e disagio. Questi momenti imprevisti hanno lo scopo di rendere più intensa l’esperienza emotiva dell’ospite. I segni grafici sulle pareti di tutto l’hotel evocano la complessità dei diversi stati d’animo di chi viaggia – impazienza ed euforia, incertezza e desiderio, disagio e sollievo –, mentre la spiccata crudezza della tavolozza dei materiali stabilisce un forte senso del tempo, del luogo e dell’essere.
Waterhouse, South Bund Shanghai, Cina, 2010
Avvicinandosi alla costruzione, un ex edificio militare usato dall’esercito giapponese negli anni Trenta, la storia scritta sulle sue superfici risulta facilmente visibile. Pertanto, il vero sforzo in questo progetto è stato contenere l’intervento di restauro e resistere all’impulso di correggere ogni difetto. Siamo stati molto attenti a individuare dove inserire nuovi elementi e dove preservare i vecchi: alcuni spazi sono stati rifiniti e levigati, altri invece sono stati lasciati intatti, con i mattoni sbrecciati e i delicati lavori di lattoneria visibili dietro l’intonaco deteriorato. Protette da uno schermo di vetro, queste sezioni evocano la qualità documentale di un’esposizione museale, trasformando l’aspetto trascurato e banale del muro in qualcosa di prezioso. Scrostare gli strati delle diverse finiture è come eseguire un’autopsia: permette di scoprire le vite e le narrazioni nascoste in ogni imperfezione, di scavare tracce che porteranno alla luce i momenti più intimi dell’abitare. La volontà di rispettare la demarcazione tra il vecchio e il nuovo è uguale, per converso, a quella di cancellare il confine tra pubblico e privato. Ci interessa abbattere i confini visivi, acustici e fisici dello spazio personale su vari livelli. Questa ricerca si manifesta nella progettazione del ristorante dell’hotel, pensato come un’estensione della strada che prosegue fino al cortile interno. In questo modo, l’ambito pubblico penetra profondamente nel cuore della sfera privata.
Waterhouse, South Bund Shanghai, Cina, 2010
Un taglio nel soffitto del ristorante consente persino agli ospiti delle camere di partecipare, a distanza, alla vivace attività dei commensali sottostanti. Le finestre apparentemente fuori contesto (come quella posizionata sopra la reception principale della hall), le superfici riflettenti sapientemente posizionate e i percorsi di circolazione inaspettati offrono costantemente l’emozione di una vista rubata e di uno sguardo sfuggente. Nella sua stessa concezione, la Waterhouse si propone di ridiscutere la tipologia dell’albergo, il modo di interpretare le nozioni di ‘casa’ e di domesticità in un ambiente estraneo e di dare un significato all’esperienza del viaggiatore. Per farlo, abbiamo attinto alla ricca atmosfera del tipico longtang (‘vicolo’) di Shanghai, dove la vita quotidiana è piena di sorprese e dove il concetto di privacy non esiste. Sfidando i più elementari rituali di ogni giorno e trasformando la loro normalità in qualcosa di totalmente imprevedibile, come la vasca da bagno racchiusa in una scatola di vetro, amplifichiamo il gioco tra i concetti di comfort e disagio. Questi momenti imprevisti hanno lo scopo di rendere più intensa l’esperienza emotiva dell’ospite. I segni grafici sulle pareti di tutto l’hotel evocano la complessità dei diversi stati d’animo di chi viaggia – impazienza ed euforia, incertezza e desiderio, disagio e sollievo –, mentre la spiccata crudezza della tavolozza dei materiali stabilisce un forte senso del tempo, del luogo e dell’essere.
Forse questa zelante propensione combinatoria deriva da una critica alla singolarità del Modernismo, in particolare alla massiccia singolarità del Brutalismo tardo moderno, a lungo facile bersaglio di critiche. Ciò che si percepisce come un ‘difetto’ del tardo Modernismo non è, però, tanto una questione formale o materiale, quanto di manutenzione e di programmazione.
Sospetto che l’attuale moda dell’accostamento temerario sia probabilmente meno una critica ai padri dell’architettura e più una ripercussione dell’allarmante e diffuso declino della qualità dei materiali, della costruzione e dei dettagli nell’edilizia globale. In breve, moltiplicare i materiali distrae. Di fatto, molti edifici contemporanei richiedono sempre più distrazione.
Nel suo saggio del 1936 L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Walter Benjamin scriveva che la percezione dell’architettura è “consumata da una collettività distratta”. Cosa direbbe Benjamin se vedesse i moltissimi edifici che oggi non fanno altro che accelerare questa condizione di distrazione collettiva? Il che ci porta a Neri&Hu, che hanno resistito a questa propensione combinatoria con eleganza e attenzione per tutta la loro carriera. Piuttosto che amalgamare a casaccio, sintetizzano, e lo fanno con risultati sorprendenti.
Fuzhou Teahouse
Fuzhou Teahouse, Fuzhou, Fujian, Cina, 2021
Il progetto trae ispirazione da un’immagine immediatamente associata a Fuzhou: il tempio di Jinshan, raro esempio di struttura religiosa costruita al centro di un fiume. John Thomson è stato uno dei primi fotografi a recarsi in Cina e a fornire al pubblico occidentale i primi ritratti dell’Estremo Oriente. Nell’album Foochow and the River Min, che documenta il suo leggendario viaggio lungo il fiume omonimo, nel 1871 Thomson immortalò l’antica struttura nel suo stato originale, poggiata serenamente su una roccia affiorante, un’immagine destinata a identificare in modo duraturo Fuzhou. Concepito come un manufatto urbano ispirato alle radici della città, il Relic Shelter racchiude e conserva un frammento del patrimonio storico in un momento in cui il rapido sviluppo ha eroso la cultura e l’identità tradizionale. Il brief del committente prevedeva il difficile compito di creare un involucro per un importante reperto, la struttura in legno della residenza di un alto funzionario della dinastia Qing, ricca di intagli ornamentali e di intricati lavori di ebanisteria. Trasferita da Anhui alla nuova sede di Fuzhou, la struttura in stile Hui è stata inserita come elemento centrale di una nuova casa del tè. Immaginata come un edificio che poggia su una roccia, la casa del tè sorge su una base di calcestruzzo battuto, mentre l’ampio tetto di rame riprende la linea della copertura della costruzione che racchiude.
Fuzhou Teahouse, Fuzhou, Fujian, Cina, 2021
Il materiale di base, il calcestruzzo battuto, è un omaggio moderno alle tradizionali abitazioni in terra battuta della regione, ed enfatizza una semplice monumentalità. Al visitatore vengono presentate due immagini dell’edificio: la silhouette della forma eretta e il suo riflesso speculare nello specchio d’acqua circostante. Una serie di contrasti tra elementi luminosi e scuri, leggeri e pesanti, rustici e raffinati, si sussegue quando il visitatore entra nella grande sala, che ospita l’antica residenza. I lucernari penetrano il tetto, portando la luce naturale nelle profondità dello spazio interno e illuminando l’inestimabile manufatto esposto. La configurazione stutturale dell’edificio inizia però a rivelarsi solo quando si raggiunge l’ammezzato: il tetto metallico è sospeso a 50 cm dalla base grazie a capriate rivestite di rame per introdurre una fascia di illuminazione continua intorno al suo perimetro. Avvolgendosi intorno alla storica struttura di legno, lo spazio dell’ammezzato permette ai visitatori di apprezzare i dettagli di carpenteria all’altezza dello sguardo. Il piano interrato include un atrio secondario che ospita una rotonda, un cortile incassato e sale di degustazione. Sopra la rotonda, un oculo scolpito e rivestito di vetro, sul fondo della vasca del cortile sovrastante, filtra il sole attraverso una sottile pellicola d’acqua, creando un gioco di riflessi ipnotico.
Fuzhou Teahouse, Fuzhou, Fujian, Cina, 2021
Il progetto trae ispirazione da un’immagine immediatamente associata a Fuzhou: il tempio di Jinshan, raro esempio di struttura religiosa costruita al centro di un fiume. John Thomson è stato uno dei primi fotografi a recarsi in Cina e a fornire al pubblico occidentale i primi ritratti dell’Estremo Oriente. Nell’album Foochow and the River Min, che documenta il suo leggendario viaggio lungo il fiume omonimo, nel 1871 Thomson immortalò l’antica struttura nel suo stato originale, poggiata serenamente su una roccia affiorante, un’immagine destinata a identificare in modo duraturo Fuzhou. Concepito come un manufatto urbano ispirato alle radici della città, il Relic Shelter racchiude e conserva un frammento del patrimonio storico in un momento in cui il rapido sviluppo ha eroso la cultura e l’identità tradizionale. Il brief del committente prevedeva il difficile compito di creare un involucro per un importante reperto, la struttura in legno della residenza di un alto funzionario della dinastia Qing, ricca di intagli ornamentali e di intricati lavori di ebanisteria. Trasferita da Anhui alla nuova sede di Fuzhou, la struttura in stile Hui è stata inserita come elemento centrale di una nuova casa del tè. Immaginata come un edificio che poggia su una roccia, la casa del tè sorge su una base di calcestruzzo battuto, mentre l’ampio tetto di rame riprende la linea della copertura della costruzione che racchiude.
Fuzhou Teahouse, Fuzhou, Fujian, Cina, 2021
Il materiale di base, il calcestruzzo battuto, è un omaggio moderno alle tradizionali abitazioni in terra battuta della regione, ed enfatizza una semplice monumentalità. Al visitatore vengono presentate due immagini dell’edificio: la silhouette della forma eretta e il suo riflesso speculare nello specchio d’acqua circostante. Una serie di contrasti tra elementi luminosi e scuri, leggeri e pesanti, rustici e raffinati, si sussegue quando il visitatore entra nella grande sala, che ospita l’antica residenza. I lucernari penetrano il tetto, portando la luce naturale nelle profondità dello spazio interno e illuminando l’inestimabile manufatto esposto. La configurazione stutturale dell’edificio inizia però a rivelarsi solo quando si raggiunge l’ammezzato: il tetto metallico è sospeso a 50 cm dalla base grazie a capriate rivestite di rame per introdurre una fascia di illuminazione continua intorno al suo perimetro. Avvolgendosi intorno alla storica struttura di legno, lo spazio dell’ammezzato permette ai visitatori di apprezzare i dettagli di carpenteria all’altezza dello sguardo. Il piano interrato include un atrio secondario che ospita una rotonda, un cortile incassato e sale di degustazione. Sopra la rotonda, un oculo scolpito e rivestito di vetro, sul fondo della vasca del cortile sovrastante, filtra il sole attraverso una sottile pellicola d’acqua, creando un gioco di riflessi ipnotico.
Il Brick Wall | Tsingpu Yangzhou Retreat nella provincia cinese di Jiangsu (2017), sintetizza vecchio e nuovo, interno ed esterno, mattoni e cemento, mattoni e legno, mattoni e paesaggio. Il mattone di recupero è una costante in tutto il sito, e salda tutte le parti e gli elementi in un insieme coerente. Anche questo materiale è però trattato in modo diverso: dalla posa tradizionale sfalsata al mattone forato, dal mattone a due strati a quello estruso e angolare. Nonostante l’esibizione virtuosa delle possibilità offerte dal mattone, l’intero edificio risulta unificato dai toni grigi e morbidi del materiale di recupero e dalle dimensioni costanti del singolo mattone e delle pareti continue.
Un analogo successo di sintesi si riscontra in The Black Box Redux | Building Number 31 a Shanghai (2020). Laddove altri progetti sintetizzano strutture esistenti di qualità, adattandole con l’aggiunta di nuovi elementi curati con attenzione, questo intervento riconfigura quello che Neri&Hu descrivono come un “anonimo edificio di quattro piani per uffici e dormitori per la locale società di telecomunicazioni”. Se il Brick Wall era reso omogeneo dal basso contrasto del mattone grigio, questo progetto contrappone le piastrelle smaltate verdi al piano terra con la sovrastante facciata opaca e dipinta di grigio scuro. Eppure i colori, in tutta la loro diversità, piuttosto che creare un forte contrasto appaiono di un’intensità familiare. All’interno, la costruzione di colonne e travi in cemento grezzo contrasta con le pareti bianche e lisce e i pavimenti in cemento lucidato, offrendo ancora una volta differenze, ma nell’ambito di una tavolozza di colori che si può definire consueta, anziché fortemente contrastante.
Nantou City Guesthouse
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Nel villaggio urbano (cheng-zhongcun) i resti preindustriali si annidano dentro un tessuto metropolitano apparentemente moderno. La città di Nantou, dove si trova questa pensione con 11 camere, ne è un esempio. Il progetto sceglie come fonte d’ispirazione la vita quotidiana dei vicoli della città. In tutto l’edificio, vecchio e nuovo sono accostati per dare risalto ai ruderi della struttura preesistente, che è stata tagliata. Queste “incisioni urbane” promuovono un nuovo tipo di spazio pubblico negli ambienti privati. Per contro, lo scavo ha rivelato una sequenza di strati, generando un dialogo tra passato e presente.
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Per articolare due trattamenti divergenti, come la stratificazione urbana e l’uso consapevole dei frammenti, è stato sviluppato un linguaggio tettonico: un rivestimento leggero, simile a uno schermo è l’elemento principale della facciata, a cui si contrappone l’assemblaggio espressivo come profilo del tetto. Il nuovo ingresso estende una via laterale nel cuore dell’edificio. Un vano scale esistente, che prima collegava i nove piani, è stato aperto e ampliato per creare un cortile verticale. Una nuova scala metallica sospesa conduce alle stanze dei piani intermedi e al giardino pensile sul tetto, che offre una vista sulle vivaci strade sottostanti, dando vita a un nuovo spazio pubblico.
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Nel villaggio urbano (cheng-zhongcun) i resti preindustriali si annidano dentro un tessuto metropolitano apparentemente moderno. La città di Nantou, dove si trova questa pensione con 11 camere, ne è un esempio. Il progetto sceglie come fonte d’ispirazione la vita quotidiana dei vicoli della città. In tutto l’edificio, vecchio e nuovo sono accostati per dare risalto ai ruderi della struttura preesistente, che è stata tagliata. Queste “incisioni urbane” promuovono un nuovo tipo di spazio pubblico negli ambienti privati. Per contro, lo scavo ha rivelato una sequenza di strati, generando un dialogo tra passato e presente.
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Per articolare due trattamenti divergenti, come la stratificazione urbana e l’uso consapevole dei frammenti, è stato sviluppato un linguaggio tettonico: un rivestimento leggero, simile a uno schermo è l’elemento principale della facciata, a cui si contrappone l’assemblaggio espressivo come profilo del tetto. Il nuovo ingresso estende una via laterale nel cuore dell’edificio. Un vano scale esistente, che prima collegava i nove piani, è stato aperto e ampliato per creare un cortile verticale. Una nuova scala metallica sospesa conduce alle stanze dei piani intermedi e al giardino pensile sul tetto, che offre una vista sulle vivaci strade sottostanti, dando vita a un nuovo spazio pubblico.
Nantou City Guesthouse, Shenzhen, Guangdong, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
La Vertical Lane House | The Waterhouse at South Bund a Shanghai (2010) offre contrasti più elevati, ma lo fa con una finezza tale da trasformare una giustapposizione stridente in una sintesi armoniosa. Il progetto converte un edificio in cemento degli anni Trenta, usato dall’esercito giapponese, in un hotel. Le forme in acciaio corten sulla sommità fanno eco alle curve e alla pesantezza del cemento dell’edificio originale sottostante. In una corte interna, sottili persiane di legno e metallo a specchio si aprono secondo la volontà di ciascun occupante, animando le pareti bianche e spoglie. Il DNA dell’edificio originale vive attraverso i dettagli quasi invisibili di ogni superficie aggiuntiva: porte, tettoie, persiane e persino le finestre stesse sono inserti di materiali neutri, semplici e singolari, con tutti i telai, le cerniere e gli altri accessori resi invisibili.
Allo stesso modo, il progetto Design Republic Home (2012) sintetizza la pesantezza di un edificio in mattoni – la sede della polizia britannica di Shanghai degli anni Dieci secolo scorso – con inserti in acciaio e vetro straordinariamente leggeri. Come nella Vertical Lane House, le grandi lastre di vetro sono tenute in posizione da sottili telai in acciaio. Ancora più magico è il dettaglio più minuto dell’intero progetto: la ringhiera interna che, come la struttura delle luci a sospensione, introduce la più deliziosa, anche se incongrua, ariosità nella più solida delle strutture. Invece di apparire clownescamente discordante, questo contrasto è di una precisione mozzafiato.
The Chuan Malt Whisky Distillery
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Nominato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1996, il Monte Emei è uno dei luoghi più profondamente spirituali della Cina. Il terreno su cui sorge ha una storia molto ricca: un tempo ospitava un monastero, teatro di diverse battaglie storiche e luogo di sosta lungo le vie di pellegrinaggio e di commercio, e sebbene i resti del passato non siano più visibili, il vuoto stesso è in grado di rievocarne il ricordo. Tre anni fa abbiamo vinto il concorso di progettazione, accettando la sfida di progettare una distilleria per il primo whisky prodotto in Cina da Pernod Ricard. Delimitato su tre lati da un torrente, il sito esemplifica il concetto cinese di dualità degli elementi naturali. Shan-shui significa “montagna-acqua”, dove shan rappresenta forza e permanenza, mentre shui simboleggia fluidità e trasformazione. Nello spirito di questa filosofia, la nostra proposta è quella di concepire un gesto la cui forza risiede nella sua umile semplicità, nel suo profondo rispetto per la natura. Il complesso manifesta questa dualità in modo equilibrato, con gli edifici industriali come interpretazione moderna dell’architettura vernacolare cinese e gli edifici per i visitatori come geometrie elementari radicate nel terreno. Le tre lunghe costruzioni che ospitano gli impianti di produzione del whisky sono situate sul lato nord del sito; posizionate in parallelo, sono inserite nel dolce pendio naturale con linee di copertura gradualmente discendenti.
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
In un’interpretazione dell’architettura vernacolare, le tegole di argilla recuperate conferiscono un aspetto misurato ai tetti spioventi che poggiano su una moderna struttura di cemento armato a travi e colonne, mentre le pareti sono state costruite con gli stessi massi estratti dal terreno durante il livellamento del sito. In contrasto con le radici vernacolari dei fabbricati industriali, i due edifici per i visitatori sono costruiti su geometrie fondamentali, il cerchio e il quadrato che, nella filosofia cinese, rappresentano rispettivamente il cielo e la terra. L’edificio rotondo è parzialmente incassato nel terreno, con cinque sale di degustazione interrate che circondano un cortile a cupola che ha una cascata d’acqua al centro. La parte superiore della cupola emerge leggermente dal terreno, sormontata da tre anelli concentrici di mattoni. Questa forma scultorea diventa una presenza iconica e funge da punto panoramico da cui i visitatori possono godere della vista su tutta l’area. L’edificio quadrato del ristorante e del bar, realizzato a sbalzo su due lati, è collocato più in basso, con un angolo sospeso sulla riva del fiume. Mentre lo spazio per la ristorazione è organizzato lungo il perimetro dell’edificio per garantire una vista aperta, il cortile centrale è orientato in modo da incorniciare la sommità del Monte Emei. La tavolozza dei materiali di base è formata da una varietà di miscele di cemento, calcestruzzo e pietra, che trovano risonanza nella forte presenza minerale del sito, mentre i materiali che più richiamano la funzione del luogo, come le pentole di rame per la distillazione e le botti di rovere invecchiate, derivano dalla tradizione artigianale della produzione dei distillati.
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Nominato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1996, il Monte Emei è uno dei luoghi più profondamente spirituali della Cina. Il terreno su cui sorge ha una storia molto ricca: un tempo ospitava un monastero, teatro di diverse battaglie storiche e luogo di sosta lungo le vie di pellegrinaggio e di commercio, e sebbene i resti del passato non siano più visibili, il vuoto stesso è in grado di rievocarne il ricordo. Tre anni fa abbiamo vinto il concorso di progettazione, accettando la sfida di progettare una distilleria per il primo whisky prodotto in Cina da Pernod Ricard. Delimitato su tre lati da un torrente, il sito esemplifica il concetto cinese di dualità degli elementi naturali. Shan-shui significa “montagna-acqua”, dove shan rappresenta forza e permanenza, mentre shui simboleggia fluidità e trasformazione. Nello spirito di questa filosofia, la nostra proposta è quella di concepire un gesto la cui forza risiede nella sua umile semplicità, nel suo profondo rispetto per la natura. Il complesso manifesta questa dualità in modo equilibrato, con gli edifici industriali come interpretazione moderna dell’architettura vernacolare cinese e gli edifici per i visitatori come geometrie elementari radicate nel terreno. Le tre lunghe costruzioni che ospitano gli impianti di produzione del whisky sono situate sul lato nord del sito; posizionate in parallelo, sono inserite nel dolce pendio naturale con linee di copertura gradualmente discendenti.
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
In un’interpretazione dell’architettura vernacolare, le tegole di argilla recuperate conferiscono un aspetto misurato ai tetti spioventi che poggiano su una moderna struttura di cemento armato a travi e colonne, mentre le pareti sono state costruite con gli stessi massi estratti dal terreno durante il livellamento del sito. In contrasto con le radici vernacolari dei fabbricati industriali, i due edifici per i visitatori sono costruiti su geometrie fondamentali, il cerchio e il quadrato che, nella filosofia cinese, rappresentano rispettivamente il cielo e la terra. L’edificio rotondo è parzialmente incassato nel terreno, con cinque sale di degustazione interrate che circondano un cortile a cupola che ha una cascata d’acqua al centro. La parte superiore della cupola emerge leggermente dal terreno, sormontata da tre anelli concentrici di mattoni. Questa forma scultorea diventa una presenza iconica e funge da punto panoramico da cui i visitatori possono godere della vista su tutta l’area. L’edificio quadrato del ristorante e del bar, realizzato a sbalzo su due lati, è collocato più in basso, con un angolo sospeso sulla riva del fiume. Mentre lo spazio per la ristorazione è organizzato lungo il perimetro dell’edificio per garantire una vista aperta, il cortile centrale è orientato in modo da incorniciare la sommità del Monte Emei. La tavolozza dei materiali di base è formata da una varietà di miscele di cemento, calcestruzzo e pietra, che trovano risonanza nella forte presenza minerale del sito, mentre i materiali che più richiamano la funzione del luogo, come le pentole di rame per la distillazione e le botti di rovere invecchiate, derivano dalla tradizione artigianale della produzione dei distillati.
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
The Chuan Malt Whisky Distillery, Emeishan, Sichuan, Cina, 2021
Neri&Hu Design and Research Office
Tutti i progetti di Neri&Hu raggiungono questo delicato equilibrio di raffinatezza che permette loro di sfruttare le superfici grezze, nonché i materiali, le strutture e le condizioni imperfette trovate in loco, incorporandole nel modo più controllato possibile in un insieme fatto di parti che si fondono perfettamente attraverso gli strumenti architettonici delle proporzioni, delle superfici, delle texture e di una certosina cura dei dettagli, piuttosto che con gli strumenti retorici della forma, della metafora e del modello. La loro è una sintesi serena, che non vuole mascherare o distrarre, ma nemmeno richiamare l’attenzione su di sé. Un approccio senza tempo alla contemporaneità, non un “riuso adattivo” greve o autocompiaciuto: una sintesi organica, tranquilla e poderosa.