Il bene comune è da loro declinato in un’accezione ben precisa, quella dell’intervento nelle aree geografiche e sociali dove la politica è stata latitante o colpevole o assente: periferie, campagne, paesi.
L’allestimento corrisponde sia nei mezzi – è in buona parte realizzato con materiali di recupero – sia nell’estetica all’idea che non si debbano né si possano più sprecare né materiali né intelligenza in ciò che non è essenziale alla vita civile. Il risultato è quello di un’estetica un po’ pauperista che non corrisponde al lavoro dei curatori come architetti, che è interessante proprio per non esserlo. Anzi, sono tra coloro che hanno contribuito a smontare il luogo comune che vuole gli spazi del non-profit “poveri”, come se ancora vigesse l’idea ottocentesca che ai poveri si addice la modestia.
Il progetto curatoriale però va ben oltre – e i TAMassociati sono propositivi come sempre – ed è quello di realizzare cinque architetture mobili di altrettanti giovani studi per cinque associazioni non-profit che operano sul territorio italiano. In questo modo interpretano le possibilità offerte dalla grande visibilità della Biennale, un format che comincia a configurarsi non solo come luogo di dibattito ma anche di opportunità concrete.
La realizzazione dei progetti si basa su un crowdfunding che a oggi, metà ottobre, ha raggiunto circa centomila euro, che permettono di costruirne due. L’obiettivo finale è però quello di realizzarli tutti.
Restano da finanziare Campo Libero, il progetto di Antonio Scarponi con Libera, un dispositivo per la legalità, un presidio dedicato alla riflessione civile da collocare all’interno di un’area confiscata alla mafia; BiblioHub il progetto di Alterstudio Partners con AIB (Associazione Italiana Biblioteche), una biblioteca mobile che sia anche uno spazio per la socializzazione; e quello di ARCò con Legambiente, UMA – Unità Monitoraggio Ambientale, dispositivo per l’ambiente e strumento di sensibilizzazione.
Se anche questi ultimi appaiono forse meno “sexy” non sono però meno importanti. Aziende e privati si facciano sotto, ce ne è bisogno.
Qui il link alla piattaforma dedicata di crowdfunding.