Mekinda e Eisenschmidt selezionano quindi nove studi di architettura e chiedono loro di presentare una propria “speculazione” sulla città di Chicago, che verrà presentata con un modello e un breve testo.
Prese nel loro insieme, le risposte date dagli studi realizzano quanto di più lontano ci possa essere da una proposta unitaria e condivisa per la città, ma sollevano piuttosto un eterogeneo senso di nostalgia.
È la nostalgia per le grandi imprese tecnologiche – che non nascondono la società dello spettacolo – nella riproposta di un nuovo acquedotto romano inteso come limite della città, luogo di significato civico, spazio di abitazione, e strumento di preservazione della risorsa acqua, nel progetto Great Lakes Aqueduct di UrbanLab. È la nostalgia per un discorso non semplicistico sulla griglia, che da un lato ricorda di quando non si avevano remore nell’affermare che l’architetto crea oggetti (come ribadiscono WW nella loro proposta di riconsiderare il blocco urbano come oggetto) e, dall’altro, contrappone la matematica del piano urbano come fatto assoluto all’ostinatezza dell’architetto di reagire, trasformando il fatto in invenzione nella proposta di Bureau Spectacular. È la nostalgia per la città che non è stata o, meglio, che è stata senza capire di volerlo essere – quella ipotizzata da Ludwig Hilberseimer come diverso rapporto tra spazi di lavoro e di abitazione, tra spazi “privati” e spazi “pubblici” degenerata come “megalopolis is everywhere” di cui parla Albert Pope nel suo testo sul libro. Dogma, partendo dall’assunto proposto da Eisenschmidt e Mekinda che “la crisi provoca innovazione” definisce la crisi come opportunità di introdurre discontinuità nello status quo. Interpreta in questo senso, riproponendola, la proposta di Hilberseimer per Marquette Park che evita di ricadere nella solita retorica binaria in cui si contrappongono “urbano” e “suburbano” e che sembra ancora intrappolare, invece, la proposta di ORG-Organization for Permanent Modernity di “acculturare le tipologie suburbane” costruendo un modello urbano su regole suburbane.
Nel limite raggiunto dalla mostra, si esprime la nostalgia per una speculazione intesa nel suo senso comunemente più spietato, ovvero come speculazione edilizia.
fino al 4 gennaio 2015
Chicagoisms
The Art Institute of Chicago
111 South Michigan Avenue, Chicago