La recente inaugurazione della Sackler Gallery di Zaha Hadid, sorella della Serpentine Gallery, segna il proseguimento di un lungo rapporto tra il centro d’arte collocato in una delle aree amministrate dai Royal Parks londinesi e lo studio internazionale d’architettura.
Da quando il mese scorso la Sackler è stata aperta, la ristrutturazione e l’ampliamento del Magazine (un’ex polveriera dei giardini di Kensington risalente alle guerre napoleoniche) hanno ricevuto commenti critici di varie sfumature.
La struttura di Hadid è stata chiamata “aggressiva e banale” a confronto dell’edificio ottocentesco cui si accompagna, mentre il suo aspetto apparentemente effimero è stato paragonato a “un tendone da festa nuziale in lotta con un forte vento”. È vero che, procedendo verso la Sackler sul ponte della Serpentine, il suo tetto ondulato appare un’aggiunta provvisoria, un tendone d’occasione costato una cifra regale.
I lettori che non risiedono nella capitale britannica, dove Hadid ha aperto il suo studio nel 1980, possono chiedersi la ragione di tanto brusio. Il tetto della Sackler reca senza dubbio la firma di Hadid: curve inconfondibili, composite, integrate in una superficie senza soluzione di continuità, che in vari punti si gonfia e sfiora il terreno, e in certi altri lambisce le pareti libere di vetro. Ma l’ampliamento è anche molto piccolo: gli incarichi internazionali dello studio ZHA ostentano ben altri disinvolti giochi parametrici.
È interessante che questo sia il primo edificio permanente di Hadid nel cuore di Londra, dato che il suo unico altro contributo costruito alla capitale britannica è la Evelyn Grace Academy school di Brixton.
Un corridoio collega lo spazio espositivo principale con il ristorante adiacente, dove ci si trova sotto le onde di un paracadute, un soffitto a membrana di tessuto di fibra di vetro con tre strati di isolamento, rivestito di PTFE. L’architetto a capo del progetto, Fabian Hecker, sottolinea che la complessità dell’ampliamento stava nel realizzare una membrana che permettesse alcuni movimenti strutturali pur mantenendosi complessivamente stabile nel tempo, per soddisfare la normativa sugli edifici permanenti e i requisiti energetici (la Arup ha messo a punto un sistema di condizionamento sotto la pavimentazione e dei pannelli solari sul tetto).
La geometria dei componenti del tetto ha dovuto essere sottoposta a severi controlli. La struttura tensile in opera è tesa tra un anello perimetrale e cinque piloni di acciaio lavorato, che hanno in cima dei lucernari. I piloni hanno l’aspetto di grandi cucchiai da minestra cinesi, mentre l’isola della cucina e del bar ricorda il Teflon color panna dell’interno degli aerei.