
Nel loro profilo regolare le estensioni sopra il tetto, corrispondenti propriamente alle parti dell’edificio rivestite di Quarz-zinc, sembrano risultare da un’estrusione 3D fatta verso l’alto, come se si fosse forzato del materiale a passare attraverso una sagoma. La cosa trasmette la forza di una pulsione proveniente dall’interno mentre, per dirla in termini più propriamente architettonici, lo sfondamento della scatola edilizia va a modificare l’impianto tipologico dell’edificio preesistente.
Come nelle dissezioni edilizie di Gordon Matta-Clark, e in sostanza con un effetto non dissimile, queste estensioni tendono a disfare l’edificio distogliendolo dal suo isolamento, aprendolo all’intorno, e agendo anche sull’identità storica e culturale della struttura tipologica preesistente.

Il processo che ha portato a tali estensioni inoltre produce una certa complessità che implica una nuova profondità di percezione. Gli aspetti della stratificazione probabilmente interessano di più delle viste inaspettate che si vengono a creare: si tratta di un tipo di complessità derivante dal prendere una situazione altrimenti del tutto normale, convenzionale, anche anonima, e ridefinirla, ritradurla in letture molteplici e sovrapposte di condizioni passate e presenti.
Una lettura metaforica di quest’opera, se la si vuole collegare a una forma di performance teatrale, è sicuramente incoraggiata dall’esigenza contemporanea di assegnare un nome alle cose ibride e agli organismi transgenici che finiamo per fare sfidando i principi d’individuazione classici e così per descrivere queste cose ibride sempre più presenti nel paesaggio facciamo ricorso a delle trasposizioni simboliche di immagini. Pierluigi Nicolin, architetto

L’edificio oggetto di intervento è collocato all’interno di un’area industriale lungo via Tortona a Milano. È un grande capannone diviso da un muro trasversale in due spazi con dimensioni e caratteristiche equivalenti, entrambi coperti da tetto a due falde. La disponibilità di una volumetria residua sull’intero lotto ha permesso l’ampliamento dell’edificio.
Il progetto prevede di mantenere inalterate le linee e gli ingombri dell’edificio esistente e di fare percepire gli ampliamenti come nuovi volumi che fuoriescono dal capannone attuale: verso l’alto a contenere un piano completamente nuovo e sul fronte principale a formare una terrazza.

Anche i materiali utilizzati evidenziano questa differenziazione: l’esistente è in mattoni pieni faccia a vista recuperati o reintegrati, mentre i nuovi volumi sono rivestiti in laminato Quarz-zinc di colore grigio e sui fianchi in pannelli di policarbonato in colore opale; tutte le coperture sono rivestite in laminato Quarz-zinc di colore grigio.
I serramenti sono in alluminio verniciati in colore grigio sia sui fronti, che sulla copertura. È stato realizzato un piano seminterrato a uso autorimessa a quota – 1,50 m a cui si accede tramite un’ampia rampa posta sul retro dell’edificio; l’estensione dell'autorimessa a quasi tutta l’area di proprietà crea una terrazza antistante al fronte principale, che sembra sfilarsi dalle ampie aperture poste sul fronte d’ingresso.

Il piano terra dell'edificio esistente è traslato a +1,50 m rispetto al piano della corte ed è complanare all'ampia terrazza a cui si accede tramite una scala. Il secondo piano realizzato, e che fa parte dell'ampliamento dell'edificio, è posto a + 5,40 m e ha una copertura a falde inclinate con altezza e andamento variabile.
Gli spazi interni sono concepiti come grandi open-space, prevalentemente illuminati dall'alto. Sulle facciate in laminato Quarz-zinc sono disposti serramenti di varie dimensioni, mentre i fianchi in policarbonato hanno alcune prese di luce. I fianchi dell’edificio esistente in mattoni a vista sono invece completamente ciechi, come tutta la parte in mattoni ad eccezione della grande apertura sulla terrazza. Calzoni Architetti

L’Arsenale
via Tortona 31, Milano
Architetti: Calzoni Architetti – Sonia Beatrice Calzoni
Collaboratori: Maurizio Bocola, Edy Gaffulli, Vincenzo Incardona
Cliente: La Italiana Produzioni
Impresa: Borio Mangiarotti
Superficie: 880 mq
Destinazione d’uso: laboratorio artigianale – spazio eventi
Costo: € 1.625.000.000
Realizzazione: 2012–2013
Fotografia: Paolo Rosselli


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