Nel 1960, quando irruppe sulla scena internazionale un ambizioso gruppo di giovani architetti modernisti giapponesi —i metabolisti—, Kisho Kurokawa, il suo membro più giovane ed estroso, ideò un progetto arditamente teorico dal titolo Città Agricola.
L’influenza del sogno modernista di Kurokawa sull’architettura della Gate Villa di Makoto Takei e Chie Nabeshima / TNA non può che condizionarne la lettura, nonostante gli architetti si proclamino innocenti nell’aver recepito questo legame. Qui, in un paesaggio quasi rurale, troviamo una griglia quadrata monocroma, rialzata a un’altezza di quattro metri dal suolo da pilotis; all’interno di questo astratto ordine rettilineo sono orchestrate sia la vita della natura sia quella degli esseri umani.
Trattandosi di un’abitazione monofamiliare con un modulo di sette metri, l’edificio ha una scala e un utilizzo completamente diversi, ma condivide con Kurokawa l’ambizione di integrare sfere complementari (la casa e il giardino) attraverso una struttura reticolare uniforme. All’interno di questa evidente somiglianza esistono, comunque, differenze significative, che segnano chiaramente la distanza tra il modernismo tecnofuturista di Kurokawa e ciò che potremmo chiamare il contestualismo astratto di Takei e Nabeshima.
Il progetto è situato in una zona residenziale di una piccola città a circa tre ore di macchina da Tokyo. Il contesto del sito è costituito da fattorie, piccoli campi e corsi d’acqua; nelle vicinanze si trovano diverse scuole pubbliche, mentre dietro sorge un rilievo con un bosco. Questa collina, oggi completamente coperta dalla vegetazione, formava, centinaia di anni fa, i bastioni di un castello e il pianoro ai suoi piedi costituiva le tenute dei vassalli del signore locale.
Per il committente, originario della zona, il progetto è diventato uno strumento per ricordare questa storia, traendo ispirazione dall’immagine del signore del castello che domina dall’alto le sue terre ordinate in modo tale da formare un disegno.
Al posto della frammentazione e della dispersione del contesto, né urbano né rurale, il cliente ha immaginato un ordine complessivo e armonioso che lega il sito con i suoi dintorni. Per realizzare questa idea sono stati uniti e collegati quattro lotti adiacenti, permettendo così di costruire una casa di grandi dimensioni, che occupa come impronta complessiva un’area
di oltre 1.000 mq.
Al livello dei rapporti spaziali interni del progetto, le travi-parete che si estendono tra le colonne sono trattate come una struttura flessibile per regolare e armonizzare i collegamenti visivi tra i diversi ambienti. Dal punto di osservazione di un gatto, cioè poco più in alto del pavimento, lo spazio appare visivamente continuo: è interrotto solamente dalla griglia puntiforme delle colonne e dalle membrane trasparenti delle pareti di vetro. Con l’elevarsi del punto di vista, il campo spaziale si modifica, risolvendosi nei confini di una stanza o di un determinato ambiente. All’altezza del tetto, la griglia assume il suo definitivo aspetto cellulare.