La mobilità è stata discussa in termini di veicoli a guida personale, dati, ecologia, superfici dinamiche, flussi di servizi, miniaturizzazione tecnologica e mimetismo (tra l'altro). Secondo sociologi come Saskia Sassen il patrimonio principale di una città sta nella sua perpetua "incompiutezza" e nella sua capacità di continuare a evolversi all'infinito. Perciò ha apprezzato l'urbanistica open source e la tecnologia su base popolare. Molly Wright Steenson ha citato il celebre assioma del poeta americano Edward Estlin Cummings, secondo il quale "il progresso è una comoda malattia" e ha stigmatizzato le tecnologie del movimento per la loro complicità con il circuito del capitale. L'artista e architetto Mark Shepard ha analogamente invocato maggior spazio per la prassi critica, affermando che "la città intelligente non è poi così intelligente". Dal canto suo David Benjamin del gruppo The Living ha sostenuto che l'epidermide di un edificio intelligente e altre superfici percettive (per esempio corsi d'acqua, vie e oggetti da tavola) dovrebbero "fornire un'interfaccia al nostro pensiero collettivo, pubblico", raccogliendo e poi mostrando dati sull'ambiente urbano. Il direttore di Domus Joseph Grima ha dipinto la città come il corpo vivo dello scambio di informazioni, osservando che la maggior parte di noi rimane "non cosciente di come la città risponda a ciò che siamo", dai sistemi di sorveglianza alle comunicazioni mobili alle transazioni dei bancomat. "Intorno a noi già esistono sterminati insiemi di dati", ha affermato Grima. La sua proposta programmatica è stata "una strategia low-tech di sovversione nei confronti della manipolazione tecnologica del paesaggio".
Mobilità contesa, città del futuro e luce pubblica
Un resoconto degli eventi principali al recente Festival of Ideas for the New City—DrawThinkTank: Emerging Territories of Movement, Audi Urban Futures Initiative e Flash:Light.
La mobilità è stata discussa in termini di veicoli a guida personale, dati, ecologia, superfici dinamiche, flussi di servizi, miniaturizzazione tecnologica e mimetismo (tra l'altro). Secondo sociologi come Saskia Sassen il patrimonio principale di una città sta nella sua perpetua "incompiutezza" e nella sua capacità di continuare a evolversi all'infinito. Perciò ha apprezzato l'urbanistica open source e la tecnologia su base popolare. Molly Wright Steenson ha citato il celebre assioma del poeta americano Edward Estlin Cummings, secondo il quale "il progresso è una comoda malattia" e ha stigmatizzato le tecnologie del movimento per la loro complicità con il circuito del capitale. L'artista e architetto Mark Shepard ha analogamente invocato maggior spazio per la prassi critica, affermando che "la città intelligente non è poi così intelligente". Dal canto suo David Benjamin del gruppo The Living ha sostenuto che l'epidermide di un edificio intelligente e altre superfici percettive (per esempio corsi d'acqua, vie e oggetti da tavola) dovrebbero "fornire un'interfaccia al nostro pensiero collettivo, pubblico", raccogliendo e poi mostrando dati sull'ambiente urbano. Il direttore di Domus Joseph Grima ha dipinto la città come il corpo vivo dello scambio di informazioni, osservando che la maggior parte di noi rimane "non cosciente di come la città risponda a ciò che siamo", dai sistemi di sorveglianza alle comunicazioni mobili alle transazioni dei bancomat. "Intorno a noi già esistono sterminati insiemi di dati", ha affermato Grima. La sua proposta programmatica è stata "una strategia low-tech di sovversione nei confronti della manipolazione tecnologica del paesaggio".