L'architettura gioca un ruolo molto importante all'interno di questo progetto. Il primo edificio commissionato da Vitra – costruito negli anni Cinquanta nella periferia di Basilea (sulla sponda svizzera del Reno, dove Vitra iniziò la sua attività e dove ancora ha la sua sede centrale) – all'epoca era un edificio industriale più che accettabile, progettato dallo studio Beck and Bauer di Basilea (dove in seguito Jacques Herzog ha lavorato per un po'). Oggi è sede del nostro centro di sviluppo prodotti ed è ancora un buon edificio. Quello che successe dopo, per quanto riguarda gli edifici, fu meno memorabile. Per fortuna, nel 1981, la maggior parte di questi fu persa in un incendio, il che permise all'architettura di guadagnarsi un ruolo permanente nella nostra visione. Il primo della nuova generazione fu un edificio industriale progettato da Nicholas Grimshaw (1981). Grimshaw progettò anche un piano strategico dell'area, ma costruì solamente un altro edificio. La ragione per cui cambiammo le nostre idee fu il mio incontro con Frank Gehry tramite Claes Oldenburg coinvolto all'epoca nel design di una scultura per il settantesimo compleanno di mio padre. Questo fu nel 1984. Ero così affascinato dall'architettura e dai mobili di Gehry che lo invitai a progettare uno dei nuovi edifici. Nel 1989 inaugurammo così il Vitra Design Museum e la fabbrica, entrambe progettati da Frank, le sue prime opere permanenti al di fuori degli Stati Uniti. Da quel momento in poi, divenne tradizione invitare un architetto diverso per ogni progetto, non tanto per avere una collezione di architettura, ma piuttosto per creare un luogo ricco di diversità e pieno di vita. Il principio base era che gli architetti scelti fossero stranieri e non avessero mai costruito nella nostra regione, volevamo avere la nostra zona "internazionale": così Ando costruì qui il suo primo edificio al di fuori del Giappone; Zaha il suo primo edificio in assoluto (la stazione dei pompieri); Siza costruì un altro edificio industriale. Questi furono seguiti dalla sede centrale, vicino a Basilea, ancora di Gehry. In alcuni casi fui elogiato per queste scelte. Questi architetti erano ritenuti sorprendenti e alcuni li definivano coraggiosi. Bisogna ricordarsi che tutto questo avveniva più di vent'anni fa quando non era ancora comune per gli architetti costruire in giro per il mondo.
Ora, come fanno Herzog & de Meuron a inserirsi in questo principio base? Bene, c'entrano e non c'entrano. Non c'entrano perché la scelta non è né sorprendente né tanto meno audace, perché sono di Basilea come me. C'entrano perfettamente perché non sono regionali e rappresentano il mondo. Inoltre, devo ammettere che mi resi pienamente conto dell'impatto del loro lavoro solo negli anni Novanta. E da allora non abbiamo più costruito. Negli anni Ottanta, quando mi rivolsi a Gehry, Zaha, Ando e Siza, Jacques e Pierre pensavano che io fossi un idiota, ignaro di quello che avveniva sotto casa mia. Malgrado ciò, col tempo diventammo buoni amici e mi fu chiaro che dovevano essere proprio loro a eseguire il nostro prossimo edificio per il semplice fatto che essi rappresentavano esattamente tutto ciò che amo in architettura. Herzog & de Meuron, spingendo l'involucro architettonico al limite, cercano costantemente di raggiungere nuovi confini, ma sanno anche ascoltare, e se da una parte progettano edifici iconici, dall'altra propongono delle soluzioni intelligenti ai bisogni dei loro clienti. Stare in loro compagnia è piacevole e sono anche impeccabili nell'esecuzione dei loro edifici. Questo è vero anche per quanto riguarda i costi e i tempi d'esecuzione. Con la VitraHaus, siamo leggermente sotto budget e perfetti sui tempi. Gli architetti in genere sono conosciuti per essere egocentrici e per la loro mancanza di rispetto per budget e clienti e così via. La mia esperienza è totalmente diversa. Impiegando grandi architetti, abbiamo sempre ottenuto edifici di grande valore.
Il rispetto del budget è molto importante per Vitra. Siamo un'impresa svizzera con una forte attenzione all'aspetto economico e deve essere così se vogliamo essere attivi e avere un certo peso nel mondo culturale. Non siamo una grande società per azioni, semplicemente un'azienda privata di modeste dimensioni. Abbiamo dei periodi grandiosi come quello di oggi, ma dobbiamo guadagnarceli. Come per il Vitra Design Museum che è quasi del tutto finanziato dalle sue attività, i nostri edifici devono avere un senso. Costruiamo quando c'è bisogno e non possiamo permetterci alcun lusso. Almeno vogliamo che i nostri edifici siano memorabili ed entusiasmanti. Quest'approccio ha funzionato e può funzionare anche per altri. Con questo in mente, uno si rammarica di tutte quelle migliaia di mancate opportunità, di quando, invece di un bell'edificio, ne viene eretto uno di qualità mediocre. Lo so per certo che la causa della mediocrità è un modo di pensare e non primariamente una ragione economica. I nostri edifici non sono molto più costosi degli edifici 'normali'; infatti, diventano economici se si considera l'impatto che essi hanno sulla gente che ci lavora e sul pubblico. Costruire edifici mediocri è anche un cattivo investimento.
VitraHaus non è un museo, nemmeno uno showroom, né un negozio di mobili, ma qualcosa del tutto nuovo. È la combinazione di alcuni aspetti di questi tre modelli con altri elementi aggiunti. Non è solamente un edificio interessante, ma rappresenta anche un'innovazione nel campo del marketing: offre una nuova esperienza che si spera possa aiutare il pubblico a fare scelte d'arredo migliori. L'esperienza è prima di tutto quella di vedere, provare diversi prodotti, combinazioni, spazi e stili ma anche capire il costo di varie scelte (questo è reso possibile grazie ad un complicato sistema informatico che permette ai visitatori di avere in tempo reale informazioni sui prodotti, costi e disponibilità nel loro paese). In più la VitraHaus offre informazioni sulla storia del design e dei designer, sulle tecnologie di produzione, il collaudo dei prodotti e la loro applicazione nel mondo reale. La VitraHaus permette al pubblico di sperimentare con aree del design normalmente trascurate come il colore (Hella Jongerius Colour Lab). Offre una prospettiva storica mostrando una piccola selezione di capolavori dalla collezione del Vitra Design Museum. Nella biblioteca (che normalmente occupa la stanza usata oggi per questa conferenza stampa; anche il laboratorio del colore è stato temporaneamente rimosso per quest'occasione) i visitatori possono ottenere informazioni su diversi aspetti del design. I bambini possono fare le loro prime esperienze nel campo del design con Verner Panton e ci sono anche assistenti che possono aiutare con le spiegazioni. Noi speriamo che tutte queste esperienze concettuali, visive e tattili aiuteranno i visitatori a capire meglio le loro preferenze e ispirare quelle scelte che sono così importanti nella vita di ognuno: come, ad esempio, progettare la propria casa, l'unico universo che possiamo modificare secondo i nostri gusti. L'ambiente in cui viviamo (o lavoriamo), ogni volta che ci troviamo al suo interno, ci comunica costantemente tutta una serie di messaggi. Questi possono essere banali o sublimi, fastidiosi o ispiratori. Un ambiente arredato in maniera banale o stereotipato rappresenta anche un'occasione tristemente mancata. L'arredamento della propria casa, una sorta di seconda pelle, merita di essere ripensato, provato, osservato, letto, studiato e testato fino a quando non si raggiunge almeno un minimo livello di certezza. A volte ci vogliono dei cambiamenti, altre volte un piccolo accessorio è sufficiente a ravvivare l'atmosfera. Arredare una casa è un piacere che dura tutta la vita, il lavoro di una vita. E la VitraHaus può aiutare a fare questo lavoro in modo migliore. Siamo tutti dei designer! E sognare la casa ideale nella VitraHaus non è un esercizio d'elite.
Gli edifici hanno sempre anticipato grandi cambiamenti a Vitra. Sembrano esprimere i nostri pensieri evolutivi molto prima che questi siano pienamente articolati. Ci aiutano a concentrarci. Nel 1981, dopo il grande incendio, abbiamo costruito il primo di questa nuova generazione e questo rappresentò anche un nuovo inizio per Vitra, l'inizio della Vitra che voi conoscete oggi. Nel 1989 abbiamo aperto il Vitra Design Museum e Vitra divenne un progetto in cui gli elementi culturali permeavano ogni aspetto della nostra attività. La VitraHaus, il primo edificio che abbiamo costruito dal 1994, avrà la stessa importanza per l'evoluzione di Vitra. Credo che questo ci indurrà a diventare più consapevoli delle esigenze reali, a entrare in nuovi campi del design, a espandere la gamma dei nostri prodotti e a comunicare con il nostro pubblico in modo incredibilmente intenso. La VitraHaus cambierà la nostra azienda. Questo è il potere dell'architettura.
Perché VitraHaus si trova qua e non in una capitale mondiale? Perché noi siamo qui, siamo di qui, produciamo qui e la Germania è il nostro più grande mercato. E con il Vitra Campus possiamo offrire un'esperienza che non saremmo in grado di offrire da nessun'altra parte. E comunque siamo facilmente raggiungibili. Siamo nel cuore dell'Europa, dove tre nazioni s'incontrano, in una zona culturalmente molto interessante, vicino a un aeroporto internazionale. Noi dobbiamo cercare di essere abbastanza importanti da giustificare un viaggio.
Abbiamo potuto realizzare questo Campus grazie alla visione di mia madre. Lei Insieme a mio padre ha fondato Vitra e gestito le operazioni commerciali in Germania. Lei ha sempre creduto in un grande futuro per Vitra, e con il passare del tempo è riuscita a comprare dai contadini locali quello che al tempo sembrava un enorme terreno, dando a noi la possibilità di costruire questo complesso. Mia madre è mancata l'anno scorso e insieme a mio fratello vorremmo che lei fosse ricordata. Per questa ragione sul muro di fronte all'ingresso, troverete un'iscrizione che dedica la VitraHaus a Erika Fehlbaum.
La VitraHaus non rappresenta l'ultima parola nella storia del Campus. L'edificio industriale disegnato da SANAA, che sostituirà una vecchia fabbrica, sarà presto finito (in realtà è già in funzione, ma gli manca ancora il rivestimento esterno); il progetto per un piccolo laboratorio progettato dal giovane architetto cileno Alejandro Aravena è al momento sospeso a causa della difficile situazione economica, ma si spera che sia realizzato presto.
Perché la VitraHaus è stata costruita in questo periodo? Vitra non è stata colpita dalla crisi economica? Certamente lo siamo stati. Il 2009 non è stato un buon anno per Vitra e il 2010 non sembra essere migliore. Questo non è il punto. Questo è il nostro primo edificio in sedici anni. Rappresenta una nuova Vitra. Fino al 2004 eravamo un'azienda di mobili per ufficio e contract. Lo siamo ancora, ma dal 2004 abbiamo enfatizzato l'aspetto dell'arredamento domestico. Da allora, quest'attività di Vitra è cresciuta costantemente. La VitraHaus è un investimento che ci aiuterà a crescere. Ecco perché pensiamo che sia il momento giusto. Rolf Fehlbaum