generale ha costituito certamente uno dei filoni più prolifici e consolidati. L’esperienza italiana, per quanto successiva a quella di altri Paesi industrializzati, ha rappresentato tuttavia anche a livello internazionale, grazie ad alcuni casi eccellenti, un modello innovativo per quanto riguarda l’industrial design. Dopo alcuni progetti sperimentali come quelli di Gio Ponti per il Palazzo Montecatini a Milano nel 1936 o quello di Giuseppe Pagano per l’Università Bocconi di Milano nel 1941, si deve arrivare ai primi anni Cinquanta per veder nascere un vero nuovo programma industriale di sistema per ufficio integrato applicato a una grande commessa. Due emblematiche figure di imprenditori-progettisti – Enrico Mattei e Osvaldo Borsani – sono i protagonisti di questa storia che, con il caso del primo Palazzo ENI di San Donato Milanese del 1956, ha segnato una pietra miliare nel campo del design degli arredi per ufficio in una prospettiva di vero e proprio sistema integrato contract. Il nome di Mattei significa, appena dopo l’ultima guerra mondiale e nei primi anni Cinquanta, il rilancio economico del Paese con l’ENI, l’Ente Nazionale Idrocarburi, del quale è l’ideatore e il presidente. Dopo un brillante programma di trivellazione per il gas metano in alta Italia, Mattei riesce a conquistare importanti contratti di licenza per lo sfruttamento del petrolio nordafricano, ‘soffiandoli’ addirittura al monopolio delle cosiddette “sette sorelle” transnazionali.
Borsani e Mattei. Una questione di contract
La Tecno per gli interni del Palazzo per uffici ENI a San Donato Milanese, 1956. Un modello innovativo di un sistema integrato contract applicato a una grande commessa.
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- Giampiero Bosoni
- 23 ottobre 2018
- San Donato Milanese
Foto di Edoardo Mari. Courtesy of Archivio Osvaldo Borsani
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Osvaldo Borsani è il fondatore nel 1953, con il fratello gemello Fulgenzio, della rivoluzionaria azienda di mobili prodotti industrialmente, denominata non a caso Tecno. Ma l’esperienza di Borsani parte dalla fine degli anni Venti quando, ancora giovanissimo, inizia a lavorare nell’azienda di forniture d’arredo ABV (Arredamenti Borsani Varedo), fondata dal padre Gaetano Borsani nel 1923, della quale diventerà dai primi anni Trenta l’art director-designer. ABV è specializzata in interni per una clientela alto borghese, ma nel contempo amplia il suo interesse anche verso commesse per piccoli spazi pubblici quali negozi, bar, uffici professionali, di fatto le attività commerciali di molti loro clienti.
A partire da questo trascorso si capisce quella che sarà una caratteristica saliente del neonato progetto Tecno, che sicuramente si ricollega alle origini dell’atelier ABV, ovvero la realizzazione, insieme al progetto del prodotto di serie (aspetto fondante della Tecno), anche di alcuni progetti ‘speciali’ o, potremmo meglio dire, “su misura” che ancora oggi sono classificati internamente come “grandi lavori”.
Fondamentale differenza tra le due aziende è che mentre in genere in ABV i progetti “su misura” riguardavano interni di piccole o medie dimensioni, per lo più domestici, in Tecno l’interesse si sposta via via verso edifici di grandi dimensioni, d’uso collettivo, con complessi problemi tecnologici, quali aeroporti, stazioni, ospedali e palazzi per uffici. Il caso che dà avvio a questa importante storia si concretizza, quasi per coincidenza, grazie alle ampie vedute e alla determinazione di una personalità centrale ed emblematica dell’Italia postbellica: Enrico Mattei.
Si racconta che un giorno, mentre si trovava a Milano negli uffici dell’avvocato Balestrini, storico cliente di ABV, Mattei notò la qualità del disegno e della fattura di quei mobili sobri ed eleganti e si informò per conoscerne gli autori. Le personalità forti di Borsani e di Mattei si incontrarono subito sul piano della concretezza, dello spirito d’iniziativa e del senso del primato nel proprio campo. Come primo incarico furono assegnati alla Tecno la ristrutturazione e l’arredo degli uffici in via Tevere a Roma, ma la prima veracommessa “grandi lavori” è l’allestimento e l’arredamento interno del nuovo palazzo ENI a San Donato Milanese, posto a suggello di quella cittadella voluta da Mattei e denominata Metanopoli. Progettisti dell’edificio sono Marcello Nizzoli e Mario Oliveri, il primo già fondamentale collaboratore per il design dei prodotti e per l’architettura dell’Olivetti, industria celebre per il suo innovativo ruolo di servizio nel campo degli uffici e punto di riferimento per la cultura dell’industrial design a livello internazionale. Il tema degli uffici, in chiave moderna, è nell’Italia di quel periodo un terreno nuovo da coltivare. Il progetto Tecno aveva già iniziato dal catalogo del 1954-1955 a puntare la propria attenzione sulle caratteristiche ‘tecniche’ ed efficienti di questo settore in grande evoluzione. L’edificio disegnato da Nizzoli e Oliveri ha una pianta giocata sulla combinazione di esagoni che si sviluppano organicamente e generano spazi interni tanto interessanti quanto inconsueti. La scelta progettuale di Borsani è quella di non forzare quel sistema con pezzi precostituiti difficilmente integrabili, ma piuttosto di cercare di interpretare quelle forme sghembe con diversi elementi mobili, dinamici, alcuni dei quali disegnati a partire da quel principio generativo, quindi più organici al sistema impostato da Nizzoli e Oliveri. Borsani diventa quindi non un semplice arredatore, ma un vero e proprio interprete di quell’innovativo concetto di lavoro d’ufficio racchiuso nel progetto di Nizzoli e Olivieri. Alla base della proposta di Borsani, certamente ispirata anche dalla coraggiosa visione imprenditoriale di Mattei, c’è un originale e rivoluzionario concetto di democraticità dell’arredo portato nello spazio del lavoro terziario.
“Molteplici sono infatti le soluzioni formali e tecnologiche”, ha osservato Giuliana Gramigna, “con cui Borsani risponde a un progetto caratterizzato da soluzioni avanzate e insolite: dalla creazione della scrivania T96, a forma di boomerang, forma che parve la migliore per locali a pianta esagonale, inserita successivamente nel catalogo aziendale, alla realizzazione di armadiature-parete collocate tra uffici e corridoi dove le decorazioni lignee riprendevano i motivi che caratterizzavano la struttura esterna dell’edificio” (Giuliana Gramigna, Borsani, Enrico Mattei e gli uffici ENI, in Giuliana Gramigna, Fulvio Irace (a cura di), Osvaldo Borsani, Leonardo De Luca Editori, Roma 1992).
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
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Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
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Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Fotografie di Edoardo Mari. Archivio Osvaldo Borsani
Nasce così uno spazio senza soluzione di continuità sia in termini funzionali sia in termini tecnico-materici. Borsani propone una suddivisione interna principalmente affidata ad armadiature componibili poste lungo i perimetri interni che dividono gli spazi di connessione e gli uffici. Il tutto è realizzato attraverso un massiccio utilizzo del legno, come materiale dominante e come fil rouge che unisce sia le pareti divisorie sia gli arredi più mobili come le scrivanie. Lo studio Tecno prevede l’utilizzo di arredi su misura e anche un ampio uso di mobili di serie, fiore all’occhiello dell’appena costituito catalogo aziendale (come la poltrona P32 e il divano D70). Il principio che guida il disegno degli interni per Borsani, qui nell’allestimento degli uffici e della foresteria ENI (dove nasce il letto a struttura snodata L77), segue quell’idea di sistema di arredo per unità d’uso, il quale privilegia una visione e un concetto di spazio unicum, perseguito attraverso una continuità visiva e materiale delle parti e degli elementi e non da un semplice coordinamento stilistico-formale degli stessi. L’esperienza progettuale e produttiva con Enrico Mattei e l’ENI è per la Tecno un trampolino di lancio fondamentale per affrontare altri progetti speciali: “grandi lavori” dove mettere al servizio del cliente quella particolare combinazione di design tecnologico, tipologico e formale che insieme alla radicata “qualità del fare” sarà una costante del progetto Tecno ideato e perseguito da Osvaldo Borsani.
Immagine di apertura: la poltrona P32 disegnata da Osvaldo Borsani per Tecno (1956)