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Il cibo futuribile in città
L’adeguamento delle nostre abitudini gastro-culturali alle esigenze del pianeta è già in atto. E passa anche attraverso un ripensamento dei processi produttivi nel contesto urbano.
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- Carlo Spinelli
- 08 marzo 2018
Rinnovare l’alimentazione umana e ripensare ai processi produttivi del mondo gastronomico nel contesto urbano sono i nuovi obbiettivi dell’umanità. Con un occhio (e un cervello) sempre più orientato alla sostenibilità ambientale e al cibo più nutriente, le città si stanno trasformando in vere e proprie aziende agricole in cui insetti, alghe, alimenti liofilizzati, insalate e microgreens sono e saranno i protagonisti del futuro commestibile. Negli ultimi secoli, infatti, noi umani ci siamo allontanati dalla natura – dal punto di vista urbanistico, di design industriale e di produzione stessa del cibo – ma ora è in atto un processo inverso. Quindi “artificialmente” creiamo delle idee per avvicinarci e fonderci con la natura perduta, ma in chiave futuristica.
Partendo da Rousseau per arrivare a Timothy Morton, abbiamo manifestato la necessità di un nuovo mondo che ritrovasse l’armonia e l’interazione tra uomo e natura grazie all’artificio. E il cibo è il punto di partenza di questo riavvicinamento con idee innovative quali vertical farm che aiutano a produrre la verdura nel centro delle città, ma anche germogli sul davanzale della cucina, terrari di design per allevare insetti vicino alla Tv o sopra una credenza, alghe come cibo e diffusori di luce domestica. Saranno dunque gli stessi cittadini a crearsi il proprio cibo metropolitano?