Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1039, ottobre 2019
Da 20 anni, ogni anno in ottobre il mondo del design volge lo sguardo verso Eindhoven, sede della Dutch Design Week (DDW), uno dei più importanti eventi del settore del Nord Europa.
Saldamente legata alla città che la ospita, la manifestazione accoglie più di 350.000 visitatori internazionali, mostrando i lavori di 2.600 designer raccontati in mostre, conferenze, eventi pubblici e B2B, premi, incontri, feste e il “DDW Music Festival”, distribuiti in oltre 100 location diverse. La DDW, nel corso del tempo, è diventata un vero e proprio motore di sviluppo urbano per la crescita strategica della città olandese, sede storica degli stabilimenti della Philips. Il concetto di design in questo evento, infatti, assume un significato più ampio, che spazia dalla scala del prodotto a quella urbana, con una fortissima attenzione alla ricerca, all’innovazione e alla sperimentazione sui temi della città del futuro: più che prodotti, s’immaginano stili di vita.
L’evento si arricchisce ogni anno di ambasciatori e curatori scelti in ambito internazionale, chiamati a definire le linee di studio e d’indagine di ogni edizione, suggerendo anche alla pubblica amministrazione temi e aree su cui riflettere e investire per guidare la crescita urbana, da qualche anno sempre più significativa.
Nata nel 1998 come “Design Day”, la DDW prende ufficialmente forma nel 2005, dopo essere stata la “Week of Design” dal 2002. Per gestire l’evento, nel 2008 viene creata anche la Dutch Design Foundation, diretta ora da Martijn Paulen.
La prima sede del “Design Day” è uno degli edifici dismessi della Philips, azienda attorno a cui è cresciuta l’intera città nel corso della sua storia. Lo sviluppo di Eindhoven, infatti, è stato fortemente legato alle attività industriali del colosso olandese: dalla sua nascita, alla delocalizzazione della produzione in Cina negli anni Ottanta, ai suoi primi fallimenti economici negli anni Novanta, fino al definitivo spostamento della sede amministrativa ad Amsterdam nel 1997, lasciando gli edifici del comparto in attesa di nuove funzioni. È stata la storica scuola del design Akademie Industriele Vormgeying Eindhoven, fondata nel 1955, a colmare inizialmente quel vuoto, diventando, quello stesso anno, la Design Academy Eindhoven e spostando la sua sede in uno degli edifici storici della Philips, il De Witte Dame (“La Dama Bianca”), insieme alla DDW localizzata nel quartiere Strijp-S, progressivamente recuperato.
A differenza di altre realtà europee più concentrate sugli aspetti commerciali di un evento come la design week, Eindhoven ne ha intuito il potenziale come traino per una crescita sistemica del suo territorio e la città ha scelto di dare maggiore spazio a una dimensione di ricerca e sperimentazione attraverso un evento diffuso capace di riattivare strategicamente il tessuto urbano. L’obiettivo per il futuro post-industriale della città, infatti, è stato quello d’investire nell’innovazione e nella conoscenza, mettere in contatto diretto creativi e produttori per permettere ai designer di realizzare i loro progetti, alle aziende di aprirsi a nuovi mercati e alla città di trovare nuovi ambiti per sostenere la propria crescita economica e urbana. “Brainport Eindhoven”, un’iniziativa sviluppata sulla knowledge economy, mira ad attrarre aziende, hub creativi, poli tecnologici di ricerca e sviluppo, secondo una strategia coordinata, sostenuta dalla pubblica amministrazione, dalle aziende locali e dalla Eindhoven University of Technology.
Quest’operazione ha reso l’anonima città di Eindhoven un polo di attrazione a livello europeo e globale nel settore del design e oltre.
La città ha scelto di dare maggiore spazio a una dimensione di ricerca e sperimentazione attraverso un evento diffuso capace di riattivare strategicamente il tessuto urbano.
La DDW, che si è dimostrata un laboratorio di sperimentazione urbana efficace e promettente, nelle ultime edizioni ha esteso il suo approccio trasformativo e visionario all’intera città.
Le aree dismesse della Philips – Strijp-S e Strijp-T, a nord del centro – sono state oggetto di grandi investimenti pubblici e privati e oggi ospitano diverse multinazionali della tecnologia e altri centri di ricerca e formazione, ma soprattutto studi di designer, start-up, piccole imprese di servizi al settore, ristoranti, bar e negozi, con un processo di rivitalizzazione che ha integrato nuove forme di produzione con residenze e uffici, in un ecosistema creativo fertile e sostenibile.
Lo stesso centro storico ha assunto un ruolo strategico, sociale ed economico sempre più importante, con una domanda di abitazioni e spazi del lavoro in continuo aumento, tradotta nella necessità d’immaginare scenari trasformativi sperimentali che combinano densificazione e valorizzazione del patrimonio ambientale e costruito. La visione per il futuro della città è ambiziosa e a lungo termine: rafforza la sua nuova identità, ne irrobustisce la struttura e la rende abbastanza resiliente da poter ospitare la crescita e i possibili cambiamenti a livello sociale, infrastrutturale e ambientale. L’accresciuto ruolo locale e nazionale dell’evento è coinciso, inoltre, con un progressivo incremento del richiamo internazionale. L’intenzione di proporsi come nodo di un sistema globale della creatività è sostanziato da iniziative come quella del circuito delle “World Design Weeks”, di cui la DDW è uno dei partner fondatori: una rete di più di 30 manifestazioni di design in tutto il mondo, organizzate in un’agenda coordinata per favorire scambi e sinergie tra città, accademie, centri di ricerca e produttori, a sostegno di una collaborazione creativa, incurante di confini e protezionismi.
Alessandro Frigerio, ricercatore e docente, Politecnico di Milano.
Simona Galateo, architetta e curatrice.