Nel 2022, Francesco Rota è stato chiamato per fare l’art director di Desalto. La sua guida sta portando l’azienda verso territori inesplorati. La nostra conversazione con il designer inizia proprio dallo sforzo in corso per esaltare l’anima più genuina del brand. “Desalto è un nato negli anni Novanta dall’evoluzione dell’azienda di famiglia, che lavorava il metallo. Il significato del nome è ‘alto design’: deriva dalla volontà dei quattro fratelli Orsenigo di creare una realtà che rispondesse alle sfide del nostro tempo, avvalendosi della collaborazione di designer affermati o emergenti”, spiega Rota a Domus.
“Una volta entrato a contatto con Desalto mi è sembrato naturale recuperare i valori intrinsechi dell’azienda, esaltarne il Dna e lavorare su tutte quelle competenze specifiche che riguardano soprattutto il metallo”, spiega lui. E racconta del reparto che si occupa di galvanica, “con un impianto dedicato abbastanza complesso”, e delle nuove lavorazioni che vengono sperimentate e indagate. “Siamo lavorando anche a nuove finiture che possano diventare connotative per l’ambito dell’arredamento”. L’idea di base è quella di tornare alle origini, “tornare a parlare di metallo.”
La prima occasione di racconto al pubblico di questo nuovo percorso è stata durante il Salone del Mobile 2023, dove lo stand in fiera ha rappresentato la ripartenza: “aperto, luminoso, minimale e spoglio di ogni superfetazione inutile”, spiega Rota. “Lo sfondo era completamente bianco, ideale per evidenziare la forza dei prodotti – tavoli e sedie – che per l’occasione abbiamo tinto di blu”. Da qui il nome dell’iniziativa: the Blue Chapter. “Il colore identificativo è stato scelto in funzione del fatto che le lastre di ferro, di lamiera stirata, hanno dei riflessi blu.”
L’Italia è un paese con una grande diversità: ogni 50 km cambiamo dialetto, cibo, clima, panorama. Il mondo dell’arredamento dovrebbe rispettare questa condizione.
Primo oggetto a rappresentare il nuovo capitolo dell’azienda è il tavolo Heb, disegnato dallo stesso Rota. Il prodotto è una dichiarazione molto decisa sull’uso del metallo che, con le sue nuove finiture e colorazioni, diventerà il filo rosso (anzi, blu) che collega i diversi arredi dell’azienda. “Più che set o famiglie di prodotti, l’idea è quella di avere pezzi diversi, ma capaci di convivere in uno stesso ambiente,” afferma il designer.
Con Rota affrontiamo anche un tema importante e scivoloso per il design italiano: quello dell’omologazione e dell’appiattimento del gusto. “L’Italia è un paese con una grande diversità: ogni 50 km cambiamo dialetto, cibo, clima, panorama. Il mondo dell’arredamento dovrebbe rispettare questa condizione. Credo sia mio compito di art director quello di rispettare l’identità aziendale, le sue origini, ricercare cosa si è perso per strada e distinguerci dalle altre aziende”. In Desalto, spiega, si stanno concentrando nella ricerca di nuove direzioni e nella definizione di un’identità forte. Per esempio, indagando l’utilizzo di metalli diversi dai soliti acciaio, alluminio, ferro e ottone. “Spingeremo la ricerca verso altri materiali come lo zinco e il peltro,” ci racconta.
Per spiegare il suo approccio, Rota torna al periodo della formazione. “Ho studiato in un’università americana, la ArtCenter College of Design, che mi ha insegnato a essere consulente per le mie aziende prima che autore”. Analisi e dialogo sono per lui due componenti fondamentali del lavoro dell’art director, “una persona super partes, che guarda l’azienda da fuori ed è capace di fare una lettura oggettiva”.
Il rilancio ovviamente non passa solo dal prodotto, ma dalla comunicazione. La delicatezza dei fiori, la forza di un’onda che si infrange sugli scogli: la natura in tutta la sua fragilità e potenza è di ispirazione per la nuova campagna di Desalto, scattata da Robert Rieger. Protagonista è il tavolo Clay progettato da Marc Krusin, arredo iconico e prodotto che è tra i best seller dell’azienda. Abbiamo chiesto a Francesco Rota le motivazioni delle scelte fatte per questo progetto sicuramente non convenzionale, se non addirittura radicale. “Ci interessava fare una campagna di comunicazione che ci allontanasse un po’ dal mondo del design, guardando al brand da un’altra prospettiva. Invece di mostrare un salotto ben allestito abbiamo puntato sulla materia grezza, sulla natura, sui valori evocativi, su sensazioni ed emozioni”. È un linguaggio questo, spiega lui, che appartiene più al mondo della moda che a quello dell’arredamento. “Nei prossimi anni avremo un racconto leggermente diverso, fino ad arrivare al 2025 con un catalogo generale più descrittivo e funzionale anche al lavoro del reparto commerciale”, annuncia. E conclude: “Ma la priorità adesso è delineare un percorso. I primi passi sono sempre quelli più difficili, perché devi ricostruire un dialogo con il pubblico.”