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Brescia 1512-1552: Un Rinascimento a più voci

Dal 18 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025, la mostra dedicata al Rinascimento intende restituire al pubblico la complessità e la vivacità di questo periodo.

Nell’autunno del 2024, le sale del Museo di Santa Giulia a Brescia, si preparano ad accogliere un evento espositivo di grande rilievo: “Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo 1512-1552”, in programma dal 18 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025. Questa mostra, ben lungi dall’essere una semplice rassegna di capolavori, si propone come un’indagine profonda e articolata su un periodo storico cruciale per la città lombarda.

Il Cinquecento bresciano, infatti, non fu solo l’epoca d’oro di Moretto, Romanino e Savoldo, ma anche un periodo di grandi trasformazioni sociali, culturali e politiche. La mostra, attraverso un percorso espositivo ricco e suggestivo, intende restituire al pubblico la complessità e la vivacità di questo Rinascimento a più voci.

Il punto di vista sarà dunque incentrato attorno a personaggi emblematici, come Fortunato Martinengo, il nobile bresciano ritratto da Moretto nel dipinto conservato alla National Gallery di Londra, gli sposi Gerolamo Martinengo e Eleonora Gonzaga, o Angela Merici, protagonista di una “rivoluzione” al femminile.

Alessandro Bonvicino il Moretto Dama in bianco 1540-1545 ca. Olio su tela, 106,4 x 87,6 cm. Washington, National Gallery of Art

La fondazione Brescia Musei sarà teatro della tumultuosa bellezza cinquecentesca attraverso un’eco di quell’ affascinante e inquieto Rinascimento che scosse la città dopo il Sacco del 1512.

Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, fu il cantore della bellezza ideale. Nei suoi ritratti, le figure emergono da sfondi scuri, illuminate da una luce morbida che ne scolpisce i lineamenti, rivelando la nobiltà d’animo e la grazia interiore.

Girolamo Romani, detto il Romanino, fu l’artista inquieto, l’esploratore dell’animo umano. Figure intense, dai volti segnati dalle passioni, immersi in architetture illusionistiche che dilatano lo spazio. Una tavolozza vibrante, fatta di colori accesi che contrastano con ombre profonde, creando un’atmosfera drammatica, quasi visionaria.

Giovanni Girolamo Savoldo Pastore con flauto 1540 circa. Olio su tela, 97 x 78 cm Los Angeles, J. Paul Getty Museum

Giovanni Girolamo Savoldo, fu il maestro della luce. Nei suoi dipinti, la realtà si trasforma in poesia, le sue figure, avvolte in drappeggi preziosi, emergono dall’ombra con una sensualità misteriosa, quasi onirica.

Questi tre artisti, così diversi tra loro, rappresentano le differenti anime del Rinascimento bresciano: l’idealismo classico del Moretto, l’inquietudine spirituale del Romanino, la ricerca luministica del Savoldo. Tra le tele, lungo il percorso della mostra, spuntano oggetti mirabili: strumenti musicali, arazzi, armature, maioliche, frammenti di un mondo perduto, ma non dimenticato.

Non un freddo catalogo di opere, ma un romanzo corale, dove poesia e natura, musica e amore, fede e desiderio si intrecciano in una trama avvincente. È la storia di una città che, tra luci e ombre, ha saputo creare capolavori immortali. Un Rinascimento sorprendente, un’epoca di splendore artistico e di profonde trasformazioni.

Immagine di apertura: Alessandro Bonvicino il Moretto, Fortunato Martinengo, 1540-1545 circa. Olio su tela, 114 × 94.4 cm. Londra, National Gallery

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