Tom de Paor (Londra, 1967) fonda il suo studio a Dublino, nel 1991. La sua è una produzione eterogenea che spazia dalle architetture residenziali a quelle commerciali, fino agli oggetti di design e agli allestimenti. Le architetture hanno un elemento comune, un linguaggio tradizionale rivisitato in pianta e in sezione. Questa caratteristica emerge, in particolare, dalla lettura di tre edifici: le Sydenham Mews Houses (Dún Laoghaire, 2006), Clontarf Road (Dublino, 2007) e il Cinema Pálás (Galway, 2018). Sono tre casi in cui dePaor dimostra abilità nel modellare le forme pur in contesti urbani densificati, sfruttando la verticalità per risolvere le questioni che la committenza gli pone.
La Mews House, collocata in un tipico contesto irlandese di case in mattoni e tetti a falda non lontano da Dublino, riprende il tema della copertura portandolo all’estremo. La costruzione di un volume puro, trapezoidale, si impone come una finta superfetazione, ma di buona qualità architettonica. Questo accade per consentire l’aggregazione, all’edificio esistente, di una mansarda di 9 m2 incastrandola nel tessuto urbano.
Proprio come avviene nel Cinema Pálás, dove dePaor evidenzia la sua capacità di progettare nuove forme partendo dai limiti dell’isolato. Ne rompe la simmetria, in pianta e in alzato, per la disposizione delle finestre incassate nel volume in cemento liscio, una scelta linguistica coerente che si allinea con la poetica di James Stirling dei primi anni Settanta.
Lo stesso discorso vale per Clontarf Road, nella baia di Dublino, un progetto di arredo urbano, illuminazione, risistemazione di un parcheggio e costruzione di un padiglione per contenere le pompe per le acque reflue e la sottostazione elettrica. Tutte funzioni limitate dal lotto: l’incrocio di due strade. Il padiglione ha la pianta trapezoidale, mentre in alzato è la compenetrazione di due volumi: uno rivestito in rame pre-ossidato, l’altro in cemento liscio.