Yuko Nagayama & Associates

Per Yuko Nagayama l’architettura ha un valore in quanto luogo in cui sperimentare visioni ed esperienze innovative.

L’architettura olandese e svizzera sono state al centro dell’attenzione di Yuko Nagayama (Tokyo, 1975) che venne particolarmente influenzata dall’approccio progettuale di Rem Koolhaas e di Herzog & de Meuron durante gli studi alla Showa Women’s University di Tokyo. A 27 anni, nel 2002, fonda a Tokyo Yuko Nagayama & Associates. Il successo arriva subito con l’importante realizzazione della boutique Louis Vuitton Daimaru di Kyoto (2004) e viene riaffermato con il Best New Female Architect Award (2007).

L’attività dello studio – famoso per i suoi progetti legati al retail di lusso, oltre che per interventi residenziali e di pianificazione urbana – abbraccia anche la ristrutturazione, intesa come mediazione tra la salvaguardia della tradizione e l’apertura verso nuove istanze progettuali: come è avvenuto nel caso dell’antica taverna Kiya Ryokan (2012) a Uwajima, configurata ora anche per accogliere eventi culturali.

Nella Teshima Yokoo House (2013), l’architettura entra in simbiosi con l’arte e diventa strumento di rigenerazione del piccolo porto di Leura, sull’isola di Teshima. Sfruttando appieno il layout esistente di tre minka, l’antica casa in stile giapponese, è stato ricavato un museo dedicato alle opere dell’artista Tadanori Yokoo. Grazie all’uso del vetro colorato per controllare luce e colore, la percezione degli interni e dell’esterno muta, trasformando il modo in cui vengono vissuti lo spazio e le opere da parte dei visitatori.

Per Yuko Nagayama l’architettura ha un valore anche in quanto luogo in cui sperimentare visioni ed esperienze innovative. In questa direzione si colloca la Nishiazabu House (2017) a Tokyo, costituita da due volumi, uno aperto tutto vetro e l’altro di cemento, chiuso, così da offrire due diverse prospettive ed esperienze ai padroni di casa. Il progetto del Japan Pavilion per l’EXPO 2020 di Dubai sta impegnando al momento lo studio. La ricerca di connessioni e contaminazioni tra la cultura del Giappone e il Medio Oriente è sfociata nel design di una facciata percorsa da un pattern tridimensionale che rimanda alle forme di origami e disegni arabeggianti, e nello sviluppo di un sistema naturale di raffreddamento che richiama le tecniche tradizionali arabe e giapponesi.

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