Kiribati è un bel libro. Innanzitutto è un bell’oggetto, con una copertina gradevole e accattivante, stampato su una bella carta e illustrato con grazia e ricercatezza. La storia di cui parla è altrettanto bella. E questa bellezza viene dalla sua genesi.

Alice Piciocchi e Andrea Angeli partono per Kiribati con l’idea di un viaggio che è anche un test per ciò che faranno “da grandi” e siccome sono entrambi progettisti, lei designer lui architetto, non può essere un viaggio turistico. Non è questa l’idea che una coppia di trentenni abituata a pensare può avere del viaggio oggi, visto che il viaggio turistico è ormai una forma di consumo più che di conoscenza.
Perché allora andare dall’altra parte del mondo? A cercare se stessi? Anche. Ma soprattutto per raccontare la storia di un luogo e di un popolo a rischio estinzione a causa del cambiamento climatico.

Il viaggio è perciò la somma di amore, progetto, sensibilità ai temi della contemporaneità, e un metodo di lavoro che smentisce almeno in parte il profetico libro di Lawrence Osborne, Il turista nudo, (Adelphi, 2006). Anche i nostri vanno in cerca dell’esotico, ma nel mondo globale e post-coloniale lo fanno con uno spirito impegnato che dà luogo a un genere letterario inedito, tra l’antropologia e la graphic novel, per essere infine un lieve ma serio racconto etnografico.
Tornano carichi di materiali che comprendono appunti a mano, fotografie e video, schizzi, ricerche in rete, contatti con le istituzioni locali, documenti ufficiali, ricerche d’archivio e relazioni umane. E prima di partire pensavano che avrebbero potuto produrre un video, ma si rendono conto che ciò che hanno in mano sono appunti. La rielaborazione del lavoro richiede altro per essere comunicata e decidono per un libro, di carta.


Il libro può essere letto da un bambino di otto anni o da un adulto con identico piacere; il dispiacere degli autori invece è che ancora non ha trovato un editore in lingua inglese. L’edizione in inglese sarebbe la necessaria restituzione alla popolazione di Kiribati che li ha accolti e che sta andando pressoché inconsapevolmente verso la scomparsa.