Pioniere del design sistemico e padre delle teorie del good design, Dieter Rams è uno dei massimi riferimenti viventi per intere generazioni di designer.
Nato a Wiesbaden nel 1932, già in famiglia incontra pratiche e saperi che saranno essenziali per la sua formazione: il padrino era un carpentiere specializzato nella rifinitura manuale di superfici. Da sempre affascinato dal funzionamento di oggetti e meccanismi semplici, Rams si iscrive a 17 anni alla Werkkunstschule di Wiesbaden, che lui già definisce “una piccola Bauhaus” per il suo approccio hands-on e lo studio di tecniche quali i giunti di legno. Appassionato di architettura, si forma come architetto in questa scuola, e dopo una pratica a Francoforte presso Otto Apel ottiene una prima commessa dall'azienda di elettrodomestici dei fratelli Braun per l'ampliamento della loro sede cittadina. È questo incontro a condurre Rams definitivamente verso il mondo del product design.
Nei difficili anni della Germania post bellica la Braun collabora per lo sviluppo dei suoi nuovi prodotti con la Hochschule für Gestaltung di Ulm (HfG), la oggi celebre Scuola di Ulm erede dei principi e delle pratiche del Bauhaus: si sta creando una rete di pensiero e di impresa che punta a condurre la Germania verso una nuova modernità. In questo contesto, Rams viene a contatto nel 1954 con il lavoro che Hans Gugelot sta conducendo per un nuovo tipo di radiofonografo. Le fasi di sperimentazione di un oggetto completamente ripensato nella disposizione delle sue componenti e nel suo ruolo all'interno dello spazio domestico si compiranno nel produzione del radiofonografo Braun SK4, co-progettato da Gugelot e Rams (1956), destinato a diventare icona di un'epoca e di una filosofia di design — associata alla scuola di Ulm — incentrata su principi di modularità, linee pulite, sottrazione piuttosto che addizione.
Trovo che sia meglio migliorare le cose, che essere costantemente obbligati a venir fuori con qualcosa di nuovo, che spesso nuovo non è; è solo messo lì come una copertina formale. Se comincio dall’esterno, ci sarà sempre del formalismo. Ed è per questo che preferisco il termine 're-engineering'. Voglio cominciare dall’interno, sempre procedere dall’interno verso l’esterno. E devo fare lo stesso anche con il mio pensiero. (Dieter Rams, 2018)
Rams diventa capo della sezione design alla Braun nel 1961, facendola crescere e sviluppare, a partire dalla collaborazione con la HfG Ulm che era continuata creando altre pietre miliari del design quali la radio portatile a transistor Braun T3 (1958) e il sistema TP1 del 1959 che integrava una radio a transistor e un giradischi portatile con lettura dal basso. Lungo gli anni ’60 e ‘70 il catalogo Braun si consolida ulteriormente (ad esempio con i rasoi elettrici della linea Sixtant, i primi sistemi home stereo, gli accendini da tavolo, orologi come il phase 1 del 1971 e la radiosveglia Signal ABR21 sviluppata in 1978 con Dietrich Lubs) rendendo il marchio un riferimento globale per il design, riconoscibile per forme essenziali, nessuna concessione al decorativo, capacità di creare la scenografia di una casa moderna fornendo un servizio senza imporsi visivamente. Rams occuperà la sua posizione fino al 1995, lasciando poi la Braun nel 1997.
La sua attività investirà più globalmente l'ambito della casa, anche attraverso una collaborazione che Rams comincia nel 1959 col produttore danese di arredi Vitsœ, portandola avanti in parallelo nei decenni, e tuttora in corso. I pezzi per Vitsœ, come ad esempio le sedie 601 (1961) e 620 (1962) danno forma ad una volontà di liberare spazio all’interno delle abitazioni moderne, spesso di dimensioni ridotte, organizzandolo e rendendone la fruizione un'esperienza piacevole. Il sistema metallico di scaffalature 606 (1960), concepito per poter arredare anche diversi spazi della casa, corrisponde a questo spirito di essenzialità funzionale e incarna anche una visione del design come qualcosa di longevo, passibile di periodici aggiornamenti più che di radicali sostituzioni lungo gli anni.
I designer sono critici della cultura, della tecnologia e della società (Dieter Rams, 1984)
Vero fenomeno esplosivo negli anni ‘50 e ’60, in cui i disegni suoi e del suo gruppo furono associati alle istanze di una crescente spinta di modernità, lungo gli anni ‘70 la figura di Dieter Rams viene transitoriamente messa in ombra da tendenze più attente a provocazione e colore, ma dagli anni ‘80 torna ad essere un riferimento per il design alla scala globale, ispirando filosofie come quella di Jonathan Ive per Apple, espressa anche in un’icona del design contemporaneo quale l'iPod, con le sue forme eredi della radio T3. Rams, fin dalla sua comunanza di ricerche con la Scuola di Ulm è stato uno dei primi sperimentatori del design sistemico — che pensa gli oggetti a partire dall'interno, dalla disposizione delle loro componenti connessa alla loro fruizione — e ha poi dato forma al suo percorso di ricerca in quello che lui stesso ha battezzato good design, una teoria antesignana delle contemporanee attenzioni alla sostenibilità e lotte all’obsolescenza programmata dei prodotti, distillata, oltre che nel famoso principio generale del less but better, in una serie altrettanto famosa di 10 principi (il good design: 1) è innovativo; 2) crea prodotti utili; 3) è estetico; 4) crea prodotti comprensibili; 5) non è intrusivo; 6) è onesto; 7) è durevole; 8) è approfondito fin nel minimo dettaglio; 9) è amico dell'ambiente; 10) è minimale).
Quando si tratta di estetica, tutto quello a cui vorresti arrivare sta qui dentro. (Naoto Fukasawa, designer, sulla radio Braun T3, 2018)
Rams ha sempre esercitato attivamente questo suo ruolo di ispiratore di filosofie del design, anche attraverso la sua attività didattica all’Università di Amburgo, e l’incarico di presidente del German Design Council. I pezzi creati alla Braun nei suoi anni di direzione sono parte della collezione del MoMA di New York, e al suo lavoro sono state dedicate numerose mostre, tra cui la retrospettiva del Museum für Angewandte Kunst (MAK) di Francoforte (2002), e le esposizioni del SFMOMA di San Francisco (2011) e del Vitra Design Museum di Weil am Rhein (2016). Alla sua figura sono stati dedicati anche documentari, tra cui il recente RAMS di Gary Hustwit (2018).