Da fotografo, come definisce il suo interesse per i temi dell'ambiente costruito?
Mi sono trasferito negli Stati Uniti come studente straniero nel 1994. Negli anni Novanta il mio paese stava attraversando un periodo difficile, pieno di cambiamenti, mentre io studiavo qui negli Stati Uniti. Poi la Jugoslavia si è spaccata. Questa esperienza giovanile ha dato forma al mio interesse per la scomparsa dei territori e degli spazi. La maggior parte dei miei lavori, in certo qual modo, ha a che fare con il tema della trasformazione ambientale e politica del territorio. Più tardi, quando studiavo all'Arizona State University, ho avuto il grande onore e la fortuna di studiare fotografia con Bill Jenkins, curatore della mostra New Topographics. A quell'epoca mi interessavano i confini politici e le migrazioni, e nel mio lavoro non studiavo il paesaggio urbano, fino a che non mi sono trasferito in Florida. Quando ho iniziato a interessarmi all'ambiente costruito si trattava soprattutto di un esercizio intellettuale: paragonare e contrapporre l'ambiente urbano europeo a quello americano. E questo interesse riguardava in particolare il modo in cui l'ambiente dei quartieri residenziali suburbani forma chi ci cresce in mezzo.
All'epoca vivevo a Tallahassee, in Florida, e lavoravo a un progetto in collaborazione con John Raulerson, mio collega scultore alla Florida State University. Documentavamo la scomparsa delle fattorie a proprietà familiare nella Florida centrale e meridionale a partire dal 2007. Dalle interviste con gli agricoltori abbiamo capito che parecchi terreni venivano venduti agli immobiliaristi. Ben presto iniziò a prender forma un'immagine e decidemmo di registrare la transizione del territorio dall'uso agricolo a quello residenziale suburbano. Nella primavera del 2008 avemmo occasione di usare un piccolo aereo. L'idea era di filmare per il nostro video di documentazione i confini della zona agricola che si stavano trasformando in aree urbanizzate. Ma alla fine mi ritrovai con una quantità molto superiore di foto di urbanizzazioni residenziali non portate a termine. Fu il mio primo tentativo di fotografia aerea. All'epoca non si poteva ascoltare un notiziario senza sentire parole come "pignoramento", "crisi dei mutui", "recessione"… I media rendevano sensazionali queste notizie, e così fu ancora la curiosità che ci spinse verso le immagini a livello della strada. Per me era importante vivere di persone queste lottizzazioni fallite. Volevo scattare foto stando in un vicolo cieco appena lastricato in mezzo a un campo vuoto. La Florida è proprio un esempio perfetto del sogno americano. È idealizzata e iperattrezzata, così, quando non funziona come dovrebbe, la cosa è molto più evidente… È la patria dei parchi tematici e delle spiagge, e milioni di persone passano la loro carriera con l'obiettivo di trasferirsi in Florida per godersi la pensione. Gli speculatori immobiliari hanno trasformato centinaia di migliaia di ettari di terreno agricolo in urbanizzazioni residenziali. Nel 2006 si è scoperto che entro i prossimi cinquant'anni la popolazione della Florida è destinata a raddoppiare fino ad arrivare a 35 milioni di abitanti. Entro quella data Pierce Jones, direttore dell'Extension's Service's Program afferma che, per accogliere l'afflusso di nuovi abitanti, occorreranno più di 11 milioni di nuove unità abitative, milioni di metri quadrati di spazi commerciali e migliaia di chilometri di nuove strade. Oggi però i numeri dell'Office of Economic and Demographic Research rivelano che all'inizio del 2009 la crescita demografica della Florida, per la prima volta nella storia, si è arrestata. Si tratta di uno dei cambiamenti demografici più radicali da quando la Florida, circa sessant'anni fa, ha iniziato a elaborare previsioni demografiche.
Non credo sia un caso che oggi molti fotografi affrontino soggetti analoghi nel loro lavoro. Pare che ci sia una lottizzazione bloccata entro un raggio di una trentina di chilometri a partire da qualunque punto. I temi in questi ambienti son così abbondanti che i fotografi reagiscono immediatamente. Questi luoghi sono stupende metafore del nostro stile di vita di oggi. Il nucleo del lavoro certamente risente dell'influsso della scuola di New Topographics, delle cui idee è un'applicazione contemporanea. E proprio come New Topographics viene rafforzata dagli avvenimenti in corso, dagli orientamenti dell'esperienza umana e dallo stato attuale delle zone adiacenti alle città. Tuttavia c'è una differenza significativa tra le immagini degli anni Settanta e quelle realizzate nell'ultimo decennio. Credo che i lavori di oggi rinuncino al taglio oggettivo di New Topographics. Nel mio lavoro, e in quello di certi miei colleghi, avverto un senso di ansia e di cinismo. Forse perfino di rivendicazione. Siamo coscienti dei problemi ambientali, della situazione politica, della carenza energetica, dei problemi dell'acqua e infine del collasso delle lottizzazioni di cui Lewis Baltz e Robert Adams fotografarono la costruzione. Sono stati sollevati problemi sulla stessa pura sostenibilità di quelle lottizzazioni da parte di saggisti come James Howard Kunstler. Mi pare che tutto ciò sia evidente nelle immagini contemporanee importanti dell'ambiente costruito. Forse il pendolo sta invertendo l'oscillazione in direzione della rappresentazione di concetti romantici precedenti a New Topographics e di paesaggi sublimi, mentre noi ci ostiniamo a scattare foto negli stessi ambienti (sub)urbani?
All'inizio del progetto l'idea delle immagini a volo d'uccello riguardava soprattutto il contenuto. Cercavo il modo migliore per comunicare informazioni su questi paesaggi. Ciò che secondo me è particolare è il modo in cui queste gigantesche lottizzazioni sono costruite. Lo strato superficiale del terreno viene completamente asportato, lasciando una scatola di sabbia infeconda e desertica. Non si lascia nemmeno un albero, nemmeno un cespuglio. È la negazione assoluta del paesaggio preesistente. E quando qualcuno acquista un lotto l'erba e il paesaggio vengono 'installati' dopo che la costruzione è terminata, in una specie di conquista della natura a forza di staccionate bianche prefabbricate. Le immagini aeree svelano che cosa accade nel frattempo, prima che il singolo rettangolino di paradiso sia terminato: il lussureggiante prato verde si ferma ai confini del lotto, e si trasforma nella polvere rosso-giallastra del lotto adiacente. Alcune immagini ritraggono questo confine, la transizione dall'ambiente non costruito desertico alle foreste di pini pre-edificazione della Florida centrale, oppure alle macchie degli aranceti ora abbandonati e dismessi. I lotti residenziali scorticati se ne restano vuoti per anni, e non possono essere ritrasformati in terreni agricoli, perché il sottile strato di terreno fertile della Florida è sparito. Ho scelto la maggior parte delle immagini della serie per i piccoli particolari che svelano: campi di golf inariditi, piscine non finite piene di schiuma verdastra, il modo particolare in cui le strade svaniscono nella polvere e ovviamente, i vicoli ciechi deserti.