Degli infiniti segni con cui Gio Ponti - architetto visionario e fondatore di Domus – ha lasciato una traccia nell’architettura e nel design, uno ricorrente è quello della mano. Omaggio alla pratica di artisti e artigiani, la mano è anche lo strumento che usiamo per comunicare, per misurare, per toccare. Un organo fondamentale per chi progetta, che impara proprio a “pensare con le mani”.
Negli anni ’20 Ponti si inventa la mano di ceramica, simbolica e disutile, ancora oggi prodotta da Richard Ginori che, fino ad allora, aveva dato forma al materiale sempre declinandolo in forme tradizionali. Di mani pontiane però ce ne sono almeno altre 26, tutte quelle che sono state scelte per rivestire la poltrona Dezza, icona senza tempo disegnata da egli stesso nel 1965 per Poltrona Frau e prodotta da allora senza interruzioni.

Nella poltrona - in cui si riconoscono tanto le linee rigide moderniste quanto un profilo morbido e invitante disegnato dalla curva che origina dai braccioli e si conclude nei piedini – finiscono i disegni di mani che l’architetto aveva immaginato in tutte le sue funzioni e posizioni: c’è la man guantata, la man cornuta, la man borghese, quella chiudente e quella trafitta.
Omaggio alla pratica di artisti e artigiani, la mano è anche lo strumento che usiamo per comunicare, per misurare, per toccare.

Per celebrare i primi 60 anni del prodotto, l’azienda, lo rilancia in una serie numerata di 60 pezzi, riconoscibili non solo dalla targa applicata su ciascuno di questi, ma anche dal pattern delle mani, i cui colori, il panna e l’iris, si ispirano a quelli che Gio Ponti scelse per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento, uno dei suoi capolavori.
La poltrona sarà disponibile prima online e successivamente in alcuni showroom selezionati di Poltrona Frau.

Icone senza tempo: il divano Marenco di arflex
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