Il processo di rigenerazione urbana che il brand immobiliare Mulini Mandelli ha intrapreso per l’area degli storici mulini a Treviso – processo che sarà completato nel 2026 – è un caso particolare nell'ambito dei recuperi di architettura industriale.
Il concetto stesso di archeologia industriale è ormai da decenni sdoganato dal dibattito culturale in termini di eredità da tutelare, per il valore testimoniale e per le potenzialità di sviluppo urbano alternativo al consumo di nuovo suolo.
Comporta però una sfida complessa: non solo per l’ingente impegno finanziario di frequente necessario a rianimare i mastodontici “cadaveri di architettura insepolti” (per citare Ernesto Nathan Rogers) che punteggiano paesaggi urbani e rurali, ma anche spesso per l'idiosincrasia, da parte di chi intraprende il processo trasformativo, ad andare oltre le implacabili logiche speculative e dell’autorialità, talvolta auto-referenziale, a discapito di un concreto beneficio per il territorio e la sua comunità.
La corposa operazione trevigiana, instillando nuova linfa vitale in un patrimonio storico dismesso e nell’area di circa 70.000 mq in cui si colloca, intende riconsegnare alla città un luogo da anni sospeso in un limbo, reimmettendolo nel ciclo edilizio come strumento non solo di marketing e sviluppo urbano ma anche di coesione sociale e identità locale.
Situato all’innesto tra i fiumi Sile e Storga, in un contesto di straordinaria valenza paesistica alle porte della città, il complesso di origine seicentesca che per secoli ha rifornito la Repubblica Serenissima di farina (trasportata prima su fiume e poi su terra) fu dismesso nel 1932 rimanendo per anni in stato di abbandono.
La recente acquisizione privata, con attenzione alle sfide del territorio, ha dato l’avvio al masterplan per la riqualificazione ad uso misto del sito, a firma dello Studio Matteo Thun & Partners con il supporto dello studio trevigiano mzc+ e di tecnici locali, e con la partnership di Italy Sotheby’s International Realty per la vendita.
Su una superficie di circa 70.000 mq, l’intervento contempla la conservazione degli storici fabbricati affacciati sul Sile, la realizzazione di due parchi pubblici e di spazi residenziali, commerciali, uffici (tra cui la sede del Parco fluviale) e servizi di vicinato.
In coerenza con l’approccio che da decenni caratterizza il lavoro dello Studio Thun, l’intervento è realizzato all’insegna del massimo rispetto per le preesistenze antropiche e naturali e della sostenibilità ambientale.
Il monumentale mulino seicentesco ospiterà 17 appartamenti di varie metrature, 21 unità ricettive destinate agli affitti turistici e 7 locali ad uso ufficio, mentre le 7 case novecentesche sul fiume saranno riconfigurate per ospitare abitazioni con giardino.
Il progetto ha previsto il restauro scrupoloso dei fabbricati storici, alterando il meno possibile gli spazi che vengono rivelati nella loro configurazione ed essenza materica originarie. Murature e strutture lignee sono state accuratamente preservate e risarcite nelle parti lacunose, e gli elementi lignei di recupero riciclati all’interno dello stesso cantiere.
Negli interni, materiali naturali, traspiranti e dalle cromie morbide e terrose conferiranno agli ambienti un carattere caldo e avvolgente arricchito dalle irregolarità ed imperfezioni della stratificazione storica. Spazi comuni di ritrovo e socialità, come un piccolo ristorante e negozi al dettaglio, innescheranno dinamiche di vita comunitaria e relazioni di prossimità nel nuovo quartiere.
Due parchi (per una superficie di zone verdi pubbliche e private di circa 20.000 mq), piantumati con 600 nuovi alberi autoctoni in grado di assorbire, ogni anno, più di 160 tonnellate di anidride carbonica, e punteggiati da una trama di percorsi pedonali e ciclabili preclusi alle automobili, creeranno un ecosistema in grado di dialogare con il superbo paesaggio del parco del Sile.
Nel cuore dell’area, 48 nuove residenze (36 appartamenti tra 90 e 250 mq e 12 ville bifamiliari di oltre 300 mq su due livelli), offriranno diverse soluzioni abitative immerse nel verde con spazi comuni per la socialità e aree dedicate all’attività all’aperto. La comunicazione tra esterni e interni, l’uso del legno come materiale costruttivo prevalente e di una rigogliosa vegetazione inseriranno garbatamente le opere nel contesto. Lo studio accurato degli affacci e dell’orientamento e l’adozione di tecnologie efficaci per il risparmio energetico e il contenimento delle emissioni clima-alteranti ridurranno al minimo l’impronta ecologica dell’intervento.
Come spiega Matteo Thun: “Puntiamo a un’architettura duratura, innovativa e rispettosa dell’ambiente. Il nostro obiettivo è infatti sempre quello di conservare l’esistente e rispettare il Genius Loci grazie a un’architettura consapevole. In particolare, per questo progetto l’utilizzo dell’energia solare e delle fonti energetiche naturali, la gestione delle acque piovane e la riduzione della nuova volumetria edificata in favore di una maggiore permeabilità del suolo, saranno le linee guida del nostro lavoro per portare nuove opportunità abitative e servizi pubblici alla comunità di Treviso”.