Álvaro Siza Vieira, in collaborazione con il paesaggista Sidónio Pardal, in occasione del restauro dell’ex Monastero di Leça do Balio, sul Cammino Portoghese a Nord di Porto, oggi sede della Fundação Livraria Lello, ha realizzato un ampliamento di più di 400 metri quadrati in cemento bianco e luce, chiamato KM 234, all’interno del parco di circa 4 ettari del complesso. Il progetto è stato ispirato dalla volontà della Fondazione di cucire un legame tra passato, presente e futuro, incentivando la ricerca del vero. L’ente culturale si occupa infatti di promuovere il pensiero critico, facilitando l’accesso al sapere anche attraverso il patrimonio storico, con l’obiettivo di creare attraverso la lettura un’eredità comune, condivisa e contemporanea, che argini l’analfabetismo funzionale e la disinformazione.
Così, l’ampliamento si distacca completamente dal linguaggio e dalle forme dell’antico monastero romanico per porsi come un elemento moderno che si staglia nel paesaggio pianeggiante. Due torri a base triangolare (elemento tipico dell’architettura di Siza), alte 12 e 14 metri, si stagliano sui due angoli apposti del quadrato perimetrale. Dentro e fuori dalle “mura” di questo quadrato, un pavimento di ghiaia permeabile disegna un sentiero per i visitatori.
All’interno, un cortile a cielo aperto chiamato “Jardim do pensamento”, a metà tra un’interpretazione contemporanea di un chiostro e di un giardino zen, offre uno spazio tranquillo per chi vuole prendersi un momento di riflessione e contemplazione. Al suo interno una scultura dalle fattezze geometriche dello stesso Siza, alta circa come un’essere umano e intitolata “Viandante”, vuole essere un tributo simbolico ai due viaggi compiuti dal pellegrino del Cammino di Santiago: quello interiore e quello geografico.
Se all’inizio questo progetto può disorientare rispetto al resto della produzione del grande maestro portoghese, la cosa commovente è che più ci si sofferma a leggerlo, più si intravedono e si comprendono gli omaggi compositivi che Siza sembra aver voluto rendere al altri suoi grandi colleghi e maestri, a partire da Le Corbusier, passando per Carlo Scarpa, fino a Tadao Ando. Come se ci volesse dire che qualsiasi azione, pensiero e costruzione umana altro non sia che una parte di un immenso testo, un grande libro che non aspetta altro che essere interrogato.