Il numero di ottobre di Domus si concentra sulla luce. Toshiko Mori, nel suo editoriale, traccia la storia della relazione di questo elemento con il mondo del progetto e delle arti. “Per l’architettura, l’arte e il design, la luce è uno strumento essenziale nella creazione degli spazi, dà colore e risalto alle forme, modellando la nostra esperienza emotiva e viscerale del mondo che ci circonda”, sostiene l’architetta e accademica.
Fra i Saggi, quello Michelle Chang, che dirige lo studio di architettura JaJa Co, si concentra sul recente progetto per Gloucester House, nel Massachusetts. L’intervento dialoga con la visione che l’architetta Eleanor Raymond mise in atto per la realizzazione del vicino Complesso Hammond (1941), dove venne condotta una sperimentazione sulla luce come fonte di energia.
Beatriz Colomina e Mark Wigley, invece, rileggono l’opera di Lina Bo Bardi attraverso la luce. Gli autori sottolineano che ogni architetto declini la luce diversamente e che “La luce è tanto estetica quanto etica, non è mai innocente”. Quella di Bo Bardi è una luce democratizzante, pluridirezionale e antigerarchica, che risuona con il pensiero rivoluzionario dell’architetta.
Lo storico dell’arte, curatore e filantropo David Landau racconta dell’esperienza di esporre le opere in vetro nella galleria de Le Stanze del Vetro, nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Da Ettore Sottsass a Carlo Scarpa, passando per gli artisti Václav Cigler e Gerhard Richter, Landau descrive come, per ogni autore e ogni mostra, la luce sia stata usata per valorizzare al massimo le opere.
Dietrich Neumann si focalizza sul lavoro James Carpenter e del suo studio, attivo dagli anni Settanta: una pratica che fonde arte, struttura e materiali per articolare e integrare l’esperienza della luce nel progetto. Ad approfondire i contenuti del saggio è l’intervista al designer americano-canadese, sempre realizzata da Neumann.
Domus 1083 è in edicola, un numero dedicato alla luce
Il numero di ottobre esplora il tema della luce e della sua centralità nel mondo del progetto e delle arti. In allegato trovi il nuovo supplemento realizzato con la World Design Organization. Sfoglia la galleria per scoprire i contenuti.
Testo Toshiko Mori
Testo Michelle Chang
Testo Beatriz Colomina, Mark Wigley
Testo David Landau
Intervista Dietrich Neumann
Intervista Toshiko Mori
Intervista Toshiko Mori
Intervista Toshiko Mori
Intervista Toshiko Mori
Testo Sean Canty
Intervista Toshiko Mori
Testo Walter Mariotti
Testo Francesco Franchi
Testo Elena Sommariva
Testo Alberto Mingardi
Testo Silvana Annicchiarico
Testo Cristina Moro
Testo Giulia Ricci
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- La redazione di Domus
- 19 ottobre 2023
Per la sezione Architettura, vengono presentati nuovi interventi di Steven Holl Architects, SelgasCano, Neri&Hu Design and Research Office, Lina Ghotmeh – Architecture e Karamuk Kuo.
La conversazione fra i due guest editor 2023 s’incentra sul progetto in progress per il Terezín Ghetto Museum in Repubblica Ceca, in cui Holl usa la luce prismatica come metafora celebrativa della diversità umana. Lucía Cano e José Selgas presentano la loro casa di vacanze in Estremadura, che ben esemplifica il significato che la luce ha nella loro opera, sottolineando il diverso ruolo che essa svolge di giorno e di notte. Invece, il riuso adattivo della storica sede del marchio di pasticceria Lao Ding Feng a Pechino, dello studio di Lyndon Neri e Rossana Hu, propone una combinazione di luce naturale e artificiale. L’intervista di Stanislaus Fung fa emergere l’approccio dei due progettisti all’illuminazione, che ambisce a superare l’idea della spettacolarizzazione.
Lina Ghotmeh, invece, racconta a Toshiko Mori di come i laboratori Hermès di Louviers, in Francia, caratterizzati da una serie di archi di mattoni, sfruttino la luce sia come elemento poetico sia come strumento di ottimizzazione della performance energetica dell’edificio. Infine, lo studio di Jeannette Kuo e Ünal Karamuk, con sede a Zurigo, ha recentemente completato l’Archaeological Center Augusta Raurica ad Augst, in Svizzera. La grande nuova struttura che ospita l’istituzione, che ha il ruolo di tutelare e promuovere il più grande sito archeologico romano del Paese, ne raccoglie le diverse funzioni. Uffici, archivi, laboratori e spazi espositivi, per la prima volta sotto un unico tetto, sono distribuiti in spazi di scala diversa, scanditi e articolati con l’ausilio della luce.
Nelle pagine dedicate al Design, il fondatore di Studio Sean Canty parte da Leon Battista Alberti per spiegare il suo approccio alla progettazione degli interni. L’ambiguità fra interno ed esterno, vecchio e nuovo, luce e ombra è generato dai rapporti fra strutture piane e curve che coreografano la luce.
Shozo Toyohisa, fondatore di Kilt Planning Office, studio giapponese dedicato alla progettazione illuminotecnica per l’arte e l’architettura, racconta di come il passaggio dalla lampadina a incandescenza ai Led e Oled abbia sì creato vantaggi economici e ambientali, ma anche della necessità di ottimizzare questa tecnologia in termini d’interazione fra la luce e la funzionalità della retina.
Infine, nella sezione Arte, Toshiko Mori intervista l’artista inglese Anthony McCall, che dagli anni Settanta lavora la luce modulando tecniche cinematografiche. McCall realizza così esperienze complesse, che hanno una dimensione spaziale e architettonica.
Le pagine del Diario, dedicate all’attualità, come di consueto si aprono con la rubrica Viaggio in Italia, di Walter Mariotti. Il Direttore Editoriale di Domus fa tappa “Dove finisce l’Italia”: un Nordest che comprende Trieste, Muggia, Casarsa della Delizia e Aquileia. Francesco Franchi, nella sua rubrica Grafica, racconta di Dot Pad, un display tattile dell’azienda coreana Dot, che attraverso 2.400 perni mobili permette di far toccare le immagini a chi non le può vedere. Per la rubrica Kids, Elena Sommariva presenta la Petite École (2019) di MOS Architects a Versailles e del libro di testo nato da quell’esperienza.
Sommariva racconta, inoltre, di Wonder Cabinet di Betlemme, spazio di produzione culturale realizzato da Aau Anastas, visitato appena prima della recente escalation del conflitto fra Israele e Palestina. In dialogo con il fondatore di New Makers Bureau James Hampton, Giulia Ricci scrive del recente progetto per un centro artistico a Kampala, realizzato con materiali ‘iperlocali’ e coinvolgendo la comunità creativa locale. Per le rubriche Tycoon e Talenti, Alberto Mingardi e Silvana Annicchiarico raccontano rispettivamente di Walt Disney e degli oggetti come gesti politici del designer israeliano Eden Ohan. Nella rubrica Mnemosine, Cristina Moro traccia la storia della lampada Taliesin disegnata da Frank Lloyd Wright e oggi prodotta da Yamagiwa in collaborazione con la fondazione del maestro americano. Nella rubrica Punti di Vista, Giulia Ricci intervista Mae-Ling Lokko e Corentin Dalon del collettivo Bento sul micelio e sui nuovi materiali per l’architettura che lavorano con la natura. Questo mese, con Domus 1083, esce il primo numero di Worldesign, frutto di una nuova collaborazione con la World Design Organization (WDO). Al fianco del Direttore Editoriale Walter Mariotti, il progetto vede nel ruolo di Direttore Scientifico lo storico del design e professore del Politecnico di Torino Pier Paolo Peruccio.
Immagine di apertura: La Salle Labrouste – La Bibliothèque de l’INHA Paris I 2017 ©Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn 2017
Nell’editoriale di Domus 1083 la guest editor esplora l’importanza della luce nella definizione dello spazio, attraverso il lavoro di alcuni interessanti progettisti, tra i quali il co-guest editor Steven Holl.
In continuità con la visione di Eleanor Raymond e i suoi esperimenti sulla luce come fonte di energia, il progetto di un nuovo edificio di fronte al Complesso Hammond mette in discussione le percezioni che definiscono l’ambiente.
Polemicamente pluridirezionale e antigerarchica, quella dell’architetta italo-brasiliana è una luce senza ombre e democratizzante, sotto la quale ogni cosa è distinta e interagisce con i suoi coabitanti.
Attraverso l’esperienza a Le Stanze del Vetro a Venezia, lo storico dell’arte e filantropo racconta che non ci sono regole prestabilite per allestire e illuminare il vetro: la soluzione adatta per valorizzare le opere va costruita ad hoc, volta per volta.
Lo studio di modelli fisici, materiali e tipologie di illuminazione è alla base della concettualizzazione delle soluzioni elaborate da James Carpenter, attivo dagli anni Settanta e affascinato dal mistero della presenza invisibile della luce.
Il progetto, in progress, inserisce un nuovo volume nel corpo preesistente del museo: un luogo privilegiato per la contemplazione della luce prismatica e metafora della diversità umana.
Lucía Cano e José Selgas raccontano la loro filosofia sul rapporto tra luce e architettura, ben esemplificato dalla loro casa di vacanza in Estremadura, dove luci calde sono posizionate per preservare il cielo notturno, mentre buchi nel muro hanno forme libere verso le viste migliori.
Gli archi di mattoni che avvolgono i laboratori della maison sono i protagonisti di un’architettura bioclimatica che sfrutta la luce come elemento poetico e come strumento di ottimizzazione della performance energetica.
Per Jeannette Kuo e Ünal Karamuk, la luce è un materiale al pari di qualsiasi altro elemento fisico. In questo progetto, ha il ruolo di definire la sequenza degli spazi marcando i punti di transizione.
Negli interni progettati dall’architetto americano, il rapporto tra strutture piane e curve dà forma a spazi comuni dinamici e a residenze multigenerazionali, giocando sull’ambiguità tra interno ed esterno, vecchio e nuovo, luce e ombra.
Modulando tecniche cinematografiche, dagli anni Settanta l’artista inglese crea architetture di luce che lavorano su tempo e movimento, producendo esperienze intense e complesse.
Un ritratto del profondo Nordest in quattro tappe: Trieste, una delle “capitali” meno conosciute d’Italia, Muggia, sul litorale, Casarsa della Delizia, il paese della madre di Pasolini, e Aquileia, ex capitale dell’Impero Romano, oggi meta per turisti raffinati in Birkenstock.
È da tempo che il pianeta bussa alla nostra porta. L’architettura, disciplina costitutivamente lenta, sta riformulando pratiche consolidate per lavorare con la natura e creare materiali nuovi. Ne abbiamo discusso con Mae-ling Lokko e Corentin Dalon.