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Freitag ha fatto uno zaino che non sembra Freitag, ma lo è nell’anima

L’azienda svizzera racconta a Domus il suo prodotto più rivoluzionario dai tempi del debutto, che rinuncia ai teloni dei camion. Diverso da tutto quello che ha fatto fin qui, eppure coerente con i valori fondativi. 

Nel 2024 Freitag lancerà sul mercato un nuovo zaino, che introduce un notevole scarto rispetto all’immaginario che il brand di Zurigo ha costruito in tre decenni di vita. Questo zaino non impiegherà infatti i variopinti teloni per camion che hanno reso Freitag celebre da Berlino a Tokyo, da Bangkok a Milano. Eppure, costituisce la più rigorosa evoluzione nella filosofia di un brand da sempre in prima fila per la sostenibilità. Il Mono[PA6] è uno zaino realizzato con un unico e solo materiale, la poliammide 6. Che è facilissimo da riciclare, una volta che il suo ciclo di vita si conclude. A differenza appunto dei teloni dei camion.

Freitag Mono[pa6]. Foto: Elias Boetticher

C’è un nome più semplice con cui la poliammide è universalmente identificato da quasi un secolo: nylon. Per lo zaino, Freitag ha cercato un tessuto in poliammide idrorepellente sul mercato, ma alla fine la scelta è stata quella di svilupparlo internamente. Il risultato – ottenuto con il supporto di un partner di Taiwan – è un nylon longevo e con membrana esterna idrorepellente, laminato a tre strati, completamente in PA6. “È molto robusto anche se un po’ meno robusto dei teli per camion”, spiega Anna Kerschbaumer, Product and Services Lead di Freitag. Ci sono voluti due anni e passa per arrivarci. “Ma ora abbiamo un materiale destinato a diventare non un rifiuto, ma una risorsa”.

Lo schema racconta in forma grafica la circolarità del progetto Mono[pa6]

Un paradigma per il futuro

Lo zaino Mono[PA6] al lancio sarà nero, è prevista un’altra colorazione nella seconda parte del 2024. Di PA6 sono costituiti tutti i componenti, non solo il corpo principale: i lacci e le cerniere (al tiretto sono state aggiunte delle fibre di vetro); la clip del sistema di chiusura. Kerschbaumer sottolinea che quest’ultimo elemento, in particolare, è stato oggetto di molti studi e ripensamenti. Non era facile progettare una chiusura efficace usando solo il Mono[PA6]materiale. Ed è in Mono[PA6]materiale anche la piccola tasca modulare sganciabile che c’è sulla parte frontale, che diventa una comoda borsetta o può essere attaccata agli spallacci per contenere smartphone o documenti. Uno zaino forse non era il prodotto più semplice da disegnare per un debutto con un nuovo materiale. “L’abbiamo scelto perché gli zaini sono molto popolari”, dice Kerschbaumer.

Alcuni dettagli dello zaino

Siamo di fronte a un salto di paradigma per Freitag.

Non è la prima volta che il brand svizzero cerca altre soluzioni per i materiali dei suoi prodotti. Recentemente è stata lanciata una lineup che impiega un tessuto in PET riciclato dalle bottigliette, con nuove uscite previste per l’autunno. Qualcosa di un po’ diverso dal solito e più facilmente riciclabile. Ma sul tessuto nero c’è sempre un ritaglio di telone che è la firma del marchio.

Freitag F650 Dixon in materiale di telone di camion e pet. Foto Elias Boetticher

Rispetto alla linea Tarp on Pet, lo zaino Mono[PA6] è sicuramente una mossa audace. Più futuristica. E un pugno nell’occhio rispetto alla visual identity che il marchio svizzero ha costruito in tre decenni – ricorre quest’anno l’anniversario. Ma è coerente con la filosofia del brand. Anzi ne rappresenta un esito quasi matematico. Una evoluzione coraggiosa, seppur lineare. Lo zaino è un sillogismo, è un qed.

Fin dal suo inizio l’azienda fonda sul riuso la sua produzione. Avendo cominciato così tanto prima che il termine sostenibilità riempisse le agende dei dipartimenti marketing dei marchi di tutto il mondo e le relative campagne di comunicazione, paradossalmente quell’aspetto è finito per passare sotto traccia nell’identità del brand. E di certo altri sono stati più lungimiranti e scaltri a spendere il concetto di sostenibile nella costruzione propria identità (citofonare Patagonia se avete dei dubbi).

Le prime borse le vendono su un ponte che immette alla tangenziale, a ridosso dei binari della ferrovia

Se Freitag non fa immediatamente rima con sostenibile, ci ha messo sicuramente uno zampino, creandosi una aura da brand di design, per non dire di lusso: rispetto alle estetiche lo-key e talvolta sciatte dei tanti paladini ecofriendly presenti e futuri, l’azienda di Zurigo si è imposta con un tripudio di colori scintillanti; con prodotti che sono industriali e al tempo stesso pezzi unici tutti diversi l’uno dall’altro, eppure riconoscibilissimi; con un packaging che ha fatto scuola anche in Oriente.

Lo store Freitag di Ginza con il caratteristico packaging del marchio. Foto Kentaro Takahashi

Alle origini di Freitag

Il marchio nasce nel 1993 su intuizione dei fratelli Markus e Daniel Freitag. L’ispirazione sono le borse dei messenger in bici americani. I materiali sono quelli che i fratelli vedono tutti i giorni, sulla tangenziale davanti a casa: i teloni dei camion. Ma anche camere d’aria usate e cinture di sicurezza. Freitag è una distopia urbana ballardiana, transustanziata in design. Le prime borse le vendono su un ponte che immette alla tangenziale, a ridosso dei binari della ferrovia. Oggi nel quartiere resta come presidio il celebre flagship store costruito con i container, con una torre che fa da osservatorio su una Zurigo che inesorabilmente si trasforma. Gli unici soldi che Daniel e Markus chiedono ai genitori è per una macchina da cucire industriale, vuole la leggenda di Freitag. Siamo a metà anni Novanta, non bisogna pensarla come una startup di oggi. Non ci sono incubatori, non ci sono angels, non ci sono bocconiani freschi di master pronti a inscatolarti nel template di un business plan, gli unicorni sono ancora soltanto animali fantastici. Il marchio nasce nel salotto di una casa di ventenni e cresce grazie al passaparola.

Il flagship store Freitag di Zurigo. Foto Roland Tännler

Difficile trovare molti esempi più rappresentativi del design industriale anni Novanta di questa azienda in cui “designer” non è solo chi disegna il progetto, ma anche chi sceglie e taglia le porzioni di telone che vengono assemblate nella fabbrica di Oerlikon. Variopinti patchwork di soluzioni dal basso dove si incontrano qualità del progetto e orgoglio della diversità, i prodotti Freitag non stonano in un mercatino del sabato come tra le mura di un nuovo mall asiatico di lusso. Lo usa l’amica architetta che ancora si veste come una raver degli anni d’oro e il ragazzetto che senza un capospalla Off-White e le Suicoke non mette piede fuori di casa. Lo usa chi si veste 100% usato o con materiali sostenibili e certificati.

Freitag è un prodotto radicale, la cui aura risplende ancora oggi nella scia dell’utopia della crescita infinita del clintonismo; nasce negli anni di benessere in cui le controculture diventarono il mainstream, quello spirito è irreversibilmente parte della sua filosofia. Ma per affrontare il presente dell’Occidente sempre più povero e l’ansia di un mondo che viaggia verso la catastrofe, serve qualcosa di diverso. Qualcosa di più.

Riuso, riparazione, riciclo e altre visioni del futuro

Lo zaino che uscirà nel 2024 è solo la punta dell’iceberg nell’oceanica vastità di ricerche e iniziative dell’azienda per innovare non solo sé stessa, ma anche il suo mondo di riferimento. Freitag, spiega a Domus la sustainability officer Bigna Salzmann, ha aperto un tavolo con i produttori di teloni per camion per individuare nuovi materiali che sostituiscano quello attuale e che siano interamente circolari. Solo così anche la materia prima delle borse e degli zaini diventerà riciclabile. Si sperimenta con Pet, Tpu, Bio Pbs e altri. L’obbiettivo è usarne 500 tonnellate entro il 2030. Per questa data, Freitag vuole essere presente sul mercato con il 99% di prodotti circolari, spiega Salzmann.

Freitag S.W.A.P.

Intanto, sono state messe in pista una serie di iniziative che allungano il ciclo di vita delle borse già in circolazione. Attraverso store e online, Freitag incoraggia la riparazione e solo nell’ultimo anno ne sono state eseguite 6737. In più la nuova piattaforma s.w.a.p., ispirata ironicamente a Tinder nell’interfaccia, permette di swappare (ehm), semplicemente swipando (sic) le Freitag di chi non le vuole più per proporre uno scambio con la propria che magari non piace o ha annoiato. L’anno scorso ne sono state scambiate in questo modo 6784. E poi ci sono iniziative per affittare le borse per una vacanza di qualche settimana, anziché comprarle e lasciarle inutilizzate, e l’introduzione di un programma “stile Netflix” per avere sempre una borsa pagando un fisso mensile. Tutto cade sotto l’ombrello di una azienda che si sta spendendo nel costruire un “design intelligente per un futuro circolare”, dice Bigna Salzmann, che definisce il Mono[PA6] come “una sfida”, che è sicura aprirà nuovi orizzonti per il brand.

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