Dalla biografia di Lina Bo Bardi a quella di Robert A. M. Stern, scritta di suo pugno, dal brutalismo al Bauhaus al femminile, passando per Alvaro Siza, graphic novel, racconti di design ed esplorazioni di città: per chi nel mondo dell’architettura e del design ci lavora, ma anche per chi ne è un semplice appassionato, nella gallery una selezione sempre aggiornata e imperdibile dei migliori libri pubblicati quest’anno.
I migliori libri di design e architettura del 2022
Biografie, storie, volumi fotografici, testi critici e tanto altro ancora: tutte le nuove uscite da non perdere raccolte in una unica selezione.
Autori: Marco Biraghi, Adriana Granato
Casa editrice: Hoepli
Domus 1064 gennaio 2022
Autore: Ludovico Quaroni
Casa editrice: Humboldt Books
Domus 1064 gennaio 2022
Autori: Gilberto Corbellini, Alberto Mingardi
Casa editrice: Marsilio
Domus 1064 gennaio 2022
Autori: Michael P. Murphy, Jeffrey Mansfield
Casa editrice: Cooper Hewitt
Domus 1064 gennaio 2022
Autore: Gian Carlo Calza
Casa editrice: Skira
Domus 1064 gennaio 2022
Autori: Anja Kaiser, Rebecca Stephany
Casa editrice: Spector Books
Domus 1064 gennaio 2022
Autori: C. Antonelli, F. Urbano Ragazzi
Casa editrice: Nero Editions
Domus 1065 febbraio 2022
Autore: Deyan Sudjic
Casa editrice: The Design Museum
Domus 1065 febbraio 2022
Autore: Álvaro Siza
Casa editrice: Monade Books
Domus 1065 febbraio 2022
Autori: O. Fioravanti, G. Iacchetti, F. Picchi
Casa editrice: Corraini
Autore: Robert A. M. Stern
Casa editrice: Monacelli Press
Domus 1065 febbraio 2022
Autore: Agata Toromanoff
Casa editrice: Prestel
Domus 1065 febbraio 2022
Autore: Anty Pansera
Casa editrice: Nomos
Domus 1066 marzo 2022
Autori: C. Malterre-Barthes, Z. Dzierzawska
Casa editrice: Dargaud
Domus 1066 marzo 2022
Autore: Adele Cassina
Casa editrice: Corraini
Domus 1066 marzo 2022
Autore: Zeuler R. Lima
Casa editrice: Johan & Levi
Domus 1066 marzo 2022
Autori: Michelle Millar Fisher, Amber Winick
Casa editrice: MIT Press
Domus 1066 marzo 2022
Autori: Paola Antonelli, Alice Rawsthorn
Casa editrice: Phaidon
Domus 1066 marzo 2022
Autori: Jed Morse, Marin S. Sullivan
Casa editrice: Scheidegger & Spiess
Domus 1067 aprile 2022
Autore: Vittorio Magnago Lampugnani
Casa editrice: DOM Publishers
Domus 1067 aprile 2022
Autori: Marino Barovier, Carla Sonego
Casa editrice: Skira
Domus 1067 aprile 2022
Autore: Fulvio Irace
Casa editrice: 24 ORE Cultura
Domus 1067 aprile 2022
Autori: Mélanie van der Hoorn
Casa editrice: nai010 publishers
Domus 1067 aprile 2022
Autore: Marco Sammicheli
Casa editrice: Humboldt Books
Domus 1067 aprile 2022
Curatore: Bianca Felicori
Casa editrice: Nero Editions
Domus 1068 maggio 2022
Curatori: Braghieri, Carboni, Maffioletti
Casa Editrice: Silvana Editoriale
Domus 1068 maggio 2022
Curatore: Marco Biraghi
Casa editrice: Publisher FrancoAngeli
Domus 1068 maggio 2022
Autori: F. Andreola, A. Muzzonigro
Casa editrice: LetteraVentidue
Domus 1068 maggio 2022
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- 09 maggio 2022
Il libro curato da Marco Biraghi e Adriana Granato ha il merito di fare venire voglia di scoprire e riscoprire gli edifici del capoluogo lombardo (dal Dopoguerra a oggi) anche ai non addetti ai lavori. Nel rigore accademico dei testi scritti da oltre 150 autori per altrettanti edifici, fotografati dall’olandese Sosthen Hennekam, L’architettura di Milano offre una rilettura preziosa dei capolavori di Gio Ponti, Magistretti e Caccia Dominioni, per citarne tre. “Un’architettura virtuosa nel sapersi misurare con ciò che le preesiste [...]; nel saper parlare una lingua moderna rispondente allo slancio progressista dell’epoca”, la definisce Biraghi. La ricognizione prosegue fino a oggi, con i progetti di “alcuni degli architetti più dotati del pianeta”, degli “allievi degli allievi dei maestri” e, infine, della generazione più giovane.
ES
“Roma è soprattutto un’atmosfera, una luce, un clima”, si legge nel testo La porpora e l’oro. Nel libro che lo contiene, la capitale è sì raccontata da Ludovico Quaroni, ma il ritratto che ne emerge è familiare quanto pulsante di vita. Un’immagine del 1968 in cui si respira “il senso monumentale dell’esistenza del povero diavolo qualsiasi”, valida ancora oggi. La selezione di fotografie in bianco e nero non fa altro che mostrare il sovrapporsi e accostarsi di strade, baracche, monumenti, cartelloni pubblicitari, rovine, piante di cappero. Ogni foto è un elenco di accostamenti improbabili e contraddittori che pure colgono nel profondo il carattere della città che a Quaroni diede i natali, dove “nello spirito degli uomini e nello spazio delle architetture è viva, sempre, tutta la storia di un determinato luogo”.
GR
La pandemia di Covid-19 ha stravolto l’architettura del mondo, fisica e sociale. Ma a guardarla con gli occhi dello storico non è così diversa quelle che l’hanno preceduta. A cambiare è stata la società umana, mai così sviluppata e tecnologicamente avanzata. Eppure, anche questa società è stata travolta dalla paura, che ha scompaginato la razionalità in quasi tutte le attività umane, dalla scuola alla sanità. Perché? Come è potuto succedere? Procedendo (controcorrente) illuminati dai valori liberali, Gilberto Corbellini e Alberto Mingardi s’interrogano sul rapporto fra comunità umane e microparassiti, che hanno dialogato per costruire architetture sociali aperte. Ma ora?
WM
Michael Murphy e Jeffrey Mansfield, rispettivamente fondatore e design director di MASS Design Group, firmano un libro che, intrecciando storia, teoria e pratica, ripercorre le tappe della progettazione delle strutture sanitarie: da Filarete ad Alvar Aalto, da Le Corbusier e Louis Kahn a Paul Rudolph e, ancora, a Florence Nightingale, fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna. Prendendo ad esempio le epidemie storiche e le trasformazioni architettoniche, moderne e contemporanee, che le hanno accompagnate, The Architecture of Health esplora come le infrastrutture abbiano da sempre reso più facile la guarigione e soprattutto conferma il ruolo fondamentale che l’architettura ha avuto e continuerà ad avere nella costruzione delle nostre società.
ES
Gian Carlo Calza, docente di Storia dell’arte dell’Asia Orientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore dell’International Hokusai Research Centre, ha messo a punto per Skira il volume più completo sulla grafica del manifesto pubblicitario giapponese. Dal 1955 al 2020, pagina dopo pagina, i capolavori del passato sono schedati a fianco dei più interessanti progetti contemporanei. In 520 pagine, l’autore commenta 756 manifesti di 85 diversi graphic designer. Tra questi, ci sono Kamekura Yūsaku (1915-1997), autore del logo delle Olimpiadi di Tokyo del 1964, e Ikko Tanaka (1930-2002) con i suoi celebri manifesti Nihon Buyo, creato per la UCLA (1981), e Hiroshima Appeals (1988), nel quale una colomba bianca si staglia sullo sfondo di una grigia esplosione atomica.
ES
Come il vocabolario raccoglie le parole di una lingua, così il volumetto curato da Anja Kaiser e Rebecca Stephany, designer, attiviste e docenti, definisce per lemmi le regole e i modi del graphic design. La loro non è un’opera enciclopedica, ma piuttosto il tentativo di offrire strumenti di lettura molteplici, aperti all’interpretazione e pronti a innescare un dibattito. Cinquantadue voci in tutto – dalla A di Accomplices (‘complici’) alla U di Unstable signs (“segni instabili”) – prendono in considerazione libri, oggetti, persone e istituzioni raccontati da 20 autori (designer, educatori e teorici). Come tutti i glossari, offre il grande vantaggio della libertà: di cominciare dove si vuole, di concentrarsi sulle definizioni che si preferiscono e di prenderle come punto di partenza per altri viaggi.
ES
Acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, FUORI fu più di un’associazione di stampo marxista che negli anni Settanta rivendicò i diritti degli omosessuali. Fondata a Torino dal libraio attivista Angelo Pezzane, fu un laboratorio di evoluzione del costume, del pensiero e dello stile, come dimostra il nitore grafico dell’omonima rivista che rappresenta bene quello concettuale. Pubblicata dal 1972 al 1982 con periodicità varia e tiratura che sfiorò a volte le 8.000 copie, FUORI resta una pietra miliare per comprendere come l’evoluzione dell’etica corrisponda sempre a un lavoro sull’estetica. Disponibile in collezione completa solo all’Archivio Centrale di Stato a Roma, il libro di Antonelli e Ragazzi risarcisce un patrimonio nazionale che oggi è oltre ogni genere.
WM
Prima di Conran “non c’erano né sedie né Francia”, diceva l’autore satirico Craig Brown. Una battuta certo, che sintetizza però bene l’ideale di un uomo convinto che “il design esiste per migliorarti la vita”. Designer di talento, filantropo e imprenditore di successo, Terence Conran (1931-2020) è noto ai più perché negli anni Sessanta ha fondato Habitat, la catena di negozi di arredamento che intendeva offrire a quanti più possibile un netto miglioramento del proprio stile di vita. Oltre che per avere creato, negli anni Ottanta, il Museo del Design di Londra. Scritto da Deyan Sudjic, critico dell’Observer e lui stesso ex direttore del museo, questo volume racconta la personalità e il lavoro dell’uomo che per quattro decenni ha plasmato il gusto dei suoi compatrioti, contribuendo a fare della Gran Bretagna ciò che è oggi.
ES
Nel corso della sua lunga carriera, Álvaro Siza ha raramente parlato in prima persona del processo che guida la sua mano: dalla commissione al progetto ultimato. Questo volume, piccolo e ben curato, fa invece emergere proprio questa dimensione, con una raccolta di saggi in lingua inglese e i disegni del maestro portoghese. Offre così l’opportunità di rileggere alcune opere seminali – come la casa da tè Boa Nova e le piscine a Leça da Palmeira – attraverso la lente contemporaneamente poetica e pragmatica di Siza. I progetti comprendono scale diverse, dalla città all’arredo. L’antologia è completata da due saggi, quello di Vittorio Gregotti, prefazione dell’edizione italiana del 1998, e quello di Daniela Sá, direttrice e cofondatrice di Monade.
GR
Cosa rende il design industriale italiano un caso unico nel mondo da oltre 60 anni? Lo spiega il volume curato da Odoardo Fioravanti, Giulio Iacchetti e Francesca Picchi, nato come catalogo dell’omonima mostra ospitata nelle sedi degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo oltre che fruibile online. I curatori la definiscono “un’esplorazione dell’industria italiana” per “mettere in scena un racconto appassionato del saper fare”. Hanno raccolto le voci dei protagonisti – imprenditori come Alberto Bombassei e critici come Enrico Morteo – e le storie di 31 fabbriche (“un arcipelago di esperienze riuscite”), tra cui Abet Laminati, Foscarini e Vibram. Parlando di eccellenza nella produzione, offrono così anche “un’occasione per facilitare il dialogo e la collaborazione tra aziende nazionali e internazionali”.
ES
Con la naturalezza di un narratore che ripesca i ricordi dal palazzo della memoria, infarcendoli di aneddoti e ironia, Robert A. M. Stern racconta il proprio viaggio nel mondo dell’architettura in questo denso volume corredato da immagini personali e professionali tratte dal proprio archivio. Strutturato per tappe cronologiche come si conviene a un’autobiografia, Between Memory and Invention traccia il percorso che ha portato l’ottantenne modernista formatosi a Yale con Philip Johnson, Paul Rudolph e Vincent Scully ad abbracciare un approccio tradizionalista, passando per il Postmoderno. Per la ricchezza delle testimonianze e dei documenti che sostanziano il racconto questo volume è un trattato colto e piacevole sulla storia dell’architettura degli ultimi 60 anni.
LM
Che il brutalismo sia (da un ventennio ormai) sulla cresta dell’onda è cosa nota. A confermare la tendenza arriva il libro della storica dell’arte e dell’architettura Agata Toromanoff che raccoglie 50 tra i più rappresentativi progetti contemporanei, eredi, in tutto il mondo, dell’arte del beton brut: la villa tropicale sulle coste di Bali progettata da Patisandhika Architects, l’ex silo di grano trasformato da Cobe in edificio per appartamenti a Copenaghen e la French International School di Henning Larsen a Hong Kong sono solo tre esempi. Tra le pieghe dell’entusiastica ricognizione, l’uso del cemento spicca per eleganza e plasticità, confermando che la bellezza intrinseca nel “gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce” di corbuseriana memoria è oggi più viva che mai.
ES
Che nell’accademia d’arte più famosa degli anni Venti del secolo scorso non si sia esercitata un’effettiva parità di genere in termini di opportunità artistiche, nonostante le premesse del Programma del Bauhaus, è ormai noto. Indirizzate dai Maestri a percorrere solo le discipline “più adatte” quali tessitura, ceramica e legatoria – solo quattro si iscriveranno al corso di architettura –, poche delle 475 donne dei 1.400 iscritti tra il 1919 e il 1932 emersero come protagoniste, molte furono invisibili collaboratrici di uomini pigmalione. Anty Pansera ha il merito di aver ricostruito e sistematizzato la storia di tutte loro, di aver reso visibili anche le sconfitte e le dimenticate e di aver quindi costruito l’affresco di un’epoca rivoluzionaria nella quale le donne hanno sfidato i limiti imposti loro anche da una scuola all’avanguardia.
LM
Pubblicata nel 2019 in inglese e tradotta in francese nel 2021, la graphic novel scritta da Charlotte Malterre-Barthes e illustrata da Zosia Dzierzawska, racconta la storia di Eileen Gray e della villa E-1027. Le due autrici – fondatrice dell’associazione Parity Front per l’uguaglianza di genere in architettura la prima, illustratrice e creatrice dello studio-coworking Armadillo a Milano la seconda – dedicano il libro a “tutte le ragazze, donne e nonne, e agli uomini che le sostengono”. Tra i numerosi aneddoti sul capolavoro modernista scelgono di concentrarsi sugli affreschi di Le Corbusier, punto di rottura con la visione dell’architetta irlandese e dimostrazione della totale incomprensione della sua opera sia da parte del maestro Corbu sia di Jean Badovici, proprietario della casa e innamorato di Eileen.
ES
Sono cronache minori (leggi: personali) quelle che Adele Cassina narra, con sguardo acuto e divertito, nel delizioso volumetto costruito a due voci con la figlia Chiara: gli esordi nella Meda degli anni Cinquanta, una periferia che subito si rivela l’ombelico del mondo (del design); gli anni del padre Cesare (fondatore della Cassina, ma anche della C&B con Piero Busnelli e della Flos con Dino Gavina), amico di Ponti, Magistretti, Scarpa e Albini. Quella di Adele è una parabola riservata e intensa. E non solo di riflesso, come dimostra la svolta del 1993 quando, con il marito Rodrigo Rodriquez, fonda l’azienda di edizioni Adele-C. Una storia individuale, certo, che ben completa però quella ufficiale. L’avventura di tre generazioni che hanno reso grande il design italiano.
ES
Frutto di una ricerca lunga 20 anni il volume di Zeuler R. Lima – docente, architetto e curatore – non si limita a documentare la vita e la carriera di Lina Bo Bardi. Le idee, i sogni e i progetti della “dea stanca”, come l’aveva soprannominata Valentino Bompiani, sono contestualizzati nel paesaggio storico, umano e geografico in cui l’architetta del SESC Pompeia si trova a operare: dai primi passi editoriali (proprio nella Domus di Gianni Mazzocchi) al viaggio in Brasile che le cambierà la vita, con il marito, il gallerista Pietro Maria Bardi, agli incontri con i pionieri del Modernismo. L’autore sceglie la ricostruzione storica, pur cercando di essere fedele alla voce, coraggiosa e indipendente, della protagonista. “È un libro”, dice, “scritto con rigore e tenerezza”.
ES
Tutti gli oggetti contribuiscono a definire la nostra vita, ma alcuni lo fanno più di altri, perché sono maggiori le loro implicazioni sociali, scientifiche e politiche. Proprio per questo dovrebbero occupare un posto centrale nei canoni della nostra cultura materiale. Lo sostengono le autrici di Designing Motherhood, alimentato da una ricerca portata avanti per oltre due anni dall’account Instagram omonimo che ha avuto il merito di arricchirlo con una polifonia di voci e testimonianze. Tramite le alterne vicende di contraccettivi, tiralatte, kit abortivi, abbigliamento postparto e strumentazioni ginecologiche, ma anche di congedi parentali o tecniche di accudimento, si racconta come sono state disegnate in seno alla società le battaglie legate alla maternità e si delineano percorsi alternativi.
LM
Creato nel maggio 2020, nella prima fase della pandemia, Design Emergency è nato come account Instagram per trasmettere in streaming una serie di conversazioni settimanali. Da allora le due ideatrici – Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architecture and Design del MoMA di New York, e Alice Rawsthorn, critica di design di The Observer – si sono alternate nelle interviste con un obiettivo comune: sottolineare il ruolo del design nell’affrontare le principali sfide del nostro tempo. Il volume, disponibile da aprile, raccoglie le storie esemplari di designer, architetti, ingegneri, artisti, scienziati e attivisti: come Michael Murphy (MASS Design Group) e Marco Ranieri (l’anestesista ideatore del ventilatore da una maschera da sub), Formafantasma e Neri Oxman.
ES
Gli arredi di Harry Bertoia sono parte integrante del paesaggio del design moderno e contemporaneo. Tutti, prima o poi, ci siamo imbattuti nella sua leggendraia Diamond Chair, prodotta da Knoll dal 1952. Tutti lo ricordiamo più come designer, anche se il tempo che l’americano (nato in realtà in Friuli nel 1915) ha dedicato a questa attività corrisponde a una manciata di anni: all’Eames Office (1944-1946) e per Knoll (1950-1952). Encomiabile è quindi lo sforzo della retrospettiva al Nasher Sculpture Center di Dallas (la prima dopo quasi 50 anni) e del relativo catalogo che fanno luce sul suo lavoro di artista – creatore di gioielli e scultore –, autore di spettacolari installazioni di grandi dimensioni, in edifici pubblici e privati, 52 delle quali sono state catalogate nel volume da Marin R. Sullivan.
ES
Dal barone Haussmann a Frank Gehry, dall’abate Laugier a Sigfried Giedion e, ancora, da Oscar Wilde a Jean Baudrillard. L’ex direttore di Domus tocca le figure centrali della modernità in un racconto trasversale delle idiosincrasie della società dei consumi nel legame con l’architettura e la città. Il ragionamento di Vittorio Magnago Lampugnani si dipana attraverso i temi canonici della disciplina disinnescandone i dogmi: la vanità del gesto progettuale delle archistar, l’architetto come artista o come mediatore, le città come “variazioni sul parco a tema”, per dirla à la Michael Sorkin. Tutti i capitoli sostanziano un quasi manifesto sul ruolo del progetto nel creare le condizioni per una “vita felice”: un disarmante perché (apparentemente) semplice obiettivo per i tempi incerti che viviamo.
GR
Nel suo trentennale sodalizio con Venini, cominciato nel 1965 quando fu chiamato a Murano da Ludovico de Santillana, Tapio Wirkkala produsse circa 200 modelli. Questo bel volume di grande formato documenta il suo apporto grazie a materiale in parte inedito dell’archivio storico Venini e dell’archivio personale del designer, completato da una ricerca su altre fonti e da un confronto con gli oggetti messi a disposizione da musei e collezionisti di tutto il mondo. La ricchezza della documentazione e l’accuratezza della presentazione rendono questa pubblicazione uno strumento prezioso per conoscere capolavori assoluti nei quali il designer ha esplorato le potenzialità espressive offerte dalle tecniche di lavorazione veneziane.
LM
Quella proposta da Fulvio Irace, ideale seguito e ampliamento del volume Milano moderna del 1996, è una lettura critica e tematica dell’architettura di Milano dal Dopoguerra a oggi. Un’analisi essenziale e chirurgica, per la scelta precisa degli argomenti, che mette in evidenza il tratto essenziale che non ha mai abbandonato la metropoli lombarda: la modernità. O, per meglio dire, “i suoi mutevoli ideali di modernità”. La chiave d’interpretazione, testuale e visiva, è complementare. Ai saggi – da Luigi Moretti al nuovo skyline milanese – si alternano infatti gli scatti di cinque fotografi – sono loro “i nuovi paesaggisti” secondo Irace – Gabriele Basilico e Paolo Rosselli (per la parte moderna), Marco Introini, Filippo Romano e Giovanna Silva (per quella contemporanea).
ES
Dopo avere analizzato l’impatto dell’architettura su fumetti e graphic novel (con il libro Bricks & Balloons, nel 2013), l’antropologa culturale Mélanie van der Hoorn approccia un altro tema tangenziale e potenzialmente complementare rispetto alla progettazione. Il suo Serious Fun passa in rassegna tutti quei giochi e videogiochi che mettono al centro l’architettura e lo spazio della città e sono stati concepiti da architetti, urbanisti, artisti e sviluppatori, dalla fine del XX secolo: case delle bambole, giochi di costruzioni e videogiochi come SimCity e Block by Block. In oltre 200 pagine, il libro li analizza sia da un punto di vista architettonico sia da quello più propriamente tecnico di gioco e, in alcuni casi, li presenta come validi strumenti a disposizione dei progettisti.
ES
Da quasi 20 anni “migrante temporaneo”, tra Italia e Danimarca, Marco Sammicheli usa la formula del diario per raccontare le vicende di quanti, come lui, facendo la spola tra i due Paesi “hanno vissuto con passione le loro avventure creative, i loro slanci ideali, le loro scommesse”. Questo ideale viaggio parte da Roma con Bertel Thorvaldsen, il grande rivale di Canova, per concludersi a Holstebro con Eugenio Barba, regista teatrale di Gallipoli. Ogni capitolo si concentra su una città, una zona o un caso, ognuno narrato tramite le storie di artisti, architetti, scrittori, intellettuali e professionisti che hanno trovato la propria strada l’uno nella patria dell’altro. Bilingue, ha il merito di portare alla ribalta contaminazioni culturali e professionali che hanno segnato la storia del design, terreno che accomuna i due Paesi.
LM
Nato come gruppo Facebook nel 2019, Forgotten Architecture è presto diventato l’epicentro di una crescente community di appassionati, dai background diversi, ma con una missione comune: valorizzare il lavoro di architetti poco noti, edifici – spesso di grande qualità – che, per motivi diversi, sono stati dimenticati o abbandonati. Dopo tre anni, il loro “archivio di progetti compiuti e scomparsi”, frutto di una ricerca collettiva e orizzontale, diventa un libro: 280 pagine curate da Bianca Felicori, architetta e ricercatrice, che di Forgotten è la fautrice, raccolgono una cinquantina di progetti, alcuni inediti, suddivisi tematicamente in 11 capitoli oltre a cinque saggi di altrettanti autori. Il libro sarà distribuito da Prima o Mai, raccogliendo gli ordini online entro il 7 giugno. E poi, mai più ristampato.
ES
“Solido uomo di fabbrica e artista felice”, architetto e designer la cui vicenda s’intreccia in modo inscindibile con quella di Molteni&C, per la quale è stato art director dal 1968, Luca Meda ha sempre volto il proprio operato al miglioramento dell’esistente, al servizio dell’azienda e del mercato. Lo fa emergere in modo chiaro la prima pubblicazione monografica a lui dedicata, che vanta un apparato critico e iconografico non comuni sviluppati su 350 pagine. Approdo di un percorso sviluppato dall’Archivio Progetti IUAV di Venezia con l’acquisizione in comodato dell’archivio personale di Meda, il libro è uno strumento per conoscere il legame tra cultura d’impresa e forza inventiva di artigiani, designer e architetti che ha segnato la storia del design italiano.
LM
Alle volte, nel passato, s’incontra la contemporaneità. Sono 23 le lezioni di storia dell’architettura di Paolo Portoghesi e Virgilio Vercelloni che questo libro raccoglie e restituisce al lettore. Tenutesi fra il 1970 e il 1971 nell’edificio Trifoglio di Gio Ponti, alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, riportano la voce di un’università rinnovata, non ancora uscita dal travaglio delle proteste studentesche e degli scontri con le forze dell’ordine. In questo contesto, i due autori emergono come sperimentatori di un nuovo modo di trasmettere la storia dell’architettura “per confronto”. Tanto per farsi un’idea dell’irriverenza degli accostamenti: Frank Lloyd Wright e Francesco Borromini, il Brutalismo e il Manierismo, la poetica del cemento armato e il Gotico.
GR
Expo e Coronavirus hanno trasformato Milano vorticosamente. Lo spazio pubblico, in particolare, ha assunto una rilevanza nuova, talvolta prendendo forme prima sconosciute. Sono due le pubblicazioni bilingui di Urban Center che fanno un punto su logiche e modalità di questo processo. Il primo è un atlante in progress, Milan Public Space di Chiara Quinzii e Diego Terna. Il secondo, Milano Atlante di Genere, osserva gli spazi urbani attraverso la lente delle donne e delle minoranze di genere. Parte del progetto di ricerca Sex & the City, traccia un percorso fra rappresentazione, fenomenologia e dinamiche socioeconomiche e rivela come la città sia pensata da e per il corpo maschile. Ne nasce uno strumento pratico per misurare la distanza fra la Milano nuova e quella realmente inclusiva.
GR