Domus 1061 si apre con l’editoriale del guest editor Tadao Ando, in cui presenta il tema del numero di ottobre: le frontiere dell’arte e dello spazio. Una riflessione “sulla storia dell’espressione artistica e architettonica”, dai movimenti artistici più rinomati, come il Cubismo e il Futurismo, alle rivoluzioni studentesche figlie del loro tempo. Ando include alcuni esempi storici, tra cui il padiglione del Regno Unito per Shanghai Expo 2010 di Thomas Heatherwick e la casa di Frank Gehry progettata per se stesso a Santa Monica.
Il saggio di Casey Reas e Ben Fry, intitolato “Una sintesi tra arte e tecnologia” racconta la storia di Processing, il software da loro creato nel 2001: un linguaggio di programmazione nato per promuovere l'utilizzo delle arti visive, una libreria digitale e grafica per le gli artisti e i designer.
Il saggio di Tiffany Lambert si concentra sulle opere degli artisti e architetti Shūsaku Arakawa e Madeline Gins, “stravaganti o kitsch, per non dire disfunzionali” ma sempre coerenti e ambiziose.
Domus 1061 è in edicola con un numero dedicato ai linguaggi creativi
Il magazine di ottobre si focalizza sui linguaggi dell’arte e dell’architettura, e come si relazionano con lo spazio che li circonda. Sfoglia la gallery per scoprire i contenuti della rivista.
Testo Tadao Ando. Nella foto Thomas Heatherwick, padiglione del Regno Unito per Shanghai Expo 2010. Photo Iwan Baan
Testo Tiffany Lambert. Nella foto Arakawa + Gins, Ubiquitous Site, Nagi’s Ryoanji, Architectural Body, 1994, installazione permanente al Nagi Museum of Contemporary Art, prefettura di Okayama, Giappone.
Testo dalla relazione di progetto. Foto Albert Cheung
Testo Caroline Corbetta. Nella foto Swale, concrete park with plants, East River, New York, 2016. Courtesy of Cloudfactory © Mary Mattingly
Testo Andrea Caputo. Illustrazioni Michele Tranquillini
Testo Deyan Sudjic. Nella foto la Esprit House di Tokyo, progetto di Shiro Kuramata, 1983.
Testo Tom Wiscombe Architecture. Tutte le immagini di Sunset Spectacular © Tom Wiscombe Architecture
Testo Nicholas Olsberg. Foto Iwan Baan, Marion Brenner, Luisa Lambri, Catherine Wagner
Testo James Turrell. Foto Florian Holzherr
Testo Loredana Mascheroni. Foto Marco Menghi
Testo Elena Sommariva. Foto Gianluca Gasperoni
Testo Carlos D’Ercole. Foto Carlo Benvenuto
Testo Alessandro Benetti. Foto Duccio Malagamba
Testo Loredana Mascheroni. Foto Marek Iwicki
Testi Elena Sommariva
Testo Silvana Annicchiarico
Testo Loredana Mascheroni. Foto Gerhardt Kellermann
Testo Cristina Moro. Foto © Eredi Aldo Rossi. Courtesy of Fondazione Aldo Rossi
Coordinamento Giulia Ricci. Illustrazioni Anna Sutor
Testo Walter Mariotti
Testo Valentina Petrucci
Testo dalla relazione di progetto. Foto Maxime Delvaux
Foto Daici Ano + Tomoyuki Kusunose
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- La redazione di Domus
- 06 ottobre 2021
Nella sezione Architettura esploriamo cinque progetti: la residenza e collezione Kramlich di Herzog & de Meuron, il Roden Crater di James Turrell, City di Michael Heizer, London Cross Pavilion di OLI Architecture e il Padiglione del Bahrain di Christian Kerez. Progetti dagli spazi piccoli e estesi, artistici e architettonici, naturali e artificiali. La sezione Arte analizza il lavoro delle artiste e attiviste Agnes Denes, Mary Mattingly e Rebeca Méndez che, lavorando con risorse e tecnologie varie, invocano nuovi equilibri tra artificiale e naturale, tra uomo e natura. Nella sezione Design viene presentata la nuova collezione di Yoshiyuki Miyamae che attinge all’arte di Tadanori Yokoo e alla sua storica collaborazione con Issey Miyake. “Giubbotti e pantaloni, ricavati da un singolo pezzo di tessuto, diventano così tele per i dipinti dell’artista giapponese”. La rubrica Creatori pone la domanda “Qual è il confine tra arte e spazio?” a celebri artisti e progettisti: Steven Holl, Manuel Aires Mateus, Paul Smith, Balkrishna Doshi, Sou Fujimoto, Thom Mayne, Bijoy Jain, Bosco Sodi, Dominique Perrault e John Pawson, i quali elaborano le loro idee tramite disegni, fotografie e parole.
La rubrica Microstorie racconta il sodalizio artistico tra Shiro Kuramata ed Ettore Sottsass “ben riassunto dai progetti di Kuramata per il fondatore di Esprit Doug Tompkins”.
In Processo scopriamo la costruzione del Sunset Spectacular di West Hollywood, un tabellone multimediale realizzato in collaborazione con Orange Barrel Media per un concorso promosso dal Comune.
In Studio visit incontriamo i fondatori di Ultramoderne, piccolo e dinamico studio di architettura fondato nel 2013 a Rhode Island, da Yasmin Vobis e Aaron Forrest.
Il numero si chiude con un desiderio di Ando di creare una architettura invisibile, “percepita attraverso sprazzi di luce e vento”.
Nel Diario di questo mese:Tavola Rotonda con Fabrizio Prati, Gideon Boiea, Ma Yansong e Kristian Koreman, con cui discutiamo come “la rinegoziazione e la ridistribuzione dello spazio pubblico rappresenta, nel dramma della pandemia, una grande risorsa.”
Per la rubrica Casa come me entriamo nella casa dell'artista italiano Carlo Benvenuto. Seguono pagine dedicate alla moda, all'ospitalità, alla sostenibilità e all’architettura per i più piccoli. E anche: design, aziende e nuovi (e vecchi) talenti nel mondo della progettazione. Una chiesa “barocca e organica, in dialogo con la comunità locale”, tappeti, paesaggi e infine l'iconica caffettiera Conica di Aldo Rossi.
Il Diario si chiude con un diaogo a metà tra l'umanismo e l'estistenzialismo tra il direttore editoriale di Domus Walter Mariotti e Andrea Carandini, “aristocratico, archeologo, intellettuale, politico, viaggiatore e letterato”.
"Perciò anche un poeta muto che non ha mai scritto un verso, un pittore senza colori che non ha mai dipinto neppure un piccolo ritaglio di seta, per come riescono a vedere il mondo, a liberarsi dalle sue passioni, a entrare e a uscire in quell’universo di purezza, a costruire l’armonia dei due poli (...) sono più felici del figlio di un uomo ricchissimo, di un sovrano, di tutti coloro che in questo mondo sono considerati i prediletti della sorte”. Natsume Sōseki, Kusamakura, 1906. Edizione italiana: Guanciale d’erba, traduzione di Lydia Origlia, Neri Pozza Editore, Vicenza 2001, pagina 6.
Il corpus irriverente di opere di Shūsaku Arakawa e Madeline Gins rivela la coerenza delle loro pratiche architettoniche e artistiche, un modo alternativo di comprendere e agire nello spazio.
Un involucro di legno carbonizzato sormontato da lucernari è la sede ad hoc dell’opera London Cross di Richard Serra, qui avvolta dalla morbidezza della luce indiretta.
Con efficiente pragmatismo, attraverso i loro lavori queste artiste attiviste invocano nuovi equilibri tra uomo e natura, per un cambiamento che parte dal quotidiano.
In un ex magazzino a Providence, Vobis e Forrest portano avanti il loro approccio sperimentale, sostenuto da una divisione dedicata alla ricerca e dall’attività che svolgono alla Rhode Island School of Design.
Quella tra Shiro Kuramata ed Ettore Sottsass è la storia di un intenso rapporto, di amicizia e professionale, punteggiato da slanci di generosità e ben riassunto dai progetti di Kuramata per il fondatore di Esprit Doug Tompkins.
L’impiego di tecniche dell’ingegneria aeronautica ha ridotto costi e tempi di assemblaggio del tabellone multimediale Sunset Spectacular a West Hollywood.
Il complesso nella Napa Valley ospita, oltre agli ambienti domestici, una collezione di video e media art distribuita fra un padiglione trasparente e un interrato labirintico. Due spazi di caratteristiche opposte, dove arte e paesaggio convivono.
L’opera più ambiziosa dell’artista statunitense si trova in un’area remota, sotto la crosta di un vulcano estinto, ed è un osservatorio sull’interazione con i movimenti celesti.
Il tappeto Plastic Rivers n. 6 di Álvaro Catalán de Ocón.
Lunette, padiglione progettato e realizzato da Federico Babina per Edilpiù a Lugo (Ravenna).
La casa in cui si rifugia quotidianamente l’artista per sfuggire alle mille distrazioni della città è all’interno di un edificio progettato da Elio Frisia nei pressi della Stazione Centrale di Milano.
Una chiesa barocca e organica, in dialogo con la comunità locale.
Il giardino in 4D di Piet Oudolf atterra al Campus Vitra.
Il volume curato da Giorgio Camuffo con l’immagine usata per l’editoriale del primo numero di Imago.
Thinkk Studio: risemantizzare i rifiuti con l’immaginazione.
Quando il design è l’esito di un processo di riflessione ed equilibrio. Nella foto la sedia Filo, disegnata da Ronan ed Erwan Bouroullec per Mattiazzi.
La Conica di Aldo Rossi con il manico della tradizione popolare.
La discussione per la rinegoziazione e la ridistribuzione dello spazio pubblico rappresenta, nel dramma della pandemia, una grande risorsa. Ne abbiamo parlato con Kristian Koreman, Fabrizio Prati, Gideon Boie e Ma Yansong.
Aristocratico, archeologo, intellettuale, politico, viaggiatore e letterato, Andrea Carandini racconta perché le case sono tanto importanti, nell’itinerario esistenziale e culturale chiamato vita.
La contemporanea classicità di Alessandro Sartori per Zegna.
Una filigrana di profili metallici estremamente esili sostiene strutturalmente l’edificio, improntando l’esperienza dello spazio.
Nella foto Sou Fujimoto Architects, Shiroiya Hotel (art area by Leandro Erlich Studio).