Anche quest’anno, nonostante le non poche polemiche che hanno infuocato l'apertura dei giochi, la fiamma olimpica ha raggiunto il suo calderone. Un calderone tutto nuovo e tecnologico, frutto dello studio giapponese Nendo di Oki Sato.
Sviluppato sulla base del concept “Tutti si riuniscono sotto il sole, tutti sono uguali e tutti ricevono energia” di Mansai Nomura, il direttore creativo per le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo 2020, il calderone ha un aspetto sferico che richiama, a detta dello studio, il sole - ma anche, prevedibilmente, un pallone da pallavolo.
Non ci stupisce dunque che questa opera di Nendo sia un mix di ingegno e creatività. Sato infatti non è nuovo alla progettazione e alla trasformazione di oggetti comuni in piccole opere d’arte: Nendo ha ridisegnato tutti i tipi di oggetti umili e quotidiani, come la sigaretta elettronica che si accende con l'accendino, l'orologio dal cinturino removibile, il contenitore per la soia il polvere, gli occhiali magnetici, l'ombrello che sta in piedi da solo, le pantofole triangolari, e così via.
Leggendo la relazione di progetto del calderone olimpico non si può fare a meno di essere disorientati dalla mole di tecnicismi che rimandano alla sua manifattura, tra nomi di materiali ed elementi chimici propri per la costruzione di un oggetto di tale importanza e difficoltà di realizzazione. È l’idrogeno la novità di questa fiamma: per la prima volta nella storia è stato utilizzato al posto del propano, uno sviluppo necessario e cosciente verso le tematiche dell'inquinamento e del cambiamento climatico. La combustione dell'idrogeno, infatti, è pulita e non produce inquinamento, a differenza dei combustibili fossili.
Ciò che più colpisce, invece, è l’armonia con cui questa struttura di 2,7 tonnellate è “fiorita” all'arrivo della tennista Naomi Osaka, tedofora per Tokyo 2020.