Domus 1048, numero di luglio/agosto, si concentra sul tema della natura, e del nostro compito di agire attivamente su di essa. David Chipperfield nel suo editoriale esorta, dopo gli ultimi mesi in cui abbiamo avuto la possibilità di riflettere su come viviamo, alla nuova sfida da intraprendere per riallineare il nostro atteggiamento e il nostro ruolo all’interno di un sistema ecologico che ora dipende da noi.
Nell’Agenda di questo mese Bernd Scherer spiega come, dopo la crisi del coronavirus, sia arrivato il momento di di elaborare “un nuovo alfabeto del vivere e del vivere in società”, e di immaginare per la vita nuove situazioni spaziali ispirate alla biologia. Luis Fernández-Galiano sottolinea la necessità di rendere più compatte le nostre città e definirne i limiti se vogliamo che diventino gli ecosistemi di cui abbiamo bisogno. Secondo Vittorio Magnago Lampugnani, il progetto della città deve riaffermarsi come “disciplina autonoma”, che costruisca con attenzione i fondamenti di una forma urbana sempre migliore.
David Chipperfiled incontra Finn Williams, amministratore delegato di Public Practice, impresa sociale britannica impegnata nel dialogo con le amministrazioni pubbliche locali. Per Affinità, Emanuel Christ e Christoph Gantenbein riuniscono gli architetti di tre progetti residenziali di Parigi in una conversazione su contesto, tipologia, forma e tradizione.
Nella sezione Design e Arte, Jessica Helfand parla del design come “un’attività da solista” che si basa sull’intraprendenza e su una paziente sperimentazione. La rubrica mensile curata Jasper Morrison e Francesca Picchi si focalizza sui giovani talenti della comunità creativa milanese. Il regista teatrale Robert Wilson illustra l’elemento d’arredo, costante nel suo lavoro e di cui possiede una collezione personale: la sedia.
Tra le Riflessioni, pubblichiamo i disegni a mano libera realizzati da Paul Robbrecht per e la mostra che ha segnato un momento importante dell’inizio della sua carriera. Tim Snelson aiuta a distinguere le complessità dell’impatto ambientale dell’architettura attraverso l’impronta di carbonio incorporato. Da Milano, Giorgio Goggi analizza la recente iniziativa “Strade aperte” varata dalla municipalità, e Aida Edemariam riflette su un luogo di Addis Abeba che ha segnato la sua infanzia. Fulvio Irace, infine, rivisita rivisita l’opera di Emilio Ambsz dall’archivio di Domus, con il suo pensiero seminale sul rapporto tra ‘artificiale’ e ‘naturale’.
Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, Pippo Ciorra ci parla della mancata Biennale di Venezia. Nella sezione dedicate all’arte Valentina Petrucci guarda al rapporto tra arte e architettura come inscindibile e complementare. Con due scritti di Yehuda Safran e Fulvio Irace, ricordiamo Dietmar Steiner ed Enrico Astori, due voci fondamentali per l’architettura, per il design e per l’universo Domus, che ci hanno lasciato in questi mesi. Conclude la sezione una conversazione tra il direttore editoriale Walter Mariotti e Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli.
Chiudiamo con l’inserto Grandi opere, aperto da un lungo saggio di Richard Ingersoll su come ripensare la scala delle infrastrutture contemporanee, dagli interventi a basso impatto, al cambio di scala. Segue una selezione di progetti curata da Loredana Mascheroni, edifici caratterizzati dalla capacità di rispondere adeguatamente a richieste funzionali e sociali. Infine le interviste fatte al team internazionale e multidiscilinare del padiglione tedesco della mancata Biennale di Venezia, a Siv Helene Stangeland, curatrice del padiglione dei Paesi nordici, all’architetto olandese Francien van Westrenen e a Ippolito Pestellini Laparelli, ex partner e collaboratore di OMA e fondatore dell’agenzia interdisciplinare 2050+.