Si presenta come “concept car”, ma il nuovo progetto di Oki Sato, alias Nendo, per l’azienda giapponese DeNA, softwarehouse di videogiochi e piattaforme di e-commerce per mobile, dell’auto ha decisamente poco. Pensata per scuole materne e giardini, Coen (che in giapponese vuole dire “parco”) è formata da una famiglia di sei unità mobili, una piccola carovana di veicoli, interattivi e a guida autonoma, che, insieme, formano uno spazio-gioco attrezzato e sempre in movimento. E che, a prima vista, ricorda le giostre di un microscopico luna-park più che il prototipo di un parchetto 2.0 del prossimo futuro.
Una concept car per bambini pensata come un mini-parco giochi in movimento
Coen, la nuova “concept car” di Nendo per l’azienda giapponese DeNA, è un divertissement progettuale affascinante quanto, in fin dei conti, deludente.
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- Elena Sommariva
- 23 aprile 2020
Il design, in perfetto stile Nendo, è minimale e pulito, sintetizzabile in poche linee arrotondate e vagamente zoomorfe. Sofisticati e altamente informatizzati, i veicoli sono dotati di movimenti diversi: “01.agaru”, verticale; “02.mawaru”, rotatorio; “03.yureru” laterale e instabile, come le sbarre parallele e l’altalena; “04.suberu” e “05.haneru” sussultorio; “06.yasumu”, in pausa. I vagoni si possono anche ricombinare tra loro, assecondando la fantasia di chi li usa. Per esempio, unendo il veicolo 01 con il veicolo 04 si crea uno scivolo. Centrato l’obiettivo dell’azienda di provare a creare – fin dalla più tenera età – un nuovo rapporto tra persone e macchine, intese – queste ultime – come più di un semplice mezzo di trasporto.
Nelle (fin troppo) ottimistiche intenzioni dei progettisti, le mini-auto potrebbero essere poi anche usate come normali veicoli a guida autonoma per trasportare i bambini a una qualsiasi destinazione. Il vantaggio, si legge nella nota introduttiva, sarebbe quello di avere sempre il pieno controllo della loro posizione. Un po’ poco, considerato che restano da sciogliere le non poche e legittime perplessità sulla sicurezza stradale, per di più di minori non accompagnati. Siamo lontani anni luce dalle vecchie automobiline a pedali in voga negli anni Settanta nei parchi urbani: spartane e meccaniche avevano però l’indiscutibile vantaggio d’insegnare ai bambini a muoversi autonomamente nello spazio, a superare altri veicoli e a schivare pericoli imprevisti. In questo caso, invece, l’interazione e il gioco sembrano fin troppo prevedibili, grazie alle capacità di programmatori esperti che hanno calcolato ogni possibilità a priori. Un po’ come le giostre del luna-park, dove i veicoli girano in tondo su una piattaforma accompagnati da luci e suoni, lasciando però poco spazio alla fantasia.