Il sistema CURA, realizzato no-profit da un team di ricercatori interdisciplinare guidato da Carlo Ratti con Italo Rota, prevede l’utilizzo di container riconvertiti e trasformati in unità compatte di terapia intensiva per pazienti con malattie respiratorie. Queste camere, trasportabili ovunque, sono poi connesse tra di loro grazie ad una struttura gonfiabile capace di configurare modulazioni da 4 a 40 posti letto. Possono essere posizionate in prossimità di un ospedale, come in un parcheggio, o anche creare infrastrutture autonome di dimensioni variabili.
Durante l’emergenza internazionale contro il Covid-19, le modalità usate negli ospedali da campo sono state principalmente strutture temporanee, come tende ospedaliere, o unità prefabbricate di biocontenimento, le quali però sono un dispendio troppo elevato di mezzi e tempo. Il progetto open-source CURA (acronimo per “Connected Units for Respiratory Ailments”, ovvero “Unità connesse per le malattie respiratorie”) si pone, invece, a metà strada tra queste due soluzioni finora possibili, fornendo un dispositivo modulare rapido da istallare a costi contenuti, ma allo stesso tempo sicuro per il personale medico grazie a dispositivi di biocontenimento con un sistema a pressione negativa.
- Design e innovazione:
- CRA-Carlo Ratti Associati con Italo Rota
- Ingegneria medica:
- Istituto Clinico Humanitas
- Consulenza medica:
- Policlinico di Milano
- Master Planning, design, costruzione e servizi di supporto logistico:
- Jacobs
- Identità visiva e graphic design:
- studio FM milano
- Digital media:
- Squint/opera
- Logistica:
- Alex Neame di Team Rubicon UK
- Ingegneria MEP:
- Ivan Pavanello per Projema
- Consulenza medica:
- Dr. Maurizio Lanfranco dell'Ospedale Cottolengo