Alessandro Mendini ha lasciato un segno indelebile nella redazione di Domus ma anche fotografie, biglietti di auguri e disegni durante le sue due direzioni, la prima da luglio 1979 a dicembre 1984, la seconda da aprile 2010 a marzo 2011. Soprattutto ha lasciato qualcosa a ciascuno di noi, per questo abbiamo deciso di salutarlo pubblicamente qui.
Ciao Alessandro
La redazione di Domus ricorda Alessandro Mendini con un saluto e immagini inedite dall’Archivio Domus.
Walter Mariotti, Direttore Editoriale di Domus. Foto Giorgio Casali. Courtesy Archivio Domus
Giuseppe Basile, Art Director di Domus. In questa foto Alessandro Mendini e Maurizio Cattelan
Rita Capezzuto, Redazione Domus (responsabile). Courtesy Archivio Domus
Loredana Mascheroni, allegati e speciali Domus. Alessandro Mendini con Prof. Helmuth Gsölltointner e Arch. Angela Hareiter. Courtesy Archivio Domus
Simona Bordone, Progetti Speciali Domus. Bigliettino che accompagnava i dolci inviati ogni anno alla redazione.
Elisabetta Benaglio, Dipartimento grafico di Domus
Cristina Moro, Archivio Domus. Courtesy Archivio Domus
Franco Miragliotta, Dipartimento grafico di Domus. Courtesy Archivio Domus
Elena Sommariva, redazione Domus.
Disegno di Alessandro Mendini, courtesy Archivio Domus
Miranda Giardino di Lollo, Coordinamento Domus. Courtesy Archivio Domus
Giulia Guzzini, Product Editor. Courtesy Archivio Domus
Isabella Di Nunno, Segreteria Domus (assistente del direttore). Courtesy Archivio Domus
View Article details
- La redazione di Domus
- 20 febbraio 2019
- Milano
Nella vita ho incontrato Mendini tre volte. La prima a Casa Testori, un pomeriggio estivo di molti anni fa, dove a un pubblico rapito raccontava di una sua amica che, nella Milano degli anni Settanta, ricevuta in eredità dalla nonna una villa liberty provava a vivere con un solo oggetto per genere. Una sola sedia, un solo cucchiaino, una sola pentola. La seconda volta in una Parigi autunnale, dove spiegava a un tavolo di filosofi perché disegnava gli occhi agli oggetti, che così possono guardarci. L’ultima poche settimane fa, dopo aver ricevuto un suo messaggio in cui ringraziava di avergli proposto di dirigere il numero sui Novant’anni di Domus. Andai subito a trovarlo e gli proposi di farne un altro, a sua scelta. “Ti ringrazio e prendo in considerazione la tua proposta. Adesso però non ho tempo. Sto riorganizzando la mia vita perché è venuto il momento per me di guardare le cose da un'altra prospettiva”. Mendini amava scherzare ma anche in quello era bene sempre prenderlo sul serio. Non mi mancherà solo la sua ironia.
Quanti pensieri frullano per la testa e quanti ricordi riaffiorano al nome di Alessandro “il grande”, come mi piace nominarlo.
Credo tutti abbiano materiale per scrivere pagine dopo averlo incontrato, perché ogni giorno, ogni incontro avuto con lui riempiva la mente. Tutto si trasformava magicamente in un’avventura, dalla riunione di redazione settimanale, al bere un caffè conversando.
La magia non si spiega e non si svela.
I segreti andavano trovati nei suoi occhi vivacissimi, nella sua bocca che raccontava con semplicità aperta a tutti. Con le sue mani che, come un prestigiatore, si muovevano a raccontare forme.
Il segreto della sua magia mi ha lasciato sempre a bocca aperta come un bambino e lo ha portato via con sé, come un elegante folletto che scompare nel bosco.
Ridevamo sino alle lacrime (giuro) le stesse di ora, lacrime intelligenti.
Caro Alessandro, per me sei sempre stato lo sguardo che va oltre: le apparenze, le banalità, l’immediato. I tuoi occhi sgranati, stupiti, curiosi, attenti, con bagliori d’ironia e accenni di sorrisi stabilivano un contatto profondo e senza riserve e ti guidavano con intelligenza e gentilezza verso altre prospettive. Ho imparato molto da te. Grazie, Alessandro
Il nostro viaggio insieme sulla zattera che lui ha timonato per due volte nel “grande fiume Domus”, come Alessandro amava definire la nostra rivista, è durato un solo indimenticabile anno, tra il 2010 e il 2011. Undici numeri. Tutti scanditi da disciplina e passione, una ricetta che lui condiva con un’abbondante dose di ironia, con una leggerezza che gli ho sempre invidiato. Lunedì, mercoledì e venerdì si presentava in redazione. Sorridente e accogliente. Sedeva a una grande scrivania bianca in parte coperta da pile ordinate di fogli e riviste – non quella di Ponti, che credo lo mettesse a disagio. Esaminava quanto gli veniva sottoposto immediatamente, le risposte che richiedevano più tempo le dava all’incontro successivo. Unico. Era un grande guerriero gentile sempre pronto a sostenere le persone in cui credeva. Indimenticabile. Mi ha insegnato ad armarmi di un sorriso in qualsiasi circostanza. Ci provo ogni giorno.
Da Mendini ho imparato come si fa una rivista. Quando diresse Domus nel 2010–11 lo avevo già conosciuto ma è stata la prima volta che lo ho visto lavorare. Ho imparato semplicemente assistendo alle riunioni di redazione. Si è presentato, con il suo sorriso sornione, con il piano editoriale già fatto per 11 numeri, i timoni scritti a mano, dove un 30 per cento era aperto alle notizie o progetti dell’ultimo momento. Non ha mai detto di no alle proposte della redazione, semplicemente non le pubblicava se non gli piacevano. Puntuale e preciso, assolutamente affidabile, gli bastava uno sguardo per giudicare un contenuto. All’uscita di ogni numero faceva arrivare una scatola di dolci della storica e milanesissima Confetteria Galli per la redazione e ha continuato a farlo anche dopo. L’ultima volta che ci siamo visti mi ha presa per mano.
Ciao Alessandro, nel periodo della tua direzione, in redazione si respirava aria gioiosa, quando entravi nei nostri uffici, entrava il sole. Con la tua professionalità amorevole eri in grado di gestire tutto e tutti in modo impeccabile, ma con un’apertura di cuore che è rimasta impressa in ognuno di noi in modo indelebile. Grazie di averci concesso di condividere del tempo con te.
Ciao Aessandro... per me direttore indiretto, mi hai fatto una grande compagnia in archivio, con i tuoi editoriali e la tua domus colorata, curiosa e trasversale... grazie!
Ciao Alessandro, mi bastava il tuo sguardo e il tuo modo di sorridere per farmi capire l’entusiasmo che avevi nel dirigere ancora una volta la redazione di Domus. Non avevo bisogno d’altro per capire cosa pensavi, cosa volevi, cosa ti aspettavi da me. “Ecco, il genio è tra noi” dicevo. E non abbiamo mai sbagliato. Ed è proprio il tuo sguardo, il tuo sorriso e la tua umanità che mi mancheranno oltre al genio che c’era in te. Sei stato un maestro per tutti.
Ho conosciuto Alessandro in occasione della prima riunione di redazione. Era il 2010 e sarebbe stato un anno molto speciale: undici numeri in compagnia del più grande designer del mondo, per la seconda volta alla guida del “transatlantico” Domus, maestro di cultura e di utopia, ma soprattutto grande maestro di vita. Misurando le parole, ti invitava ad ascoltarlo attentamente. Prendendosi qualche secondo prima di rispondere, ti sfidava a pensare se la tua domanda era ben formulata. Fissandoti negli occhi, con sguardo vispo, curioso e sempre leggermente divertito, ti faceva sentire importante. Un ciclone garbato. Sempre in anticipo, nella vita e sulle consegne. Capace di affrontare con la stessa (apparente) semplicità Topolino e Platone. Con lui, tra le altre cose, ho avuto il grande privilegio di condividere la passione per i fumetti.
Grazie per la ricchezza di idee che hai condiviso con tutti noi e l’ironia discreta con cui hai colorato le nostre giornate in redazione. Mi mancherai.
Mi lega a te una storia, quella dell’arte contemporanea milanese.
Ancora prima di conoscerti, ho trascorso lunghi pomeriggi a studiare la collezione di opere esposte in Casa Boschi Di Stefano. Allora non sapevo che quella palazzina di via Giorgio Jan progettata da Piero Portaluppi, che tuo nonno costruì nel 1930, fosse stata la tua casa natale. Fu tuo nonno che iniziò a collezionare opere di Tosi, Funi, Sironi e Casorati, e fu lui a far conoscere agli zii Antonio e Marieda i primi artisti, che a loro volta, iniziarono a collezionare. Anni dopo questa storia tornò ad avvicinarci. Fu durante la tua seconda direzione di Domus che catturai la tua attenzione proponendoti una rilettura delle opere d’arte contemporanea fotografate negli ambienti italiani degli anni Settanta, un momento magico di sintesi tra arte e architettura. Fu allora che scegliemmo gli interni di Gae Aulenti, di Sottsass, di Nanda Vigo carichi delle opere di Schifano, Fontana, Enrico Baj, Capogrossi, Arman e Castellani. Era una storia che conoscevi bene. Perché ogni numero della Domus che hai fatto nel 2010 ti ha somigliato parecchio.
Il tuo animo gentile tradito dall’acume del tuo sguardo mi mancherà.
Mi sento onorata di avere lavorato per te, caro Direttore, per le tue doti di professionalità e umanità.
Quando lasciavi sulla mia scrivania le lettere da trascrivere erano sempre accompagnate con un messaggio di ringraziamento sul quale disegnavi un fiorellino. Che gesto delicato e garbato.
La tua cordialità, la tua ironia bonaria e il tuo sorriso rimarranno sempre impressi nella mia mente.
Indimenticabile Alessandro, mi mancherai.
Il timone di Alessandro Mendini di Domus 942, dicembre 2010.