È a partire da quello che molti considerano uno dei testi di architettura più importanti del 900: Complexity and Contradiction in Architecture di Robert Venturi, pubblicato nel 1966, che Ippolito Pestellini Laparelli, fondatore dello studio 2050+, ha scelto il titolo dell’incontro al Cafè della stampa. Complessità e contraddizione sono parole che ben si attagliano allo stato dell’arte dell’architettura e della società nel suo complesso.
Ci sono voluti decenni perché fosse chiaro a tutti, intendendo coloro che decidono dello spazio nelle città e tra loro architetti e urbanisti, che il modernismo è finito, di questo scriveva già Venturi, ma è ancora qui nella sua forma di edifici e strade e piazze e nell’atteggiamento di molti. Ed è inevitabile affrontare la questione oggi non solo perché fa caldo, troppo, perché le risorse non sono inesauribili, per mantenere vivibili le città e non solo le città, e così via enumerando, ma anche perché il costruito, non solo il moderno, è un pezzo della storia umana.
Come affrontare la questione? Dice Pestellini Laparelli: “In Europa e in Italia in particolare, conservare, recuperare riutilizzare in modo critico e creativo sono atti di responsabilità sociale il cui impatto riguarda diverse scale, dal singolo edificio fino al pianeta intero. La conservazione è un complesso sistema politico e culturale. Non è un fatto tecnico, quanto una posizione intellettuale le cui premesse risiedono nel riconoscimento del valore storico e materiale dell'ambiente costruito”
È con questo atteggiamento che il suo studio affronta i progetti di ristrutturazione e conservazione degli edifici. Si vedano la Rinascente di piazza Fiume a Roma ma anche il progetto, in corso, del memoriale di Babyn Yar a Kiev, tra gli altri.
Domus Café della stampa
mercoledì 25 settembre 2024 – ore 15.00
Cersaie, Bologna
Complexity and Contradiction
Una conversazione tra Ippolito Pestellini Laparelli, Studio 2050+ e Simona Bordone, Domus
Immagine di apertura: OMA, Fondaco dei Tedeschi, Venezia 2016. Ristrutturazione dell’edificio risalente al XVI secolo trasformato in spazio commerciale. Foto Delfino Sisto Legnani, Marco Cappelletti