L’AI generativa stravolgerà il design del personal computer

Una conversazione con Brian Leonard, Vp design di Lenovo, sul ruolo dell’AI nel plasmare il futuro dei nostri laptop, il loro design e il modo in cui i designer industriali pensano al futuro del proprio mestiere.

Lo avrete già sentito dire molte volte: l’AI generativa cambierà tutto. Anche se sembra ormai chiaro che non si tratti di un’altra banalità tech alimentata dall’hype, è ancora troppo presto per stabilire quale direzione prenderà questo cambiamento. 
Tuttavia, iniziamo a vedere una crescente influenza dell’AI generativa nel modo in cui i designer pensano e operano. Ciò è particolarmente vero nel design della tecnologia di consumo, un campo in cui le aziende stanno cercando freneticamente di capire come l'intelligenza artificiale generativa possa stravolgere il modo in cui utilizziamo i nostri dispositivi. Non solo gli smartphone, ma anche i computer portatili.

Nonostante una storia di tre decenni come punto di riferimento per la produttività in movimento, i computer portatili sono rimasti per lo più invariati per fattore di forma e approccio al design nel corso della loro evoluzione. Lenovo, il più grande produttore di computer portatili al mondo, ha cercato di interpretare il futuro di questi dispositivi con vari concept interessanti, poi trasformati in prodotti: dai computer portatili pieghevoli, come il ThinkPad X1 Fold, a quelli a doppio schermo, come lo YogaBook 9i. Ora l'azienda inizia a pensare, insieme a molti concorrenti, a come l'intelligenza artificiale si inserisca nell’equazione del design dei laptop e a come possa potenzialmente cambiare il modo in cui ci relazioniamo con i nostri dispositivi.

Brian Leonard. Courtesy Lenovo

Brian Leonard, vicepresidente del design della divisione Pc e dispositivi intelligenti di Lenovo dal 2017, sta guidando questo lavoro e questa riflessione interna. Leonard ha una carriera nel settore tecnologico che comprende ruoli importanti, con un passato in Ibm, poi Dell e infine di nuovo Ibm prima dell’approdo in Lenovo. 

“Dedico ancora molto tempo al lavoro sui ThinkPad e facciamo ancora riferimento al lavoro iconico che ci ha consegnato Richard Sapper”, dice Leonard mentre apro la nostra conversazione chiedendogli subito perché, nonostante l’evoluzione tecnica, il fattore di forma dei computer portatili sia rimasto invariato dall'inizio degli anni '90. “Se si considera l'origine del Pc, si tratta dell'intersezione tra l'Ibm Selectric e un mainframe Ibm. Poi, ovviamente, l’abbiamo riconfezionato in qualcosa di portatile e, nel corso delle varie iterazioni, è diventato sempre più sottile e leggero. Ma credo che siamo a un punto di svolta.

Stiamo vedendo alcuni nuovi dispositivi, soprattutto per quanto concerne i pieghevoli o i display doppi di cui ci siamo occupati per molti anni. Stiamo davvero iniziando a pensare a come le persone possano essere più flessibili nel modo in cui lavorano, a seconda di ciò che fanno, sia che si tratti di creativi, di bambini a scuola o di un professionista che lavora su un aereo”.

Secondo Leonard, Lenovo sta cercando di interpretare le nuove tendenze dell’Ux ampliando le potenziali esperienze utente della sua gamma di prodotti per introdurre un potenziale di differenziazione in ciascun dispositivo.

“Abbiamo realizzato alcuni di questi proof of concept, ma poi abbiamo visto il valore di portarli sul mercato per capire i comportamenti delle persone e come possono usare questi dispositivi in modo diverso da come ci siamo immaginati”, spiega Leonard. “L’anno scorso abbiamo testato schermi avvolgibili, mentre quest'anno stiamo parlando di display trasparenti. Continueremo a esplorare questi aspetti e quali siano i fattori di forma più adatti”.

Ma ciò che è davvero entusiasmante, secondo il designer, è ciò che avviene sotto il display, in particolare il modo in cui il software e l'intelligenza artificiale generativa renderanno possibili interfacce non strettamente legate a un singolo fattore di forma o caso d'uso.

“I dispositivi che possono cambiare il loro fattore di forma in base al modo in cui li usiamo possono cambiare il modo in cui le persone lavorano, soprattutto con tutte le nuove capacità che otterremo dall’AI generativa. ‘Capacità’ sarà una parola chiave per definire ciò che mettiamo nelle mani delle persone, che siano studenti o professionisti”.

Lenovo ThinkPad X1 Fold. Courtesy Lenovo

Un modo in cui l’intelligenza artificiale generativa contribuirà efficacemente a questa tendenza è aiutandoci a liberarci della nostra dipendenza dalla tastiera. L’inevitabile esigenza della tastiera, in quanto elemento portante del design dei laptop, ha contribuito alla sua prolungata permanenza come elemento fondamentale di ogni computer portatile. 

“Forse non saremo così legati alla tastiera per il resto della nostra vita, dopotutto. Ci saranno sicuramente persone che continueranno a dipenderne. Il motivo per cui esiste da sempre è che è lo strumento migliore che abbiamo a disposizione oggi”, afferma Leonard. “Le nuove generazioni, e anche la maggior parte di noi, si sono tuttavia già abituate a scrivere sul vetro del display. Se divento meno dipendente dall'inserimento di un carattere alla volta a favore di un qualcosa che è più generativo e fa il lavoro per me, allora forse possiamo iniziare a ridurre un po' la dipendenza dalla tastiera e utilizzare quello spazio in modo diverso”.

Sebbene il modo in cui l’AI generativa cambierà i dispositivi sia ancora in fase di definizione, i modelli di AI multi-dominio hanno già iniziato a cambiare il modo in cui i designer lavorano. Come in molti altri lavori, non si tratta di sostituire gli umani o di ridurre il numero di addetti. Al contrario, dice Leonard, lui e i suoi team hanno iniziato a usare l’AI generativa come un “potenziatore”, che permette loro di fare di più in meno tempo e di iterare più velocemente.

Lenovo ThinkBook Transparent Display Laptop. Courtesy Lenovo

“Stiamo iniziando a usare molto l’AI generativa nel lavoro di progettazione. Ci piace avere nuovi strumenti che ci aiutino a semplificare le attività ripetitive per dedicare più tempo agli aspetti che vogliamo approfondire, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui le persone si interfacciano con i nuovi dispositivi”, afferma. "Il design cambia ogni anno grazie alla tecnologia e ai nuovi strumenti di cui disponiamo. Ricordo che un tempo si facevano molti schizzi a mano, rendering a pennarello, illustrazioni con le matite e la vera e propria bozza disegnata. Poi abbiamo avuto i sistemi Cad 3D e ora stiamo arrivando agli algoritmi che ci aiutano a creare nuove forme e tecniche di produzione. Grazie alla Gen AI, stiamo realizzando molte immagini di scenario per i consumatori in tempi molto più rapidi rispetto al passato, inserendo i prodotti nel giusto contesto. Quando parliamo con gli utenti e facciamo una ricerca, le persone comprendono meglio le nostre domande e richieste quando vedono un'immagine in cui il dispositivo è già inserito nel contesto. Ciò ha cambiato radicalmente il nostro modo di lavorare ed alcuni strumenti che usiamo. Non si tratta della capacità di generare soluzioni commercializzabili; si tratta piuttosto di trovare ispirazioni o semi di nuove idee per poi provarle”.

Leonard afferma inoltre che l’attenzione e l'interesse suo e dei suoi colleghi sono concentrati in particolare sull'esplorazione delle modalità di integrazione di questo nuovo paradigma nei prodotti, al fine di semplificare le attività più comuni e migliorare la produttività delle persone.

“Spesso ci chiediamo: Quali cose saranno invisibili ma presenti? E come possiamo dare alle persone la possibilità di curare la propria esperienza attraverso nuove interfacce o fattori di forma?”.

Lenovo's Yoga Book 9i gen 8 con doppio display. Courtesy Lenovo

Tuttavia, Leonard è anche consapevole degli attuali limiti della nuova tecnologia e riconosce che esiste una “soglia di fiducia” che i modelli attuali, per quanto efficaci, non hanno ancora superato. "Credo che la fiducia degli utenti si rafforzerà col tempo”, afferma, ribadendo la sua posizione di ottimista nei confronti della tecnologia e dell'intelligenza artificiale. ”Con una maggiore fiducia tra gli utenti nel modo in cui la macchina li può aiutare a svolgere i compiti generativi, sarà possibile raggiungere il pieno potenziale di questi sistemi”. Che secondo Leonard risiede nel concetto di un gemello digitale perpetuo e onnipresente, privato e personalizzato per ogni utente.

“Penso a un piccolo modello linguistico personale che continua a imparare come scrivo, parlo o lavoro. Sarà un digital twin in grado di sapere cosa risponde Brian e come lavora a un progetto. E quanto più affidabile sarà questo gemello digitale, tanto meno ci baseremo sugli strumenti tradizionali e tanto più ci sentiremo a nostro agio con la macchina che risponde al posto nostro. O che, almeno, ci dà una risposta del tipo ‘Ecco cosa penso che diresti’, che poi noi possiamo modificare leggermente. Ma per arrivare a questo punto c’è ancora molto lavoro da fare nel creare la fiducia degli utenti”.

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