È passato circa un mese da quando Elon Musk ha twittato «On Clubhouse tonight» per annunciare una audio chat sulla nuova applicazione, facendone schizzare il valore alle stelle. Un successo dovuto anche alla seducente esclusività nella modalità di accesso - ogni membro ha solo 3 inviti a disposizione - o alla scomparsa dei contenuti fruiti, che ricorda un po' i primi tempi di Snapchat – torna tutto, no? Gli adolescenti si mandano immagini e gli adulti fanno pubbliche relazioni in esclusivi salotti virtuali che possono frequentare guidando, pulendo casa, facendo l'ellittica o persino lavorando. Del resto, la semplicità di fruizione è stata fondamentale già in relazione al successo dei podcast (che inizialmente comportavano il download su riproduttori audio personali), ascoltabili appunto in parallelo ad altre attività. Desiderio di ottimizzare il proprio tempo e forse una diffusa incapacità di tollerare la noia, specie in un momento storico come questo. Nell'ultimo anno siamo stati tutti più esposti alla talvolta ostica compagnia di noi stessi, ma anche alla presenza delle persone con le quali condividiamo lo spazio domestico.
Clubhouse, i podcast e l’irresistibile ascesa della nuova oralità digitale
Come spinoff dell’intervista con Domus, il collettivo Almare spiega l’ascesa del social media basato sulle chat vocali e, in generale, dell’audio in una Rete che fino a ieri sembrava essere regno indiscusso delle immagini.
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- Almare
- 15 marzo 2021
E così i contenuti audio, da ascoltare rigorosamente in cuffia, possono costituire un modo di tagliar fuori il mondo. Queste modalità di ascolto innescano un'ambivalenza nella nozione di spazio privato che, come afferma la nostra Dorothea, «è sempre acceßibile e contro il quale non val neanche la pena di lottare, anzi, che gli altri m’offendono pure coi loro suoni che invadono la mia intimità [...] e così il pubblico mi sußurra all’orecchio, mi ci si incastona nell’orecchio, si privatizza, mi dà l’illusione d’eßer lì per me [...] e quando lo fa, il resto deve tacere».
Nel mondo dei podcast e in generale in questo ascolto headphonizzato, c'è come una simultaneità tra sentire e agire, concessa soltanto all'audio: puoi ascoltare - informarti - non perdere tempo, mentre fai altro.
Nel mondo dei podcast e in generale in questo ascolto headphonizzato, c'è come una simultaneità tra sentire e agire, concessa soltanto all'audio: puoi ascoltare - informarti - non perdere tempo, mentre fai altro. È difficile che questo accada nel dominio delle immagini, che ti vogliono letteralmente appiccicato a loro. E non stiamo parlando di musica – e men che meno della muzak: in questo momento di socialità interrotta, sembra che ci sia l'urgenza di ascoltare la voce umana. Qualcun'altro da noi stessi che racconta, spiega, parla. Una sorta di nuova oralità – o auralità – aedica. Infine, i podcast – o qualsiasi format che veicoli informazioni tramite audio e non video – sono complessivamente economici, verrebbe quasi da dire ecologici, dal momento in cui il flusso di dati nell’etere è minore. È un argomento davvero ampio, da parte nostra rimaniamo in ascolto.
Almare è un collettivo che si dedica ai linguaggi contemporanei che usano il suono come mezzo di espressione.