Tra gli effetti delle limitazioni imposte dalla diffusione del Covid-19, senza dubbio c'è un sentimento condiviso, tra gli abitanti delle città, per avere più spazi verdi a disposizione, riportando alla luce la necessità di un cambiamento spesso radicale, affiché vengano creati luoghi che non solo ricreativi, ma che possono avere un ruolo funzionale nel raffreddare le aree urbane, o ridurre le inondazioni nei climi più freddi e umidi. La pandemia, a sua volta, ha dato alle autorità cittadine la possibilità di accelerare gli esperimenti con iniziative per la riduzione del traffico, tra cui la chiusura di alcune strade nel fine settimana, l’ampliamento delle piste ciclabili e la creazione di nuove zone pedonali.
Esempio non recentissimo, Cheonggyecheon è un parco lineare poco distante dal centro di Seoul. Quest’area pubblica, di circa 10,9 kmq, è situata sul sedime dell’omonimo fiume, pavimentato negli anni ’40 con cemento per motivi igienico-sanitari e, trent’anni dopo, trasformata in un’autostrada sopraelevata che attraversava allora il cuore della metropoli.
Al volgere del millennio, però, l’allora sindaco Lee Myung-Bak ha promosso con successo una campagna per ripristinare il Cheonggyecheon. Dal 2002 al 2005, l’obsoleta autostrada sopraelevata è stata trasformata in un parco lineare multifunzionale e contemporaneo e, nonostante i costi, sono stati documentati tra i vantaggi un significativo aumento della biodiversità complessiva, la riduzione dell’effetto isola di calore urbano, il miglioramento dei trasporti pubblici e della qualità della vita nel centro della città e un maggiore sviluppo economico nell’area circostante.
A Parigi, invece, si discute molto per l’ambizioso progetto di riconversione degli Champs-Élysées in giardino urbano. Philippe Chiambaretta, architetto a carico del progetto, riflette su come uno dei più maestosi viali della Parigi haussmanniana sia ormai simbolo dei problemi che caratterizzato le città contemporanee - “l’inquinamento, il luogo dell’auto, il turismo e il consumismo” - sognando di restituire alla capitale francese un luogo umano più ecologico e inclusivo.
Lo studio d’architettura Sasaki ha terminato recentemente il progetto di riuso dell’ex aeroporto Longhua - unico aeroporto civile di Shanghai fino al 1949 e che ha chiuso nel 2011 - nell’area del fiume Xuhui di Shanghai. Lungo 1.830 metri, Xuhui Runway Park è stato costruito sul sito della vecchia pista di decollo, trasformandolo con passerelle pedonali e piste ciclabili, mentre sei file di alberi corrono per tutta la lunghezza del parco.
Sasaki, inoltre, ha voluto inserire all'interno del parco parti della storica pista in cemento, che dopo la chiusura dell’aeroporto era stata coperta da una pavimentazione temporanea, per riflettere la storia del sito. Il percorso pedonale principale, invece, che attraversa il parco è costituito da un tratto di pista largo 3,6 metri che conserva ancora i segni di direzione originali.
Continua a far parlare di sè, inoltre, l'enorme piano decennale di Barcellona per la riconversione di un terzo delle strade centrali in spazi verdi. Il programma prevede la creazione di un super-superblocco, comprendente 21 strade del quartiere dell’Eixample. Il traffico veicolare sarà consentito solo lungo il perimetro, lasciando le strade all’interno del quartiere accessibili solo con veicoli a motore ai residenti, ai servizi essenziali o alle consegne. Le piazze e strade comprese nel piano saranno piantate con alberi che, una volta maturi, ombreggeranno 6,6 ettari di nuovo spazio verde, in una zona che conterrà 33,4 ettari di spazio pedonale in più.
Immagine di apertura: Sasaki, Xuhui Runway Park, Shanghai, Cina, 2020. Foto Insaw Photography