Gioca invece sulla bellezza nascosta e sul tema del doppio Christian Haas con Vice Versa, un tavolo dal disegno impeccabile nei dettagli e dall’altissima manifattura, che nasconde e svela un motivo delle pitture Bavaresi su vetro del 19esimo secolo. Svelano una seconda anima anche i pezzi della collezione WWW (Wood Wood Wood) degli Zaven che, come alcune opere di Garutti, si animano grazie alla reazione con la luce di Wood diventando altro e modificando la propria relazione con lo spazio circostante.
Va oltre la superfice anche il progetto New Surfaces Strategies, del duo londinese Soft Baroque, che presenta una collezione di tre pezzi (panca, poltrona, sedia) con cui riescono a tradurre nella pratica, grazie all’uso della tecnologia, le infinite possibilità d’immagine e texture date dal digitale.
L’ironia nell’approccio è anche la cifra stilistica del lavoro di Marion Duclos Mailandier che fa l’occhiolino alla storia del design italiano, da Terrazzo a Superstudio, reinterpretandone le superfici e trasformandole in oggetti con una nuova valenza visiva che tanto deve anche all’evoluzione del mondo della moda, della comunicazione e dell’immagine in generale. Torna invece al valore del fatto a mano la collezione di panche e specchi realizzati e dipinti da Ferréol Babin su ispirazione Memphis.
Chi infine ha fatto tabula rasa del concetto di superfice per trasformale in un oggetto tridimensionale è Paolo Gonzato, con un progetto site specific di tappeti di moquette e con la nuova versione in marmi pregiati del tavolino/scultura Plus.
fino al 10 maggio 2016
Sur
a cura di Federica Sala
Apalazzo Gallery
piazza Tebaldo Brusato 35, Brescia