Oltre le superfici

A Brescia dieci designer riflettono sopra, sotto, intorno, dietro e oltre le superfici: dagli oggetti in propoli ai tappeti che cuciono insieme carnevale guatemalteco e lotta messicana.

Christop Hefti, World Mask
Il nuovo spazio di Lollipop inaugura con una collettiva, curata da Federica Sala, che raccoglie un eterogeneo gruppo di designer capaci di sperimentare formalmente o manualmente una materia o un’idea e di trasformarla in una riflessione sopra, sotto, intorno, dietro e oltre le superfici.
Dalle sperimentazioni materiche con la jesmonite e i pigmenti di Hilda Hellström, che meticolosamente trasforma polveri in oggetti o in superfici stratificando i colori come nei disegni fatti con la sabbia dei souvenir, al rivoluzionario impiego di materiali naturali, come la resina biodegradabile conosciuta come propoli, con cui Marlène Huissoud è riuscita a creare una collezioni di vasi soffiati secondo le tecniche muranesi, frutto della sua stretta collaborazione con l’apicoltura e le api stesse.
"Sur", vista dell'allestimento da Apalazzo Gallery, Brescia
In apertura: Christop Hefti, World Mask. Sopra: "Sur", vista dell'allestimento da Apalazzo Gallery, Brescia
Dalla materia alla sua minimizzazione passano invece le sculture spaziali del duo Muller Van Severen che usa le linee e i piani per disegnare lo spazio, per dare delle funzioni a degli oggetti che potrebbero anche non essere mai usati e per creare un confronto di forme e funzioni capace di far dialogare elementi diversi. Il tema del dialogo torna anche nel lavoro World Mask del designer svizzero Christop Hefti che unisce in un unico tappeto che, intessuto intrecciando materiali diversi, coniuga una maschera del carnevale guatemalteco, con una della lotta messicana, una rituale africana e per finire una rituale protettiva tibetana.
"Sur", vista dell'allestimento da Apalazzo Gallery, Brescia
"Sur", vista dell'allestimento da Apalazzo Gallery, Brescia

Gioca invece sulla bellezza nascosta e sul tema del doppio Christian Haas con Vice Versa, un tavolo dal disegno impeccabile nei dettagli e dall’altissima manifattura, che nasconde e svela un motivo delle pitture Bavaresi su vetro del 19esimo secolo. Svelano una seconda anima anche i pezzi della collezione WWW (Wood Wood Wood) degli Zaven che, come alcune opere di Garutti, si animano grazie alla reazione con la luce di Wood diventando altro e modificando la propria relazione con lo spazio circostante.

Va oltre la superfice anche il progetto New Surfaces Strategies, del duo londinese Soft Baroque, che presenta una collezione di tre pezzi (panca, poltrona, sedia) con cui riescono a tradurre nella pratica, grazie all’uso della tecnologia, le infinite possibilità d’immagine e texture date dal digitale.

L’ironia nell’approccio è anche la cifra stilistica del lavoro di Marion Duclos Mailandier che fa l’occhiolino alla storia del design italiano, da Terrazzo a Superstudio, reinterpretandone le superfici e trasformandole in oggetti con una nuova valenza visiva che tanto deve anche all’evoluzione del mondo della moda, della comunicazione e dell’immagine in generale. Torna invece al valore del fatto a mano la collezione di panche e specchi realizzati e dipinti da Ferréol Babin su ispirazione Memphis.

Chi infine ha fatto tabula rasa del concetto di superfice per trasformale in un oggetto tridimensionale è Paolo Gonzato, con un progetto site specific di tappeti di moquette e con la nuova versione in marmi pregiati del tavolino/scultura Plus.


fino al 10 maggio 2016
Sur
a cura di Federica Sala
Apalazzo Gallery
piazza Tebaldo Brusato 35, Brescia

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