Inoltre, la mostra antologica impone, per sua natura, una condizione potenzialmente inedita, quella della concentrazione nello spazio di un gran numero di opere, diverse per formato, materia ed epoca di produzione. Ciò pone il lavoro dell’artista in una prospettiva che, se proprio non si può considerare imprevedibile in assoluto, risulta spesso non verificata prima.
Questa condizione di abbondanza relativa, di accumulo è stata il secondo elemento considerato.
Allo scopo di fornire una lettura al contempo costante, priva di discontinuità emotive, ma che sapesse garantire la distinta lettura delle singole opere e degli elementi documentali esposti, abbiamo scelto di produrre differenti elementi di servizio, accorpabili in gruppi per caratteristiche e per funzioni.
Il ricorso al tessuto, di colore neutro, ha composto alcuni ambienti, fornendo sfondo alle opere e sistema di controllo della luce naturale e artificiale. Le basi di appoggio sono ispirate alla tradizione melottiana: volumi bianchi di legno o semplici mensole. Le teche in rovere e plexigalss contengono gli oggetti più minuti, i reperti o le opere delicatissime.
Lo straniamento fornito dalla riflessione (superfici riflettenti di diversi materiali restituiscono l’immagine delle opere), negli esiti ricordo di espedienti surrealisti, consente l’utilizzo di alcuni spazi particolarmente compressi, dilatandone e rimandandone la percezione.
Il ricordo della grande struttura allestita a Torino da Gio Ponti, nel Palazzo del Lavoro di Pier Luigi Nervi, per l’esposizione Italia ’61 per sostenere le ceramiche di Melotti ha prodotto un elemento metallico, che per dimensioni e per funzione ci ricorda il retablo delle chiese spagnole, espositore di una selezione di quelle forme ceramiche.
fino al 17 gennaio 2016
Fausto Melotti
a cura di Eva Fabbris e Cristiano Raimondi
NMNM – Villa Paloma
Monaco